Lo stallo ucraino che offusca la pace

I recenti sviluppi dall’Ucraina sbiadiscono le prospettive di pace. Nell’incertezza di cessate il fuoco più formali che effettivi, gli scontri continuano, mietendo vittime e complicando ogni possibile accordo fra le parti.

La situazione sul campo

Iniziata con grande slancio, l’offensiva russa da est è nei fatti fallita. I soldati di Mosca, attestati sulla linea che da Kharkiv conduce a Kiev, passando per Okhtyrka, Sumy e Chernihiv verso nord-ovest, non riescono – e forse in queste condizioni non vogliono – a prendere la capitale.

A ovest di Kiev, dopo aver raggiunto i sobborghi della città, la maggior parte delle truppe del Cremlino è indietreggiata, in alcuni casi su posizioni fortificate. Segno tangibile di una guerra mutata a sfavore dei russi. Lo scontro è diventato anche di trincea, il suo fine non è più la conquista del territorio, ma il consolidamento delle zone occupate. Ciò è accaduto anche ai piani di Putin, costretto a ridimensionare le iniziali pulsioni annessionistiche per la costituzione di una nuova “Grande Russia”, e a focalizzarsi ora principalmente sul Donbass.

L’attivismo dell’esercito russo è maggiore soltanto nel sud del Paese. La Russia sta infatti tentando di completare l’apertura di un corridoio a sud-est, nella fascia da Donetsk a Melitopol. I desiderata di Mosca in questa zona del Paese sono molteplici. Da un lato è fondamentale ricongiungere i territori di Kherson e Mykolaiv con il Donbass, attraverso l’ormai certa presa di Mariupol, la “città martire”. Dall’altro costituire una zona di occupazione russa che nella sua estensione finale congiunga, attraverso la Crimea, Odessa alle propaggini orientali del Paese.

L’azione di Putin punta a sud-est e sembra allontanare il rischio di “afghanizzazione” del conflitto secondo un tweet del negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak, almeno per ora. La guerra sarà lunga e nel breve termine lo Zar mira a sottrarre all’Ucraina l’accesso al Mar Nero e a permettere l’incontrastato dominio russo delle acque, con buona pace dello scomodo vicino turco.

Lo stallo militare e diplomatico

Alle ritirate russe verso il sud e la Bielorussia, dal sapore di ridispiegamenti, fa da contraltare l’azione delle truppe ucraine. Gli spostamenti dalle zone settentrionali a quelle meridionali del Paese sono stati segnalati in diverse zone del Paese, in particolare a Chernobyl, Kiev e Chernihiv.

Le conquiste dell’esercito di Kiev a Irpin e Bucha sono solo alcuni dei risultati ottenuti dalle truppe di Zelensky, soprattutto a causa delle perdite russe e delle difficoltà logistiche e di avanzamento dell’esercito di Mosca.

Uno stallo militare che non dà tregua agli ucraini, ma che non avvantaggia i russi. Kiev continua ad avere la necessità di ricevere rifornimenti per militari e civili, Mosca di rimpiazzare i mezzi distrutti e i soldati caduti.

Uno stallo che non è soltanto militare, ma anche diplomatico. I negoziati delle ultime settimane non hanno portato a risultati sostanziali e le due parti sono rimaste per lungo tempo su posizioni non sacrificabili. I diktat di Mosca sono stati giudicati irricevibili da Kiev.

Oltre il dato bellico, è proprio l’inefficacia delle politiche diplomatiche a costituire un rischio ulteriore per i civili. Le tregue labili e gli accordi non rispettati impediscono lo svolgimento delle operazioni di supporto logistico e sanitario a favore delle categorie più a rischio, donne, bambini, anziani e malati. Le evacuazioni dei civili vengono sospese o non riescono a svolgersi e in ogni caso quasi mai vengono rispettate dai belligeranti. I tanti corridoi umanitari annunciati negli ultimi giorni non hanno avuto gli esiti sperati.

Lo stallo in atto non offusca soltanto la pace, ma incrementa una tensione già altissima. E porta Putin a reagire, operando in maniera sempre più estrema per risolvere l’impasse russo, che per il mondo si fa più insidioso che mai.

Andrea Ferrarato

Classe 1995 - Maturità classica presso l’I.S.I.S. “Giosuè Carducci - Dante Alighieri” di Trieste, attuale studente di Giurisprudenza all’Università degli studi di Trieste. Ha maturato molteplici esperienze lavorative e di volontariato nel mondo del terzo settore e dell’associazionismo triestino. Nell’ambito culturale, di tutela e rilancio del patrimonio urbanistico e architettonico opera in qualità di socio e collaboratore museale presso il polo del Porto Vecchio di Trieste, con Italia Nostra. In tale veste ha partecipato all’organizzazione, all’allestimento e alla gestione di eventi, mostre e visite guidate, facendo parte, per la stessa associazione, del gruppo di supporto alla redazione del Masterplan 2018 del Porto Vecchio di Trieste. Ulteriore settore di interesse è quello storico, che coltiva in qualità di componente dell’Assemblea generale dei delegati, del Consiglio direttivo centrale e della Giunta di presidenza della Lega Nazionale di Trieste. Nell’ambito associazionistico degli esuli da Istria, Quarnero e Dalmazia ha ricoperto il ruolo di segretario dell’Associazione Famiglia Umaghese “San Pellegrino” con la quale ha contribuito alla realizzazione della stagione concertistica “Euterpe” e di ulteriori eventi culturali di matrice ricreativa, divulgativa e commemorativa. E’ inoltre cofondatore e segretario dell’”Associazione Liceo Dante 150 Trieste”, e responsabile del reparto business dell’”UniTS Racing Team”, progetto patrocinato dall’Università degli studi di Trieste. Già membro del Coordinamento giovanile provinciale triestino di FareAmbiente, partecipa infine, alla realizzazione della Biennale Internazionale Donna di Trieste con il supporto all’organizzazione, all’allestimento, alla gestione della stessa e curando l’organizzazione delle visite guidate. 

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