E’ necessario che i trapianti d’organo diventino finalmente anche in Italia disponibili a tutti coloro che ne abbisognano e lo richiedono, non trovando alcun ostacolo nell’atteggiamento degli uomini verso la disponibilità al prelievo.
L’AIDO, associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule – Onlus, ha finalità essenzialmente educative, ovvero riferite alla formazione di una nuova cultura nel quadro di una nuova solidarietà: la vita per la vita.In questi 30 anni l’Aido ha voluto portare avanti l’informazione sul trapianto e sulla donazione di organi mirando a diffondere corrette conoscenze sulla cosiddetta morte cerebrale, ovvero a trasmettere il messaggio per il quale ciascuno di noi ha il dovere morale e civile di far sì che altri possano vivere o vivere meglio per mezzo di parti del nostro corpo al termine della nostra vita. In questo senso si è badato molto a sottolineare un nuovo e più elevato rispetto della salma – che la donazione consente, trasformandola in mezzo di vita. Dati questi che rappresentano i momenti di un’azione essenzialmente culturale, vorrei dire di formazione culturale e di comunicazione.I moltissimi volontari e donatori dell’Aido sono convinti che tutto ciò tende, oltretutto, ad una maggiore valorizzazione della persona, e per questo è stato ed è tuttora fondamentale giungere al superamento di concezioni e posizioni culturali non più attuali che, se ben considerate, sono tali da svilire, piuttosto che proteggere l’uomo nella sua integralità.Il fatto di dover incidere sull’educazione e sulla formazione culturale ha condotto a scegliere sul territorio (è stato inevitabile) la struttura organizzativa più capillare, che vede la sua cellula fondamentale nei Gruppi – comunali o speciali – cioè nei luoghi ove l’uomo cresce, ovvero dove si forma l’educazione e la cultura. Peraltro l’Aido è nata dal territorio, ben 30 anni fa, a Bergamo con l’indimenticabile Giorgio Brumat, delle cui origini sono molto orgoglioso, essendo friulane.Questo evidenzia come l’attività dell’Associazione sia stata finalizzata a realizzare una vera e propria “rivoluzione culturale”, certamente uno degli interventi più importanti nella creazione del cosiddetto ”uomo nuovo”, conscio della sua missione di vita anche oltre la vita.Con tutto ciò la nostra Associazione, forse più – ci sia consentito dire – di altre, ha portato qualcosa di davvero nuovo nella comunità del nostro Paese, nel costume, nel pensiero e nella cultura della gente. Per questo viene a far parte della storia dell’evoluzione del costume e delle coscienze.E’ da sperare che fra qualche anno tale nuova cultura diventi una realtà consolidata, tale anche da far dimenticare tutto ciò che l’AIDO ha realizzato, sta realizzando e dovrà ancora realizzare per farla divenire patrimonio dell’uomo nuovo.Proprio per questo, assieme alla circostanza di aver contribuito alla storia del costume del nostro popolo, all’AIDO s’impone di conservare, a presente e futura memoria, fatti ed elementi che servano a meglio conoscere e capire come tale rivoluzione culturale sia stata affrontata.Il volontario non cerca gloria e tanto meno se la dà, guai se lo facesse, svolge solo un servizio per corrispondere ad un proprio dovere verso gli altri. Vuole anche essere un contributo per far conoscere e ricordare – oggi e nel tempo – un aspetto della vita sociale del nostro Paese, dell’evoluzione della cultura della vita e della sensibilità sociale, offrendo in sintesi gli elementi che hanno caratterizzato la nascita, la diffusione, l’azione ed i risultati del movimento dei volontari per il dono degli organi a scopo di trapianto terapeutico.Se ad oggi, dopo 30 anni, è stato fatto qualcosa, ancora molto resta da fare.S’impone un’attività ancora più concreta, ancora più efficace perché i trapianti d’organo diventino finalmente anche in Italia disponibili a tutti coloro che ne abbisognano e lo richiedono, non trovando alcun ostacolo nell’atteggiamento degli uomini verso la disponibilità al prelievo.Per rendere concreto ciò occorre vincere problemi di ordine morale e psicologico, quali la sacralità della salma, l’intangibilità del defunto, il rispetto della pietas dei parenti, scogli non facilmente superabili. In molti sussiste ancora il timore che il prelievo possa essere praticato in stato di morte apparente o che gli organi possano mancare il giorno della resurrezione. Altri ipotizzano prassi illecite su pazienti moribondi per procurare organi adombrando anche il sospetto di commercio per arricchire gli operatori sanitari, timori costanti ieri e, purtroppo ancora attuali obiezioni che non trovano alcun riscontro nel nostro territorio italiano.Sovvertire una cultura secolare di intoccabilità di una salma, che ancora oggi, in alcune zone d’Italia viene sepolta con il cambio di indumenti puliti e con il cibo per il lungo viaggio, non è stato e non è facile.La pratica delle autopsie ha sempre incontrato grandi difficoltà e opposizioni di parenti. Figuriamoci quali ostacoli sorsero e sorgono ancora oggi, qualora queste prevedano il prelievo di organi.L’invito a donare organi spesso provoca una reazione di istintivo rifiuto perché il solo pensiero della morte spaventa e aumenta l’attaccamento alla vita.Ma per superare tutto questo basterebbe anche a visitare un qualunque centro dialisi. Vedere quei pazienti emaciati, dai volti tristi, sconsolati, legati ai reni artificiali e capire che i dializzati non hanno un futuro certo se non nel trapianto, può e deve far cambiare idea anche alla persona più ostinata nella sua contrarietà o nella sua paura.Dalla DOB, Donatori Organi Bergamo del friulano Giorgio Brumat (era originario di Valvasone) siamo giunti oggi, dopo 30 anni, all’AIDO di Vincenzo Passarelli. Molta strada compiuta, molta altra va ancora realizzata.Il numero di donatori è in costante aumento. Siamo al secondo posto in Europa dopo la Spagna.
Daniele Damele
Responsabile Comunicazione AIDO nazionale
Associazione Italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule
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