Gli esseri umani continuano ad essere tali indipendentemente dagli strumenti che utilizzano.Che sia un’ascia o un’astronave, cambia la potenza delle azioni, ma la responsabilità rimane tutta e completamente nelle mani degli uomini
Hic sunt leones. Per molti adulti i territori aperti dalla realtà virtuale e dalla comunicazione globale sono ancora poco conosciuti. Territori virtuali che vengono perlustrati con qualche titubanza, con schemi mentali obsoleti, per cui il computer è una macchina da scrivere con la memoria ed internet una via di mezzo tra la televisione e il telefono. Ma per i nostri figli (o i nostri nipoti) non è così. Con i videogiochi sono cresciuti nel mondo virtuale, hanno imparato a gestire comandi e tastiere complesse, a muoversi agilmente in una realtà in cui lo spazio e il tempo possono essere annullati, modellati o deformati a piacimento. I nostri figli sono in grado di guidare nelle infinite autostrade di internet, apparentemente senza limiti di velocità. Ma non è così. Gli esseri umani continuano ad essere tali indipendentemente dagli strumenti che utilizzano. Che sia un’ascia o un’astronave, cambia la potenza delle azioni, ma la responsabilità rimane tutta e completamente nelle mani degli uomini. E’ sempre stato così e sarà sempre così (“sempre” nei limiti dello spazio e del tempo della dimensione umana). Le nuove tecnologie, però, aprono nuovi scenari, più complessi e in parte anche più inquietanti.
Nuove gerarchie
La facilità di accesso e di utilizzo delle nuove tecnologie (sempre più “amichevoli”), rischia di sovvertire rapporti (genitori/figli, giovani/vecchi, maestri/allievi) e gerarchie consolidate, fondate sull’esperienza, sul valore del tempo, sui ritmi dell’apprendimento, sullo spessore della conoscenza. Non è facile, allora, per chi non vuole rinunciare, per distrazione o stanchezza, alla propria responsabilità, ricostruire punti di riferimento e percorsi per continuare ad esercitare il proprio ruolo, non in base alla “rendita di posizione” dovuta all’età o allo status, ma partendo dalla volontà di condividere e partecipare ad un percorso comune, con i propri figli, con i propri allievi, in generale con i giovani. Proprio il mondo virtuale di internet, allora, può diventare una nuova frontiera, non tanto per la gestione della tecnologia quanto per la ri-definizione dei rapporti. L’abilità tecnica e l’agilità virtuale non possono annullare e ridurre gli spazi dell’etica, della definizione delle regole e dei comportamenti, che semmai devono diventare sempre più consapevoli e condivisi. Il mondo di internet, che non ha bisogno di forza fisica, diventa facile ed accessibile per i bambini, ma continua ad aver bisogno di responsabilità e di regole condivise.
Il problema è che i più piccoli (i minori) in questo modo possono sperimentare spazi di autonomia e di libertà senza precedenti, con l’illusione (loro e qualche volta anche nostra) di essere al sicuro rispetto ai rischi della realtà vera, della strada, delle brutte compagnie.
L’utopia consumata
Dopo il candido ottimismo dei primi anni, nei quali internet sembra davvero il regno della libertà (si poteva fare tutto e senza pagare), l’utopia si è consumata. I rischi, per adulti e bambini, sono emersi quasi all’improvviso.
Per gli adulti internet può diventare una trappola per i propri soldi e un rischio per la privacy: le nostre carte di credito possono essere clonate, i nostri computer possono essere “eterodiretti” da pirati informatici, che possono ascoltarci e guardarci attraverso le webcam.
Per i bambini internet, oltre ad essere uno spazio per il divertimento e l’apprendimento, può diventare un luogo in cui possono incontrare davvero (fuori dalle metafore e dalle fiabe) il “lupo cattivo”.
E allora, che fare? Spegnere tutto e rinunciare (da bravi neoluddisti) all’età post moderna? Più che improbabile è impossibile. Non resta, come al solito, che cercare di conoscere la realtà per modificarla. Secondo il Censis è altissima la percentuale dei bambini tra gli 8 e i 13 anni che utilizzano internet (77%) e cresce ancora tra gli studenti (84%) che la usano prevalentemente per divertimento (79%) e per la comunicazione attraverso “chat” (74%), e assai meno per spedire le ormai banalissime e-mail (13%).
