Un mazzo di carte per ritrovare i capolavori dell’arte dispersi: il nuovo progetto della Monuments Men Foundation

Lo scorso 23 marzo la Monuments Men Foundation for the Preservation of Art ha annunciato la sua ultima iniziativa: il mazzo di carte da gioco Most Wanted Art. Si tratta di cinquantadue carte raffiguranti le principali opere d’arte trafugate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale e, al giorno d’oggi, ancora disperse.

Ogni carta presenta l’immagine dell’opera con una breve descrizione a cui si aggiungono due serie di album fotografici dedicati ad ulteriori oggetti d’arte rubati dai tedeschi. Per la realizzazione del progetto, durato quasi due anni, la Fondazione ha collaborato con i legittimi proprietari delle opere scomparse, con i principali musei e con le forze dell’ordine. La United States Playing Card Company ha accettato di stampare le carte e sostenere così l’iniziativa. La Monuments Men Foundation ha dichiarato che offrirà ricompense fino a 25.000 dollari a tutti coloro che forniranno informazioni utili al recupero delle opere presenti nel mazzo.

L’idea è stata proposta dall’amministratore della Fondazione, Kevin McGlone, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della lost art e richiamare la tradizione americana dei mazzi di carte usati dall’esercito per promuovere determinate missioni. L’ultimo esempio risale al 2003, quando alcuni militari impegnati nella guerra in Iraq crearono Most-Wanted Iraqi, un mazzo da poker con i ritratti dei rappresentanti più ricercati del governo di Sadam Hussein. L’intento era di aiutare i soldati a identificare e ritrovare i politici.

Most Wanted Art vuol essere un nuovo strumento a supporto dell’attività della Fondazione, ma anche un mezzo creativo per diffondere la storia e accrescere la conoscenza delle persone sui capolavori scomparsi. Se l’iniziativa avrà successo, le immagini delle opere resteranno impresse a livello collettivo e, grazie a questo meccanismo, ci potranno essere degli sviluppi nella ricerca. Anna Bottinelli, presidente della Fondazione, si dice molto soddisfatta del risultato raggiunto e si auspica che “questa maggiore visibilità incentivi coloro che hanno tali oggetti a contattare la Fondazione per restituirli ai legittimi proprietari”.

Istituita nel 2007 da Robert M.Edsel, la Monuments Men Foundation for the Preservation of Art si occupa di ritrovare e restituire le opere d’arte sottratte illecitamente durante la Seconda guerra mondiale. L’organizzazione prosegue l’operato dei Monuments Men and Women, il corpo speciale dell’esercito alleato nato durante la guerra e relativo al programma Monuments, Fine Arts and Archives(MFAA). Il reparto era composto da 345 civili, tra uomini e donne, specializzati in storia dell’arte, in architettura, nel restauro e nella direzione di musei provenienti da quattordici paesi diversi. L’obiettivo consisteva nella salvaguardia e nella messa in sicurezza delle opere, dei siti archeologici e degli edifici ritenuti di notevole interesse storico ed artistico. I componenti della MFAA hanno rischiato spesso la vita ed alcuni di loro sono morti pur di salvare il patrimonio culturale dei diversi paesi e consegnarlo intatto alle generazioni future. La Fondazione intende ricordare l’identità di queste persone continuando a proteggere i beni culturali e restituendo quelli dispersi ai legittimi proprietari.

L’intenzione del progetto Most Wanted Art è coinvolgere attivamente il pubblico nella ricerca delle opere scomparse, informarlo e sensibilizzarlo nei confronti delle tematiche culturali e dei problemi ad esse collegati. In particolare, la Fondazione riconosce l’importanza di educare, in primo luogo i giovani, alla tutela e alla conservazione del passato per comprendere la fragilità del patrimonio e allo stesso tempo per evitare che l’odio e l’ignoranza possano distruggerlo. È necessario che le persone non dimentichino la propria storia per non perdere la propria identità.

Si spera quindi che l’iniziativa promossa dalla Monuments Men Foundation possa aprire la strada ad una nuova forma di partecipazione collettiva e diventare così un esempio virtuoso di dialogo tra cittadini e istituzioni culturali.

Ginevra Zelaschi

Ginevra Zelaschi nasce a Trieste il 17 maggio 1995. Si diploma al Liceo Classico “Dante Alighieri” di Trieste nel 2014 e successivamente s’iscrive al corso di laurea triennale in Studi Umanistici con indirizzo storico-artistico presso l’Università degli Studi di Trieste, dove si laurea nel 2017. Consegue la laurea magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività culturali presso l’Università Ca’Foscari di Venezia nel 2020. Nel 2018 partecipa alla realizzazione della mostra antologica “Romano Ukmar” tenutasi tra settembre e ottobre 2018 nella sede di Villa Prinz a Trieste. Nel 2021 collabora al Festival di arte contemporanea DeSidera curando la sezione dedicata ai giovani artisti presso la sala Piccola Fenice di Trieste. Attualmente è iscritta al secondo anno della Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Trieste e lavora nelle biblioteche del polo umanistico dell’Università degli Studi di Trieste. 

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