Una soluzione per situazioni disperate

Nel consultorio pubblico non si pratica la mediazione familiare anche perché non esistono, all’interno dello stesso, professionisti adeguatamente formati. La prassi consolidata risulta essere quindi quella di predisporre richieste di separazione consensuale (ricorso congiunto) qualora i coniugi  lo richiedano

La scelta di realizzare uno studio/ricerca sulla mediazione familiare (di seguito indicata con m.f.) in Friuli Venezia Giulia nasce dall’ esigenza di capire – anche in qualità di responsabile di un centro di mediazione familiare regionale istituito internamente all’associazione LaDDeS Family F.V.G. onlus – il livello di sensibilizzazione del nostro territorio rispetto alla pratica della stessa. La ricerca è stata realizzata attraverso interviste semistrutturate che hanno previsto la somministrazione di un questionario tipo, con domande a risposta aperta a responsabili e mediatori familiari di 4 consultori delle province di Pordenone, Udine e Trieste  (di cui 1 pubblico e 3 privati di matrice cristiana).  La provincia di Gorizia non è stata considerata in quanto priva di struttura consultoriale.

4 I CENTRI DI MEDIAZIONE FAMILIARE PRESENTI IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Come già in premessa anticipato, 3 dei 4 consultori familiari considerati, di matrice cristiana, fanno parte di una confederazione denominata UCIPEM (Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali). Di qui la prima domanda che viene da porsi. Le coppie che, secondo la chiesa cattolica, non vengono considerate regolari, a chi si rivolgono quando hanno problemi di separazione soprattutto in presenza di figli minori? Un’ipotesi che viene spontaneo fare è che queste coppie si rivolgano a consultori pubblici o a centri privati laici come ad esempio l’associazione LaDDeS Family F.V.G. onlus.   I consultori UCIPEM sono iscritti all’albo dei centri di mediazione del Forum Europeo come pure l’associazione LaDDeS Family F.V.G. onlus e sono tutte organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Gli uni cominciano ad occuparsi di mediazione familiare nel 1997, l’altra nel 2001, quando la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia concede un finanziamento per la realizzazione di un corso di formazione biennale, patrocinato dal Comune di Pordenone, per 12 operatori iscritti all’associazione stessa o impiegati presso consultori pubblici o privati.

Le province del Friuli Venezia Giulia si differenziano tra loro per alcune peculiarità. Trieste, in particolare, che si contraddistingue dalle altre anche per essere “territorio di confine”, risulta avere un tasso di matrimoni misti elevato rispetto alle altre 3 province anche se negli ultimi anni il fenomeno immigrativo ha subito un notevole aumento su tutto il territorio regionale.

