Il diritto di morire. E di vincere la sterilità

Margherita Hack è un’astronoma famosa nel mondo che in Italia ha preso posizione su molti temi. La sua popolarità è dovuta quindi ad una carriera prestigiosa, ma soprattutto all’impegno politico e sociale ed alle sue lotte laiche contro i pregiudizi, a tutela della diffusione della cultura scientifica. Margherita Hack è l’astrofisico italiano più conosciuto dal pubblico. Ha diretto l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987, portandolo agli attuali alti livelli di prestigio nazionale ed internazionale; ha compiuto ricerche presso osservatori italiani, francesi, americani, olandesi; si è occupata di astronomia stellare, di spettroscopia stellare, di evoluzione stellare, di radioastronomia; ha pubblicato circa duecento libri; ha ricevuto premi prestigiosi, ad esempio dall’Accademia dei Lincei e dalla Presidenza del Consiglio.

Margherita Hack è una donna che nutre un’inesauribile passione non solo per la scienza, ma per la vita in tutte le sue forme. Ed infatti la sua popolarità è dovuta sì ad una carriera prestigiosa ma soprattutto all’impegno politico e sociale ed alle sue lotte laiche contro i pregiudizi, a tutela della diffusione della cultura scientifica. Tra le sue più appassionate posizioni quella per la liberalizzazione dell’eutanasia e quella a favore della fecondazione eterologa, che permette alla coppie sterili di avere bambini grazie alla donazione esterna dello sperma o degli ovociti, in questi giorni più che mai al centro del dibattito politico e culturale sulla legge 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”.

La legge 40 è stata approvata definitivamente il 10 marzo 2004; da subito, però ha suscitato perplessità in molteplici organismi tra cui le principali società scientifiche, e sarà in parte sottoposta ad un referendum abrogativo il 12 ed il 13 giugno. I punti più contestati della legge sono: il divieto di fecondazione eterologa; il divieto di produrre un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico e contemporaneo impianto e, comunque, superiore a tre; il divieto di crioconservazione degli embrioni (che eviterebbe alle pazienti di ripetere la trafila medico-chirurgica che porta alla creazione degli embrioni, conservandone alcuni per trasferirli in un tentativo successivo qualora il primo non abbia successo); il divieto di ricerca sulle cellule staminali embrionali.

 “Lei ha definito la legge 40 sulla fecondazione assistita una normativa medievale e si è da subito battuta per la sua abrogazione. Perché, secondo lei, questa legge andrebbe cancellata?”

“Perché si tratta di una normativa antiscientifica, liberticida, ingiusta e crudele. 

E’ antiscientifica perché impedisce la ricerca sulle cellule staminali embrionali che potrebbe portare a sviluppare la terapia giusta per malattie gravissime e oggi incurabili (mi riferisco ad esempio al Parkinson, all’Alzheimer, alla sclerosi, agli infarti…) che colpiscono, solo in Italia, milioni di persone.  E’ liberticida perché toglie alle coppie sterili la libertà di avere figli tramite l’utilizzo di tecniche sperimentate da anni che hanno già consentito a migliaia di coppie di avere bambini. Perché dire di no alla fecondazione eterologa? In base a questo ragionamento, allora, si dovrebbe impedire anche l’adozione. Oppure tornare alle leggi di 50 anni fa, quando l’adulterio era un reato.

Questa legge è anche ingiusta perché penalizza i redditi più bassi. Per le coppie che se lo possono permettere, per potersi avvalere della fecondazione eterologa basterà superare la frontiera e raggiungere quei paesi dove i limiti legislativi imposti alle coppie sono più blandi che in Italia, come la Svizzera, la Francia, la Slovenia o l’Austria. Questi viaggi, però, sono molto costosi sia per il soggiorno sia per le cure mediche e, pertanto, chi non è abbastanza abbiente resterà penalizzato.

Questa normativa è, inoltre, crudele. Introducendo, infatti, il divieto di produrre più di tre embrioni alla volta si verifica una notevole diminuzione delle percentuali di gravidanza specialmente per le donne meno giovani, per le quali è più difficile restare incinte. Ma non solo: in questo modo le donne che non riescono a rimanere incinte con il primo trattamento sono obbligate a sottoporsi a ripetute terapie ormonali dolorose e pericolose per la salute. Viene negata, infine, la possibilità di utilizzare la diagnosi preimpianto, permettendo così di impiantare nell’utero della donna embrioni portatori di malattie genetiche. Impedire la diagnosi preimpianto può spingere molte coppie a non mettere al mondo un bambino, per evitare il rischio di trasmettergli una malattia ereditaria, oppure obbligare la donna all’aborto terapeutico in uno stadio avanzato della gravidanza”.

“Questa legge introduce per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico il principio di equivalenza tra un ovulo fecondato ed un individuo umano titolare di diritti. Quest’equivalenza, secondo lei, potrebbe portare a rimettere in discussione la legge sull’aborto?”

“Sì. Infatti la nuova normativa, negando la diagnosi preimpianto, prima permette di trasferire in utero l’embrione malato e poi consente alla donna di interrompere la gravidanza: si tratta di un vero controsenso.

In questo modo sembra quasi che si voglia avanzare l’assurda pretesa che l’embrione abbia un’anima proprio come il feto, o addirittura più del feto: ma l’embrione è un grumo di cellule, ed è ridicolo parlare di anima per un grumo di cellule”.

“Lei si batte anche per la depenalizzazione dell’eutanasia. Decidere quando morire deve essere un diritto di ogni individuo?”

“Assolutamente sì. La vita ci appartiene e quindi abbiamo il sacrosanto diritto di decidere quando morire. Ci sono situazioni che non consentono prospettive e che non lasciano alternative. E allora l’eutanasia è un atto umano. E una società che impedisca una simile possibilità compie un gesto di crudeltà che è intollerabile”.

“Oltre che un diritto dell’individuo l’eutanasia è , secondo lei, anche un atto che può essere considerato utile per la società?”

“Certamente. Rifiutando l’eutanasia, infatti, si tolgono risorse alle cure destinate a persone che potrebbero invece migliorare le loro condizioni. E’ socialmente assurdo tenere in vita chi è ridotto allo stato di un vegetale per 10, 20 o 30 anni, perché quando l’elettroencefalogramma è piatto una persona è morta anche se la si tiene in vita per mezzo delle macchine, e questo rappresenta un togliere mezzi a che potrebbe ancora guarire”.

“Come spesso accade in Italia, queste tematiche scatenano uno scontro tra scienza e religione. La Chiesa cattolica difende la legge sulla fecondazione assistita ed è contraria all’eutanasia…”

“La Chiesa non può imporre la morale cattolica a tutta la popolazione. È una pretesa assurda. Si tratta di un’etica particolare e volerla imporre a tutti i cittadini, credenti e non credenti, per mezzo dello strumento legislativo porta alla creazione di leggi che definirei dittatoriali. Chi vuole essere rispettoso dei dettami della Chiesa cattolica è liberissimo di farlo e di non ricorrere, ad esempio, alla fecondazione eterologa o all’eutanasia. Ma impedire a tutti i cittadini di ricorrervi sarebbe una grave violazione della libertà”.

 

Martina Seleni

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