Il futuro del Pakistan come il presente dell’Afghanistan? Il ruolo dei Talebani Pakistani (TTP) all’interno del paese 

Si contano almeno 100 morti e più del doppio di feriti. È questo il bilancio dell’attentato suicida scagliato il 30 gennaio in una moschea a Peshawar (nord-ovest del Pakistan) da parte dei Talebani Pakistani. Il movente: hanno accusato i servizi segreti pakistani di aver ucciso il loro leader Omar Khalid Khorasani la scorsa estate in Afghanistan. È importante ricordare che “la brutale uccisione di musulmani che si prostrano davanti ad Allah è contro gli insegnamenti del Corano. Prendere di mira la casa di Allah è la prova che gli aggressori non hanno nulla a che fare con l’Islam. I terroristi vogliono creare paura prendendo di mira coloro che svolgono il dovere di difendere il Pakistan” (Shehbaz Sharif, Primo Ministro pakistano, 2023)1. È da 15 anni che vanno avanti gli attacchi contro il governo pakistano, sebbene per un periodo – purtroppo breve – si era raggiunta una tregua. Da novembre 2022 però il cessate il fuoco con il governo è stato interrotto e continuano tutt’ora a manifestarsi seri episodi di violenza lungo il confine afgano-pakistano. 

Ma chi sono questi attentatori? 

I Talebani Pakistani, denominati Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), sono un gruppo militante pakistano, terroristico ed antistatale, sorto nel 2007 per spodestare lo Stato. Per combattere il terrorismo (Al-Qaeda e il suo leader Osama) in seguito agli attentati dell’11 settembre, l’invasione americana dell’Afghanistan (ottobre 2001-agosto 2021) – sostenuta anche dal Pakistan – portò i Talebani Pakistani ad accogliere ed aiutare i talebani afghani e i combattenti di Al-Qaeda per espellere gli Stati Uniti e i suoi alleati. Così facendo, sorsero alleanze che rafforzarono sia i talebani afghani (che poi vinsero a fine guerra riconquistando Kabul ed instaurando l’Emirato Islamico dell’Afghanistan)  sia quelli pakistani, che nel 2007 crearono il TTP, guidato dal Pashtun Baitullah Mehsud. 

Il TTP è riuscito quindi a stringere solidi legami con i talebani afghani, Al-Qaeda, lo Stato Islamico, lo Stato Islamico nella Provincia di Khorasan (ISKP) e con tutti i militanti che fuggirono dal conflitto in Afghanistan. Come i talebani afghani hanno vinto in Afghanistan così vogliono fare i talebani pakistani in Pakistan: dando un’interpretazione estremista dell’Islàm, compiere una lotta armata (jihad) contro i nemici (l’establishment – governo ed esercito pakistano – in primis, ed anche Stati Uniti, Regno Unito ed Europa), per rovesciare il governo, prendere il controllo del paese ed islamizzarlo, così da stabilire un Califfato islamico in Pakistan. Violenza, estorsioni, attentati suicidi-dinamitardi, uccisioni mirate ma anche incondizionate e limitazione della libertà e dei diritti specialmente per le donne, sono all’ordine del giorno. Migliaia di civili sono stati ammazzati da inizio conflitto (2004) ed interi edifici sono stati distrutti, causando numerosi sfollati e rifugiati, che vivono in condizioni di estrema povertà. Il tentato assassinio di Malala Yousafzai sollevò una grande preoccupazione ed interesse specialmente per il diritto all’istruzione negato alle bambine: ricordiamo bene il 9 ottobre 2012, quando l’attivista pakistana per i diritti umani – considerata un simbolo di infedeltà ed oscenità dai talebani pakistani – venne da loro colpita alla testa mentre tornava a casa da scuola. 

Il fatto che l’Afghanistan sia ora nuovamente amministrato dai talebani ha fatto sì che venissero liberati centinaia di prigionieri del TTP dalle carceri di Kabul. In questo modo il TTP è riuscito ad allargare il numero dei propri combattenti e pian piano ad accrescere la propria influenza ed attività in Pakistan. Di fatti, falliti i colloqui di pace con il governo, negli ultimi mesi il numero di attacchi terroristici degli islamisti è aumentato, estendendosi dalle aree periferiche del nord-ovest del paese a quelle urbane. Probabilmente se il governo pakistano usasse la forza contro i talebani pakistani ci sarebbe il rischio che anche l’Afghanistan e i suoi talebani gli si rivoltassero contro. È vero anche però che non può stare a guardare, perché il rischio che la situazione degeneri e il TTP prenda il sopravvento è alto e reale. Queste milizie terroristiche rappresentano un grosso problema di sicurezza per il Pakistan ed anche per l’Afghanistan. Ad oggi il Pakistan si trova in una situazione di acuta inefficienza ed instabilità economica-finanziaria (inflazione dei prezzi sull’energia e sui prodotti alimentari), politica (corruzione), militare (terrorismo) e sociale (povertà (tasso aumentato del 35,7%), analfabetismo (tasso superiore al 37%, ovvero 60 milioni di persone analfabete) e mortalità infantile (5%)). Inoltre, la rivalità accesa con la vicina India non fa altro che aggravare la situazione ed infuocare i malcontenti all’interno del paese. Per contenere l’estremismo, nell’interesse della propria protezione e stabilità, le forze governative devono tenere duro e cercare di raggiungere un compromesso, altrimenti il paese rischia di trasformarsi in un altro Afghanistan. 

NOTE

1 Traduzione dall’articolo “Pakistan mosque attack kills more than 60 people” (CNN, 30/01/2023). 

Lucia Valentini

Lucia Valentini è neolaureata in Comunicazione giornalistica, pubblica e d’impresa (laurea magistrale, Università di Bologna), Comunicazione e Giornalismo (master, Università Pegaso) e Scienze Internazionali e Diplomatiche (laurea triennale, Università di Bologna). Interessata alle questioni geo-sociali e politiche dei PVS e del Medio Oriente, ha partecipato all’International Summer School “Social-Political Conflicts of Modern Society” presso la Saint Petersburg Mining University (08/2019). Incuriosita dalle religioni e dalle criticità dei paesi in guerra, ha frequentato i corsi “Hinduism Through its Scriptures” (HarvardX, 04/2020) e “Terrorism and Counterterrorism” (GeorgetownX, 02/2022). Inoltre, grande passione per la lingua inglese e con qualche conoscenza della lingua russa e hindi. 

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