Dopo trent’anni di lotte per vedere riconosciuti ai figli di coppie separate la facoltà di continuare ad avere relazioni con entrambi i genitori ed i relativi ambiti parentali finalmente il senato ha definitivamente approvato la cosiddetta legge sull’affidamento condiviso.
Una pagina di storia della nostra democrazia che vede riconosciuto il principio della bigenitorialità e pone fine a decenni di discriminazioni tra i genitori dovute ad interpretazioni a senso unico della magistratura miranti a tutelare uno dei due genitori e non la prole. Comincia a prendere piede nel nostro paese il concetto di minore non più come oggetto bensì come soggetto di diritto la cui primaria ed ineludibile istanza è quella di avere accanto due genitori nel suo percorso evolutivo.
In pratica i magistrati dovranno modificare le proprie decisioni in tema di affidamento prevedendo l’esercizio della potestà genitoriale ad entrambi i genitori e motivando opportunamente i casi di esclusione di uno dei due genitori da tale esercizio. Tra le altre novità più salienti ci sono la commisurazione dell’assegno in base a capitoli di spesa (cosiddetto mantenimento diretto), il rilascio della casa coniugale in caso di convivenza more uxorio di uno dei due genitori o in caso di nuove nozze, l’inasprimento delle pene in caso di mancato rispetto delle decisioni del magistrato sia in caso di mancata corresponsione dell’assegno di mantenimento che in caso di mancato esercizio del diritto di visita per comportamento ostativi posti in essere da uno dei due coniugi. Certo che il cammino parlamentare ha privato il disegno di legge originario degli elementi fondanti tra i quali la mediazione che costituiva la novità più saliente e qualificante dell’intero corpo normativo in quanto consentiva un percorso conciliativo necessario sia per consapevolizzare della conseguenza della separazione sui figli che per redigere un progetto educativo ritagliato sulle esigenze dei figli sul quale successivamente costruire la cornice economica a carico di ciascuno dei due genitori. Riteniamo che da una parte la cultura di questo paese forse non è ancora forse adeguata ad accogliere questa innovazione e dall’altra le lobby degli avvocati hanno ostacolato questo percorso innovativo che avrebbe consentito di tirar fuori le famiglie dai tribunali inadeguati, per cultura e professionalità, a seguire aspetti di natura psicologica e le dinamiche affettive e le patologie conseguenti ad una separazione. Abbiamo superato la prima tappa di un percorso evolutivo del diritto di famiglia in chiave di tutela dei minori basato non più nella vuota dichiarazione di principio ma nella declinazione pratica della condivisione dei ruoli genitoriali.
La nostra lotta continuerà pertanto per elevare la cultura e la normativa di questo paese e per vedere riconosciuto anche ai nostri figli garanzie per una crescita serena.
Alessandro Ciardiello
Presidente
Consiglio Direttivo nazionale