dalla malattia al disturbo psichico
Il DSM, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, è un supporto clinico redatto in seno all’APA (American Psychiatric Association), periodicamente revisionato e internazionalmente adottato come manuale pubblico di riferimento per la definizione dei quadri diagnostici.
Dal punto di vista clinico la PEDOFILIA è un disturbo psicologico rientrante nella categoria delle PARAFILIE, più avanti descritte.
La CYBER_PORNO DIPENDENZA, cioè la dipendenza dalla pornografia in internet, includendo così anche la CYBER_PEDOPORNO DIPENDENZA, è assimilabile alla generica PORNO DIPENDENZA di più vecchia data, a sua volta rientrante nella più vasta categoria patologica dei DISTURBI DI DIPENDENZA, esistente da molto più tempo rispetto all’avvento di internet, cioè da quando ancora non si usufruiva così largamente di internet e i cultori della pornografia, dipendenti e non, si servivano invece, come ancora oggi accade abbondantemente, dei supporti cartacei (riviste, giornali, libri ecc.), dei supporti “fiction” (videocassette, audiocassette, cinema, rappresentazioni dal vivo ecc.) e dei supporti telematici (chats, linee telefoniche, televisione ecc.). La cyber-porno-dipendenza è un disturbo psicologico, spesso configurato in comorbilità entro un più complesso quadro morboso, come i Disturbi Ansioso-Depressivo, Ossessivo-Compulsivo e Disturbi di Personalità, raffigurandosi con molte varianti psicopatologiche. Questo disturbo e quello pedofilo, non sono interdipendenti e non sono interscambiabili, pur potendo, a volte, coesistere.
FRUITORI DI PORNOGRAFIA, pedopornografia inclusa, precedentemente descritti come cultori della pornografia, che non presentino le caratteristiche della “malattia pedofila” e nemmeno quella della “malattia di dipendenza”, spesso non prestano nulla di rilevante alla possibilità di stabilire una diagnosi che correli la loro scelta e i loro gusti di attrazione erotica verso la pornografia, inclusa quella pedopornografica, a quelle “malattie”.
Premessa
In questo documento “pedofilia” e “pedofilo” sono termini riferiti alla “pedofilia clinica”, quindi intesa come patologia, così come descritta nel DSM-IV.
Pedofilia in senso etimologico, significa “amare e sentirsi attratti da bambini e giovanissimi”, anche in forme non patologiche e del tutto innocue.
Poichè in questo articolo presento una analisi sui temi “pedofilia clinica”, “pedopornografia dipendenza” e “fruizione non patologica della pedopornografia”, occorre fare chiarezza sulle definizioni e sui termini, essendo, in ambito clinico, la “pedofilia” e la “pedopornografia-dipendenza”, due categorie, ambedue
psicopatologiche, ben distinte e spesso l’una indipendente dall’altra.
Il pedofilo può infatti risultare del tutto disinteressato alla pedopornografia e il disturbato da cyberpedoporno dipendenza a sua volta del tutto disinteressato ad agire i comportamenti tipici del pedofilo.
Occorre inoltre considerare che la popolazione complessiva dei “fruitori di pedopornografia” è ben più vasta della somma dei pedofili e dei pedoporno-dipendenti. Ciò significa che fra tutti coloro che usufruiscono della pedopornografia vi sono molte persone non solo disinteressate ai comportamenti pedofili, ma essi non risultano essere nemmeno pedoporno-dipendenti: trattasi di persone per varie motivazioni cultori della pornografia in genere, dell’erotismo disinibito, in vari modi di cultura alternativa, comunque non nocivi nei loro comportamenti. Altri sono semplici curiosi e così via.
PEDOFILIA
Nell’edizione DSM-IV, leggiamo: “La focalizzazione parafilica della Pedofilia comporta l’attività sessuale (ricorrente) con bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli).”
Da questa prima definizione dunque “pedofilia” è imprescindibile da “comportamento sessuale agito con i bambini”. In pratica, secondo il DSM-IV, se una persona non AGISCE comportamenti sessuali ricorrenti di qualsiasi tipo con uno o più bambini, non c’è Pedofilia psicopatologica.
Poichè, inoltre, qualsiasi comportamento umano è mosso da motivazioni intrapsichiche, spesso includenti istinti, pulsioni e desideri, occorre dunque che anche il pedofilo senta questi impulsi verso un bambino, prima di agire. Ma, a proposito di impulsi e desideri, la definizione clinica stabilisce testualmente:
“Le fantasie, gli impulsi sessuali o i comportamenti causano ( ndr. perchè siano tali da poter essere definite del pedofilo) disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre importanti aree del funzionamento”.