E’ tutt’altro che irrilevante la percentuale dei minori (13%) che, soprattutto nelle ore serali (dalle 22.00 alle 24.00), ha avuto incontri virtuali con adulti (e qui il rischio che siano pedofili è altissimo). La rilevazione del Censis ha dimostrato che quasi sempre la reazione dei bambini è ingenua, curiosa, quasi mai allarmata. Il vero problema, a questo punto, è che solo il 30% ha parlato con i genitori di questi incontri virtuali; l’altro 70% se lo tiene per sé, “perché non c’è niente di male”, per vergogna, perché ha promesso di non dire niente a nessuno.
Contro la solitudine
Conoscere e trasformare questa realtà non è facile, ma nemmeno impossibile.
La risposta migliore è sempre l’informazione, la trasparenza, la comunicazione. Come punto di riferimento gli adulti possono prendere le indicazioni preziose del “Codice di autoregolamentazione Internet e minori” (a cui, negli scorsi anni, il Corecom FVG ha dato un impulso importante), a cui hanno aderito molte associazioni di providers. Il Codice (che risale al 2003) offre indicazioni precise e concrete, permettere di porre dei filtri ai computer, dà indicazioni su come risalire ai percorsi compiuti dal minore e a chi rivolgersi per ricevere indicazioni e consigli (il Corecom FVG sta realizzando nuove ricerche in questo settore).
Ma la vera soluzione è sempre la stessa. E’ a portata di mano e difficile al tempo stesso: non lasciare da soli (o troppo soli) i bambini, né davanti al computer né davanti alla televisione o con i videogiochi. Condividere, dialogare, comunicare, motivare, spiegare e magari (trattandosi di internet) farsi spiegare, regalando ai nostri figli l’esperienza, rara ed emozionante, di insegnarci qualcosa. L’etica della responsabilità può iniziare anche così. Può essere un po’ più faticosa, ma l’esperienza può essere emozionante anche per noi.
Presentazione Corecom FVG
Il sistema delle comunicazioni, a livello globale e locale, svolge un ruolo sempre più importante nella società contemporanea, che si distingue per l’enorme disponibilità, ma anche affollamento, di informazioni ed immagini.
In questo scenario ha un ruolo sempre più rilevante il Comitato Regionale per le Comunicazioni, che è organo funzionale dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e svolge -in base alla L.R. 11 aprile 2001, n. 11- da una parte, attività di controllo e vigilanza di ogni forma di comunicazione politico-istituzionale a livello regionale (con particolare riferimento alla “par condicio” durante il periodo elettorale), e dall’altra può sviluppare studi e ricerche nei confronti di tutti gli aspetti che si riferiscono alla dimensione comunicativa, con particolare riferimento alle lingue minoritarie e regionali (sloveno e friulano).
Il Comitato è composto, oltre che dal presidente Del Campo, dalla vicepresidente avv. Ilaria Celledoni, con specifica delega relativa alla “prima conciliazione”, Elio Bozzo, con delega sui “progranni dell’accesso”, Danilo Slokar, con delega alla comunicazione “trasfrontaliera” e il dott. Maurizio Solidoro, con delega sulla programmazione regionale.
Le deleghe che recentemente l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha trasferito al Corecom del Friuli Venezia Giulia, riguardano sinteticamente: Tutela dei minori nel settore radiotelevisivo; Esercizio del diritto di rettifica; Vigilanza sulla diffusione di sondaggi sui mezzi di comunicazione di massa locali; Controversie tra ente gestore del servizio di tlc ed utenti.
Grazie al recente acquisto di apparecchiature e tecnologie particolarmente avanzate ha realizzato direttamente i monitoraggi sulla “par condicio”, essenziali per l’attività istituzionale del Corecom FVG, aprendo delle nuove potenzialità nel settore della ricerca sociale e della comunicazione.
Ogni anno il Corecom FVG garantisce a decine di associazioni la presenza in radio sulla Rai del FVG attraverso i “programmi dell’accesso”, che dallo scorso anno sono disponibili anche in friulano e in sloveno.
Franco Del Campo *
presidente Comitato regionale per le comunicazioni
del Friuli Venezia Giulia
Franco Del Campo, nato il 18 marzo 1949, è presidente del Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia (Corecom FVG) dall’ottobre 2003. Giornalista fin dai primi anni Settanta, iscritto all’Ordine (come pubblicista) dal 1978, ha svolto numerose ricerche in campo sociale ed economico ed è stato direttore responsabile di “Impresa & Economia”. E’ docente di Filosofia al Liceo “Petrarca” di Trieste ed docente a contratto di “Teorie e tecniche della Comunicazione Pubblica” presso l’Università di Trieste. In passato è stato un atleta di livello internazionale ed ha partecipato alle Olimpiadi di Città del Messico (1968), raggiungendo –primo italiano nella storia del nuoto- due finali olimpiche.