Trapianto fecale

Foto di Augusto Ordóñez da Pixabay

Una nuova revisione pubblicata su “Annals of Internal Medicine” conferma l’efficacia e la sicurezza del trapianto fecale come strumento per combattere l’infezione intestinale causata dal Clostridium Difficile.

Si, anche se può sembrare orripilante, assumere le feci di un altro individuo può avere un effetto terapeutico.

Ma andiamo con ordine.

Le feci si formano nell’intestino come scarto del cibo che ingeriamo. La loro conformazione chimico fisica è dovuta alle attività di un microsistema vivente chiamato microbiota. Questo è un insieme di organismi microscopici che vivono nell’intestino. Sono batteri, virus, funghi e protozoi. Si stima che ognuno di noi ne abbia 370 trilioni, 10 volte di più delle cellule che compongono l’intero organismo umano. La loro funzione è produrre le sostanze che favoriscono l’assorbimento di antiossidanti ma anche proteggere la mucosa intestinale da infiammazioni e tumori. Regolano inoltre la funzione del sistema immunitario allenandolo nel capire cosa distruggere e cosa proteggere.

Sono numerose le pubblicazioni scientifiche che confermano la loro importanza: un microbiota non funzionante favorisce infezioni e patologie infiammatorie intestinali, ma anche obesità, diabete e alcune forme di cancro.

Il nostro intestino è però anche in costante sinergia con il sistema linfatico e nervoso.  Per questo motivo alterazioni del microbiota sembrano almeno in parte connesse con malattie autoimmuni e disfunzioni del sistema nervoso come insonnia, depressione, sindromi ansiose.

Si è pensato quindi che integrare un microbiota sano in uno disfunzionale potesse avere dei risvolti terapeutici importanti. Nel trapianto di microbiota fecale (FMT) le feci prelevate da un individuo sano vengono trasferite nell’intestino di un’altra persona attraverso clistere, colonscopia o altri metodi, ovviamente non possono essere mangiate!

Donare le proprie feci a un’altra persona comporta però il rischio di trasmettere agenti infettivi e batteri resistenti a farmaci. Per questo motivo esistono le banche delle feci dove queste vengono prima analizzate.

Anche i donatori devono essere accuratamente selezionati e non sono facili da trovare. Lo stile di vita, la dieta, l’anamnesi e persino il modo in cui si è nati possono portare all’esclusione dei candidati. Per fare alcuni esempi, neonati partoriti per via vaginale hanno un microbiota migliore mentre l’uso frequente di antibiotici lo danneggia.

Attualmente sono in corso più di 100 studi clinici che esaminano l’effetto dei trapianti fecali su patologie che vanno dalla depressione all’epilessia, passando per Covid-19 e tumori. Il mese scorso sulla rivista Gastroenterology  sono stati pubblicati i risultati degli effetti duraturi del trapianto fino a tre anni. E come già detto l’FMT risolve nell’85% dei casi le infezioni ricorrenti causate dal batterio C. Difficile.

Tutto questo è un’ulteriore conferma di come la vita sulla terra dipenda da un infinita rete di interconnessioni e di come anche noi umani viviamo in simbiosi con microorganismi unicellulari che consideriamo insignificanti, orribili, pericolosi ma da cui invece dipende la nostra salute.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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