PRASSI DI MEDIAZIONE FAMILIARE  TRA PUBBLICO E PRIVATO

Le interviste sono state condotte su appuntamento presso le sedi provinciali di 3 consultori (1 pubblico c/o l’Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 Friuli Occidentale e 2 privati Ucipem). Per il consultorio di Trieste è stato possibile fare l’intervista telefonicamente. Gli interlocutori intervistati erano tutti mediatori familiari, ad esclusione del consultorio  pubblico di Pordenone per il quale è stata delegata un’assistente sociale. La diversità tra i centri è emersa già con la risposta al primo quesito “Nel vostro Istituto arrivano casi di separazione e/o divorzio con figli?”. Mentre il consultorio Ucipem di Pordenone ha condiviso la tendenza nazionale e regionale di aumento di casi di separazione e divorzio che si rivolgono al centro, quello di Trieste ha sottolineato un numero limitato di richieste di aiuto/supporto per questo genere di casi.Non mi addentrerò in quelli che sono i servizi consultoriali offerti che più o meno si equivalgono. Dalla seconda domanda in poi però è possibile constatare che nel consultorio pubblico non si pratica la mediazione familiare anche perché, e lo vedremo più avanti, non esistono all’interno dello stesso consultorio professionisti adeguatamente formati. All’interno dello stesso consultorio la prassi consolidata risulta essere quella di predisporre richieste di separazione consensuale (ricorso congiunto) qualora i coniugi  lo richiedano.La risposta al quarto quesito da parte del consultorio pubblico evidenzia una carenza di conoscenze rispetto al setting della mediazione familiare considerato che durante l’intervista è emerso che lo stesso consultorio avrebbe seguito un caso di mediazione familiare per più di quattro anni. Sappiamo che il setting della mediazione familiare prevede un numero di incontri definito in un arco di tempo limitato, delle regole, la “costruzione” di un menù che tiene conto delle priorità in cui vengono affrontati gli argomenti oggetto degli accordi da parte dei genitori, una serie di riferimenti essenziali e necessari che nella mediazione familiare è decisamente impossibile non considerare.Diversamente il quinto quesito ci permette di rilevare che i Mediatori Familiari dei 3 consultori Ucipem hanno iniziato a praticare la m.f. dal 1997, seguendo precedentemente un percorso formativo riconosciuto secondo gli standard del Forum Europeo, organizzato dall’UCIPEM del Triveneto, dove, tra gli altri docenti risultavano  la dott.ssa Babue, presidente dell’Istituto Europeo di Mediazione Familiare di Parigi ed altri mediatori familiari del GEA di Milano (quesito numero undici).Relativamente agli invii in m.f. (quesito numero sei), tra una provincia e l’altra e tra gli stessi consultori sono state rilevate le modalità più diverse. Mentre in provincia di Pordenone al consultorio Ucipem sono arrivate fino ad oggi richieste di m.f. da parte di giudici, avvocati, genitori, in provincia di Udine il servizio di m.f. del consultorio “Friuli” risulta molto più strutturato tanto che è stato inserito in un progetto, finanziato con fondi devoluti alle regioni attraverso la Legge nazionale 285/97, dal titolo “Servizi in rete e m.f.” e questo già dal 1999. In questo senso  l’Ambito Socio-Assistenziale n. 4.5 dell’udinese ha progettato una rete con servizi pubblici e privati finalizzata all’invio in m.f.. Il progetto di durata triennale è stato rinnovato anche per il triennio successivo. I finanziamenti sono erogati dal servizio di Ambito per le situazioni inviate dalla rete. Il finanziamento è disciplinato da una convenzione con l’Ambito per un determinato numero di ore, di casi, di azioni, riunioni, attività collaterali, sensibilizzazione, ecc.. Tutti gli interventi  e le spese vengono puntualmente rendicontati. Al consultorio Ucipem di Udine, inoltre, i giudici non inviano direttamente i casi bensì passano attraverso il servizio consultoriale pubblico.Al consultorio di Trieste è arrivato qualche caso da parte dei giudici in questo ultimo periodo comunque non direttamente ma su suggerimento degli stessi. Alla settima domanda in cui è stato chiesto se vengono coinvolti i minori nel percorso di mediazione, la maggior parte dei consultori ha risposto facendo presente che i minori in genere non vengono coinvolti anche se i consultori pubblico e Ucipem di Pordenone sentono i minori dai dodici/quattordici anni in su in casi particolari. Il consultorio Ucipem di Pordenone, inoltre, in qualche caso ha ritenuto opportuno richiedere la presenza dei nonni per il bene del minore quando gli stessi hanno dimostrato una certa disponibilità e collaborazione.  Un elemento che ritengo di particolare interesse, emerso durante l’intervista con il Mediatore Familiare del consultorio familiare “Noncello” di Pordenone, è stato il coinvolgimento degli avvocati nella fase mediativa. In questo senso, anche se non è stata intrapresa una co-mediazione con gli avvocati, il loro coinvolgimento e la loro collaborazione ha sicuramente permesso di spostare i termini delle udienze già fissati al fine di intraprendere o concludere percorsi di mediazione. A parte il consultorio pubblico di Pordenone che non pratica la mediazione familiare, i 2 consultori Ucipem di Udine e Pordenone, quando ne ricorrano le condizioni, consegnano un opuscolo informativo che contiene le informazioni essenziali sulla m.f.: che cos’è, a che cosa serve, a chi è rivolta, ecc..Per quanto riguarda il metodo adottato, da parte dei consultori Ucipem, non esiste una preferenza rispetto alla mediazione parziale o globale. La valutazione viene fatta di volta in volta, caso per caso. Il consultorio pubblico di Pordenone, non praticando la m.f., si è espresso solo relativamente all’utilizzo di tecniche.Al tredicesimo quesito, rivolto a tutti e 4 i consultori, in cui si chiedeva se avessero mai provato a fare un intervento di co-mediazione con gli avvocati, gli stessi hanno risposto negativamente quasi stupiti per il genere di domanda. Relativamente a quest’ultima domanda, ritengo che la mediazione integrata, la dove ne esistano le condizioni, possa essere una modalità operativa utile, in alcuni casi favorevole, per la sottoscrizione e successiva trascrizione di accordi nei ricorsi congiunti.Alla richiesta se fosse mai stata presa in considerazione la possibilità di fare uno studio sui casi di m.f. presi in carico dai consultori, è stato manifestato un deciso interesse per iniziative di questo genere anche se gli elementi che sembrano ostacolare questo tipo di progetti risultano essere di ordine economico ed umano.In risposta all’ultima domanda, ritengo utile soffermarmi brevemente sulle modalità di invio delle coppie in m.f. da parte dei giudici. E’ emerso, in tutte e 4 le realtà consultoriali, che i giudici di tutte le province del Friuli Venezia Giulia indistintamente non hanno ancora chiara la richiesta di m.f.. La m.f. viene consigliata e suggerita come la soluzione alle situazioni più disperate mentre in realtà è vero il contrario. La m.f. andrebbe proposta in casi mediabili, sicuramente non in casi di violenze, abusi, gravi disturbi della personalità o in presenza di turbe psichiche, di forte disagio o patologie gravi. Casi di questo genere non sarebbero nemmeno da considerare per un invio in mediazione in quanto trattasi appunto di casi non mediabili.

 

Loredana Colosimo

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