Questa ultima definizione ci fa dunque capire che il “pedofilo” è “psicopatologicamente pedofilo”, perchè mosso in modo invadente dalle sue fantasie, impulsi e desideri a tal punto da compromettere una o più aree della sua vita, nel normale funzionamento e inoltre sente tutto ciò talmente imperativo ed incontrollabile, da dovere passare all’atto e agire fisicamente con dei bambini. Dunque quando tali impulsi e desideri sono sentiti, invece, in modo sopportabile dal soggetto e non sono sentiti in modo disturbante, coercitivo e invadente a tal punto da compromettere la normale quotidiana attività di vita e principalmente non sono talmente pressanti da costringere all’azione di abuso su bambini, per cui la persona risulta capace di non consentire ai propri desideri e fantasie di sfociare in azioni contro i bambini, non è corretto considerare il disturbo di pedofilia per quel soggetto.
PORNO-PEDOPORNO DIPENDENZA
La precedente descrizione della Pedofilia e del pedofilo, ci conduce alla differenza sostanziale che c’è fra “pedofilo” e “malato di disturbo di dipendenza”. Il pedofilo si distingue dal malato di pedoporno-dipendenza per il fatto che il primo esegue di fatto azioni di abuso su bambini e il secondo invece non lo fa, sia perchè pur desiderandolo in alcuni casi, sa tuttavia gestire la decisione del comportamento, oppure perchè autenticamente, in altri casi, non desidera farlo. Infatti quest’ultimo può perfino giungere a sentire molto forti e invadenti le sue fantasie sessuali, i suoi desideri e i suoi impulsi, anche al punto da compromettere una o più aree della sua vita sociale, familiare e lavorativa, trascorrendo anche moltissime ore al giorno con l’oggetto della propria dipendenza, ma, a differenza sostanziale dal pedofilo, possiede strumenti psicologici di controllo dell’ acting-out, cioè del passaggio all’azione, sapendo governare la decisione di non agire sessualmente con i bambini, oppure addirittura, non sente vera fra le proprie fantasie e desideri, quella di agire in concreto la sua sessualità con i bambini. Nella mia esperienza clinica dei casi da me trattati di cyber-porno e cyber-pedoporno dipendenza, molte volte ho incontrato, in queste persone, autentica repulsione anche verso la semplice fantasia dell’atto sessuale con bambini, ipoteticamente da essi stessi realizzabile. In pratica, nelle persone disturbate da cyber-pedoporno-dipendenza, l’atto ultimativo della loro patologia, rimane, spesso, la masturbazione. Questa patologia, rientrante nella categoria più generica delle dipendenze da internet, denominata IAD (Internet Addiction Disorder).
FRUITORI DI PORNOGRAFIA E PEDOPORNOGRAFIA
Se un individuo ama fruire della pornografia come un proprio strumento erotico, ne deduciamo che possiede fantasie e desideri correlabili ai contenuti della pornografia che cerca, così come le due categorie su descritte. Dunque se cerca anche pedopornografia, le sue fantasie e desideri sono presumibilmente correlati anche ai contenuti della pedopornografia. Questa tipologia di persona risulta, nella mia esperienza clinica, frequente: in pratica e significativamente spesso, dalla biografia e dagli autoriferimenti di pazienti in trattamento per le più diverse problematiche comunemente presenti nelle persone che soffrono di disturbi psicopatologici, prima o poi, anche se tale “confessione” è fra le più difficili da ricevere in psicoterapia, si rileva qualcosa di significativo a proposito della fantasia sessuale contenente anche bambini, “lolite”, adolescenti e comunque, giovanissimi. Tuttavia se costui è totalmente estraneo a comportamenti sessuali con minori, nonostante i suoi contenuti fantasmatici, immaginativi e di desiderio, non è malato di pedofilia e ancora di più non lo è se, a causa delle sue fantasie e desideri, non si riscontra alcuna compromissione in nessuna delle aree importanti della sua vita (famiglia, lavoro, socializzazione). La maggior parte di queste persone riferisce, pur apprezzando la tipologia della propria immaginazione erotica ed usufruendo, alcuni, di pedopornografia, di non sentire assolutamente desiderabile fare davvero del sesso con i bambini, o addirittura sente autentica repulsione alla sola fantasia di praticare concretamente qualcuno dei contenuti della propria immaginazione, per cui il tutto rimane circoscritto ad un livello fantasmatico e per alcuni ad un livello di uso privato e riservato di pedopornografia. Questa persona, quindi, non solo non è definibile affetto da “malattia pedofila”, ma non è nemmeno affetto da Disturbo di Dipendenza, per quanto ragionato precedentemente e cioè perchè a causa dei suoi gusti e fantasie, non compromette le normali attività quotidiane e la normale vita di relazione e sentimentale, incluso l’accudire, spesso molto adeguatamente, anche la famiglia e i figli.
In pratica, è proprio questa ultima figura, esteriormente del tutto insospettabile per ciò che stiamo qui vedendo e di solito del tutto corretta, efficace, onesta e impeccabile nei propri comportamenti familiari, sociali e lavorativi, se vogliamo inquietante ma certamente diffusa, che a mio parere rappresenta sostanzialmente la sfida dei prossimi approfondimenti, sul piano clinico ed epistemologico, in psicologia, per ciò che riguarda questa specifica area del funzionamento psicologico umano.
