Dobbiamo investire risorse, umane, culturali ed economiche perché i bambini non siano più soli, perchè tutta la società si mobiliti contro un fenomeno che basa il proprio guadagno sulla pelle dei bambini, sulla vita dei nostri figli
Nel mese di giugno scorso la Commissione Giustizia della Camera ha approvato, in sede legislativa, nuove disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori e contro la pedopornografia.
E’ stato un atto importante, frutto di un lavoro approfondito che ha coinvolto tutti i gruppi parlamentari e che ha consentito di votare il testo pressoché all’unanimità.
Ora la parola passa al Senato e mi auguro che l’iter della legge si concluda entro questa Legislatura.
Nell’ultimo decennio, l’Italia ha dato prova di volere contrastare con fermezza i fenomeni di violenza contro la persona e, in particolare, contro l’infanzia.
Sicuramente, il segno di un cambiamento nell’atteggiamento dello Stato fu rappresentato dalla L.66 del 1996 che iscrisse queste violenze nei delitti contro la libertà individuale, e non più contro la moralità pubblica ed il buon costume.
La L.269, approvata nel 1998, trovò apprezzamento in ambito europeo perché collocava l’Italia all’avanguardia nella lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori. Seguivano la legge per la protezione delle vittime degli abusi familiari e quella di contrasto alla tratta. E’ ancora in corso l’esame di una legge contro le mutilazioni genitali femminili.
E’ un complesso di norme rigorose che riconosce il valore del rispetto della persona che, purtroppo, risulta negato in molti comportamenti attuali (solo nel 2003 c’è stato un incremento del 48% delle violenze sessuali). Lo Stato si schiera decisamente a fianco delle vittime respingendo e reprimendo chi intende ridurle a oggetti, a merce, a schiave. E poiché il coinvolgimento criminale intorno a queste violenze, le dimensioni dello sfruttamento sessuale dell’infanzia sono rappresentati con cifre intollerabili, si impone un monitoraggio costante delle disposizioni in essere per rafforzarne l’efficacia, per colpire le tante sfaccettature di un fenomeno aberrante che lucra distruggendo vite umane.
Il 22.12.2003, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato una Decisione quadro in questa materia, sollecitando gli Stati membri a rafforzare, coerentemente, le norme contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile.
A questo atto si è ispirato il disegno di legge del governo e il lavoro parlamentare che, nei fatti, ha rivisitato alcune disposizioni in essere per conformarle alle indicazioni europee.
Decisamente, il sistema diventa più rigoroso soprattutto nelle misure sanzionatorie. E’ colpito lo sfruttamento della prostituzione minorile tutelando il minore fino a diciotto anni. E’ previsto un aumento della pena per la detenzione o la cessione del materiale pornografico quando si tratti di ingente quantità. Si colpisce la produzione di immagini pornografiche anche quando seppure virtuali sono realizzate utilizzando immagini di minori reali. Per tutti questi reati la pena detentiva si somma a quella pecuniaria.
Per i reati più gravi, inerenti alla violenza sessuale e alla pornografia infantile, si esclude il ricorso al patteggiamento, raccogliendo una forte istanza che proveniva dalla magistratura, dalle associazioni impegnate nel contrasto a questi fenomeni.
Il testo risponde, inoltre, ad una esigenza di sicurezza più volte emersa a fronte di gravi fatti di pedofilia. Esiste una preoccupazione diffusa che gli autori di questi reati, scontata la pena, possano cercare o avere nuove occasioni per ripetere i loro comportamenti deviati. Oltre alla limitazione dei benefici, si prevede, in caso di condanna o di patteggiamento, l’interdizione perpetua da ogni incarico in strutture frequentate prevalentemente da minori.
E’ rafforzata la competenza della Polizia postale e delle telecomunicazioni con la creazione di una banca dati delle segnalazioni inerenti i siti pedo-pornografici e, soprattutto, prevedendo una più fattiva collaborazione con i fornitori dei servizi di rete. E’ prevista l’istituzione di un Osservatorio di riferimento per tutte le amministrazioni, al fine di conoscere e valutare i fenomeni e l’efficacia dell’attività di prevenzione e repressione.
Scorrendo le norme, insomma, si individua la volontà di rendere più incisiva l’azione di contrasto verso reati commessi abusando della vita dei bambini, dei minorenni, pure se restano due interrogativi inevasi: come può un turpe mercato che li sfrutta incontrare o incoraggiare una domanda e quale è la sorte delle vittime. Qui comprendiamo che il rigore della norma penale serve ma non basta, che entra in gioco la necessità di investire risorse, umane, culturali ed economiche perché l’infanzia non sia sola, perché ci sia una società che pensi all’infanzia e, insieme, pensi l’ infanzia, che ragioni, cioè, di tutele ma insieme dia opportunità ai diritti delle bambine e dei bambini. Questi diritti appaiono sempre più inderogabili per una società che voglia immaginare il suo futuro.
Onorevole Marcella
segretario commissione giustizia