Molte coppie sanno attraversare lo sfaldamento della luna di miele, trovando un nuovo equilibrio in un amore fatto di frustrazioni sopportabili, alti e bassi passionali, consapevolezza dei limiti, ironia e tolleranze. Altre si congelano nella rivalsa, nella Guerra dei Roses, devastante, ottusa, rivendicativa e indelebile: l’amore idealizzato si trasforma così in odio feroce
Nel lavoro terapeutico con le coppie in crisi si assiste oggi, più di ieri, ad una escalation di conflitto, di rivalità e di lotta per il potere, inauditi nei tempi passati. L’antagonismo appare ancor più amplificato nel lavoro mediativo durante le separazioni ed i divorzi, sino a toccare punte estreme in concomitanza con i procedimenti giudiziali, civili e penali che accompagnano le separazioni d’oggi, separazioni sempre più frequenti in una società senza padri, dove il diritto al godimento individualistico e narcisistico sembra essere la nuova religione del sociale.Così, oggi, una separazione patologica che può durare per quasi un decennio tra il momento di rottura dell’ affectio coniugalis, la separazione giudiziale, il tempo predivorzile e gli strascichi giudiziari del divorzio vero e proprio, contrassegna la punta di un iceberg del mal-essere del nostro tempo dove la coppia, sempre più in crisi, fa della separazione e del divorzio un luogo di rivalsa e di riconquista di un bene ritenuto danneggiato dall’ altro partner , colpevole del tradimento delle proprie aspettative.Ora comprendere la posta in gioco in queste lotte al massacro di coppia rappresenta un passaggio necessario per evitare , soprattutto nel caso di coppie con figli minori, che la tendenza autodistruttiva trascini nel buco nero della rivendicazione non solo gli attori privilegiati dello scenario (a)moroso ma coinvolga anche i figli, incoraggiati così a ripetere, a loro volta quando saranno adulti, gli incroci traumatici già attraversati dai loro genitori.In principio c’era l’amore, si potrebbe iniziare. Peccato che con Freud e Lacan siamo avvertiti che l’amore è per sua natura domanda di amore narcisistica ed anche quando è oggettuale non può che incontrare un fantasma. Così sin dai primi mesi di vita il bambino, ancora in-fans, senza parole, incontra nello specchio dell’altro materno la sua prima domanda di amore, domanda di completezza per la sua insufficienza, domanda di protezione, domanda-rifugio per le sofferenze e le frustrazioni connaturate alla vita, domanda di un amore gratuito garantito per sempre. Nello Stadio dello specchio (stadio che il piccolo dell’uomo attraversa dai sei ai sedici mesi) il piccolo dell’uomo costruisce il percorso delle proprie identificazioni originarie, a partire dalla propria immagine riflessa, sino alla costruzione dei primitivi legami amorosi e delle passioni che lo accompagneranno durante tutta la sua vita tra le quali: l ’innamoramento e la fascinazione, il dramma riflesso della gelosia, il transitivismo infantilizzato di ogni invidia dell’altro, il narcisismo primario erotizzato dalla pulsione (Eros) ma anche, e soprattutto, l’aggressività originaria quale passione strutturale di ogni furto-espropriazione dell’altro, anche quando quest’ altro è il proprio sguardo riflesso nello specchio o l’eco della propria vocalizzazione riverberato dalla madre. Questo in fondo il primo drammatico incontro con le passioni amorose.L’attraversamento edipico fisserà, intorno ai cinque anni, per ogni bambino e per ogni bambina, il proprio modo di chiedere amore: la prestanza fallica del maschio e la parata-seduzione della bambina, il tentativo di controllo-dominanza da una parte, la domanda di amore- tenerezza irriducibile dall’altra.Con l’adolescenza l’ innamoramento dell’ uno e dell’ altro sesso si sorregge sulla idealizzazione dell’amore come dono di ciò che non sia ha, di ciò che manca e cioè del proprio desiderio. Così, nella costruzione della coppia, ciascuno investe l’altro del potere di completare con l’ amore la propria mancanza, di incrementare il proprio valore, di realizzare la propria identità, di rendere possibile, nella fusionalità immaginaria, un luogo di protezione dalle delusioni dell’ essere-al-mondo.L’altro della coppia è idealizzato, amplificato e trasfigurato nel suo essere come colui/colei che potrà dare finalmente un senso pieno alla vita.Ancor più, nell’innamoramento, il soggetto si aspetta che il proprio investimento amoroso sia capitalizzato e moltiplicato, vantaggiosamente e gratuitamente, nella aspettativa che l’ altro saprà rispondere, in modo perfetto, alla propria domanda d’amore narcisistica ed egoistica.Quando l’ idealizzazione amorosa troverà ben presto il suo limite, l’ illusione si trasformerà nel suo opposto, la delusione amorosa, ed in modo proporzionalmente correlato: tanto più sono state grandi l’ idealizzazione e l’ illusione vantaggiosa dell’ amore, tanto più saranno grandi la amarezza e la delusione e con esse il rancore ed il risentimento. L’amato/amata che non corrisponde più alle aspettative idealizzate diventa il colpevole, la causa del fallimento della speranza amorosa. Ora, molte coppie sanno attraversare lo sfaldamento della luna di miele trovando un nuovo equilibrio in un amore normale, fatto di frustrazioni sopportabili, alti e bassi passionali, consapevolezza dei limiti, ironia e tolleranze.Altre coppie si congelano nella rivalsa, nella Guerra dei Roses, devastante, ottusa, rivendicativa e indelebile: l’ amore idealizzato si trasforma così nel suo opposto, l’ odio feroce.E’ l’ odio, allora, l’osso duro della separazione patologica; un odio indistruttibile e devastante che porta gli ex amanti ad una guerra di puro prestigio, dove a tutti i costi, anche a costo di perdere tutto, l’altro deve soccombere e pagare i torti … della propria idealizzazione e del proprio accecamento.In questi casi il lavoro del terapeuta è difficile, come altrettanto difficile è il compito del mediatore separativo. Forse, però, è proprio a partire dal riconoscimento dell’oscenità dell’odio reciproco e della sua natura disumanizzante che è possibile attraversare anche le separazioni più complicate e ridurre la devastazione su di sé e sui propri figli del potere del godimento distruttivo della pulsione di morte.
Dr. Gelindo Castellarin
Psicologo Psicoterapeuta
Psicoanalista della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi
Docente università di Udine
Psicologo forense università Udine