Infatti sul piano psicologico questa popolazione di persone ci propone almeno di interrogarci, aperti a qualsiasi risposta verificabile, circa la presenza della attrazione sia sensuale-estetica che sensuale- erotica, da parte di persone adulte verso la persona prepubere e/o adolescenziale. Esistendo tale realtà psicologica umana, teoricamente desumibile sia dall’enorme quantità di richiesta di pedopornografia e sia da quanto sappiamo di tale attrazione da sempre sin dai tempi più antichi, essa non va elusa o trattata pregiudizialmente come una mostruosità, ma pacatamente studiata e conosciuta. Non è difficile accorgerci, ad esempio, dell’enorme successo di mercato che ha e sempre ha avuto, l’offerta della rappresentazione della nudità infantile e adolescenziale, inclusa la pornografia realizzata con persone minori di anni 18. Il successo di questo mercato oggi è in evidenza per mezzo di internet, ma vi è sempre stata molta offerta e molta richiesta, da molto tempo prima che esistesse internet. I fruitori di questo mercato sono ovviamente persone attratte da ciò che è offerto e non è corretto, sul piano logico, asserire che tale attrazione sia determinata dall’offerta, mentre è logicamente desumibile il contrario, cioè che il successo dell’offerta sia determinato dal fatto che esiste in tante persone quella attrazione. Sembra, quindi, che costoro siano veramente moltissimi, visto il successo che riscuote questa offerta. Eppure, fortunatamente, fra questi moltissimi fruitori di pedopornografia, solo la minor parte è composta da pedofili (non c’è proporzione fra il numero dei fruitori di pedopornografia e il numero degli abusanti i bambini, anzi, fortunatamente, c’è una differenza abissale) e nemmeno è possibile stabilire una proporzionalità significativa fra l’enorme numero dei fruitori di pedopornografia e il numero dei malati di disturbo di dipendenza. Allora, esclusi i pedofili e gli ammalati di porno-dipendenza, rimane una grossa fetta composta da persone non pedofile e non malati di dipendenza, che tuttavia mostra interesse verso la nudità e la pornografia minorile, senza peraltro presentare alcunchè di psicopatologico. Gli studiosi e i ricercatori socio-psicologici, devono lavorare per capire e conoscere questo aspetto della mente umana, senza pregiudizi e preclusioni, senza inorridire non volendo ammettere a priori, o peggio escludere a priori la probabilità dell’esistenza normale, forse già nella natura umana, anche di quello che ci inorridisce secondo le comuni predefinizioni etiche e morali.
BOX2
CONSIDERAZIONI DI PRATICA CLINICA
Nella mia esperienza posso finora calcolare una frequenza di accesso, cioè di richiesta di psicoterapia o consulenza, da parte di veri affetti da psicopatologia pedofila, non superiore al 5% della popolazione generale e totale dei pazienti da me finora trattati. Essi sono parte del complessivo 8% delle persone affette anche da Parafilie che mi hanno finora consultato. Nella mia esperienza circa l’80% dei malati di pedofilia è anche fruitore di pedopornografia, ma soltanto una minima parte di questi è anche IAD-pedoporno, cioè disturbato di dipendenza in internet per la pedopornografia: normalmente il pedofilo preferisce, anzichè usufruire di pedopornografia, organizzarsi, purtroppo, come agire realmente nei confronti dei minori e attuare i suoi piani di azione, in diversi modi e non principalmente utilizzando internet. La maggior parte di essi si organizza e agisce all’interno del proprio ambito familiare e amicale, oppure all’interno di ambienti nei quali gode di fiducia. E’ davvero una minoranza, così come risulta da diverse inchieste e ricerche e non soltanto all’interno del mio campione ristretto, il numero di pedofili che si organizza per mezzo di internet, oppure che tenta di insidiare dei minori a lui completamente estranei e sconosciuti. Così come rappresentano una minoranza, rispetto al mio campione, coloro che si organizzano in viaggi finalizzati a questi scopi.
Per ciò che riguarda invece la frequenza di accesso alla psicoterapia da parte di persone affette da IAD (Internet Addiction Disorder), in misura variabile e in comorbilità con altre psicopatologie, essa è di circa il 10% della popolazione dei miei pazienti, calcolata dal 1995 ad oggi. Entro questa percentuale, circa il 60% è anche o esclusivamente pedoporno-dipendente, mentre il rimanente è dipendente da altra pornografia, oppure altri oggetti virtuali, come chats, forum, e-mail, mailing lists, gioco on-line ecc.
Per ciò che riguarda coloro che ho già definito “fruitori di pornografia, anche pedopornografia”, che tuttavia non soddisfano le condizioni per il disturbo di pedofilia o IAD pedoporno, la frequenza di accesso è approssimativamente calcolata nel 40% della popolazione totale e generale dei pazienti da me finora trattati. Questo dato deve comunque essere ulteriormente trattato, perchè mentre la fruizione di pedopornografia è presente nelle dichiarazioni in psicoterapia da sempre, il confronto con la fruizione di pedopornografia in internet deve essere fatto a partire, nella mia esperienza, dai primi anni ’90, periodo del boom di internet.
Dott. Sergio Angileri
Psicologo Psicoterapeuta