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Obiettivi della mediazione penale in ambito minorile

Gli obiettivi della mediazione penale in ambito minorile sono principalmente tre; essa assume rilevanza:

    1. per l’autore del reato, che viene stimolato al confronto con le conseguenze delle sue azioni;
    2. per la vittima che viene rivalutata. L’atteggiamento di disponibilità da parte della vittima, talvolta rifiutato in partenza a causa di ostacoli diversi (paura, rancore, ignoranza, ideologie, culture, etc.), può essere sviluppato attraverso un’azione chiarificatrice proposta e gestita da una terza persona. La vittima e l’apparato giudiziario si ispirano a sistemi valoriali diversi, prevalendo nella vittima aspetti personalizzati, influenzati dall’azione negativa subita (odio, conflitto, coinvolgimento), e nel sistema giudiziario relazioni impersonali, ispirate ad una logica di funzionalità e di prestazione. Appare necessario instaurare un nuovo tipo di relazione che possa soddisfare i reciproci bisogni; si manifesta la necessità che la vittima sia contattata, informata, sostenuta non alla fine del processo burocratico, ma lungo tutto il percorso giudiziario, fin dal momento in cui ha subito il reato, essendo messa in tal modo nella condizione di conoscere e capire;
    3. per la società, all’interno della quale vengono promossi valori e modelli nuovi, volti a superare la contrapposizione ideologica e morale fra reo e vittima, e ad avvicinare maggiormente la comunità al problema della gestione della devianza. Il processo avviato dall’intervento di mediazione si compone di uno sforzo di costruzione di regole e significati condivisi, di una volontà di assumere il punto di vista dell’altro, di un tentativo di approfondimento ed elaborazione di comportamenti e vissuti individuali, tutti elementi che sarebbe riduttivo ricondurre primariamente o unicamente all’obiettivo di riconciliazione fra due singole parti (reo e vittima), e che possono invece costituire la base per una più complessiva strategia di politica criminale.

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