De-estinzione, uno sguardo attuale

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La de-estinzione non è più solo materia dei libri di Michael Crichton. Diventa realtà nel momento in cui diventa materia di business di progetti ambiziosi.

La start up Colossal, fondata dal genetista George Church e dall’imprenditore informatico Ben Lamm, non si ferma al pensiero, ha un’idea che vuole trasformare in realtà. L’obiettivo è partire dal genoma dell’elefante asiatico e puntare a creare un ibrido con i geni ben conservati di mammut lanoso. Si tratta di un piano di 15 milioni di dollari.

Il dna del mammut viene estratto dai resti perfettamente conservati nel permafrost siberiano e si inserisce in cellule staminali dell’elefante asiatico tramite la tecnologia crisp, in modo da generare una specie di pachiderma in grado di adattarsi alle temperature più rigide. Si stima che in circa 4-6 anni si potranno generare dei primi embrioni in vitro, da incubare in un utero artificiale o in quello di elefanti africani o asiatici.

Il progetto non riguarda solo il progresso dell’ingegneria genetica: è chiaro che il successo in questo contesto aprirebbe le porte a tutte le possibili ricerche simili in materia. Colossal ha uno scopo di salvaguardia ambientale. Il permafrost siberiano è una ingente riserva di gas serra, che aspetta solo di essere liberato a causa dello scioglimento dei ghiacciai, autoalimentando e aggravando il processo stesso.

I mammut, in caso di successo della de-estinzione, andrebbero a ripopolare proprio quelle pianure. Questo consentirebbe di ripristinare lo storico ambiente d’elezione della specie, incentivando la crescita della vegetazione tipica e frenando lo scioglimento del permafrost artico. Per esempio, l’abbattimento degli alberi da parte di queste mandrie fornirebbe una sorta di copertura ai ghiacci e consentirebbe il ripristino della tundra, con il conseguente assorbimento dell’anidride carbonica dell’atmosfera.

La de-estinzione non è più materia letteraria, ma una realtà con cui ormai è necessario confrontarsi.

L’idea di clonare il mammut lanoso risale all’aprile del 2013 da parte di un gruppo di scienziati russi e sudcoreani. In generale, è un tema molto caldo nel caso delle specie in pericolo di estinzione. I metodi genetici vengono visti come una cura nei confronti della selezione forzata che l’intervento umano ha causato in determinati ecosistemi ecologici.

Per esempio, il rinoceronte bianco settentrionale è una specie di rinoceronte autoctono delle praterie di erba alta e della savana africana, ritenuto estinto in natura. Ebbene, al 9 luglio 2021 sono 12 il totale di embrioni di questo animale generati nell’ambito del progetto BioRescue, iniziativa appunto volta a contrastare la selezione darwiniana attraverso i metodi dell’ingegneria genetica.

La de-estinzione è sinonimo di progresso. Non si tratta solo di avanzamento nel campo dell’ingegneria genetica e delle scoperte che deriverebbero dai suoi successi. Si tratta di studiare il passato per conoscere il futuro. Studiare una specie estinta, potrebbe portare a scoprire nuove cure per alcune malattie. Inserire antiche specie in ecosistemi attuali in crisi potrebbe sviluppare nuove dinamiche potenzialmente di salvaguardia. L’entusiasmo generato nel pubblico potrebbe portare investimenti, nuove economie e sostegno potenzialmente indirizzabile per la conservazione di interi ecosistemi.

Al contrario, introdurre una specie estinte in un ecosistema attuale potrebbe avere un impatto negativo. Di fatto, la vita, che sia passata o futura, non ha coscienza di sé, essa vuole sopravvivere, per cui non vi sono garanzie sull’equilibrio che potrebbe o meno instaurarsi. Del resto, non è detto che una specie reintrodotta non si estingua di nuovo, se le ragioni di selezione non sono cambiate. Inoltre, è un rischio tangibile il fatto che un organismo passato potrebbe far sviluppare dei batteri e dei virus per i quali la biosfera attuale non abbia difese. Si tenga presente anche che la de-estinzione fa uso di tecniche di clonazione, per cui la specie risultante non è esattamente quella che si è estinta: di fatto è una nuova specie e il suo ruolo nell’ecosistema è del tutto imprevedibile.

Il progresso per quanto inarrestabile porta con sé dei punti fermi cui occorre trovare risposta. Michael Crichton scrisse il libro di Jurassic Park con la morale che alle volte la domanda giusta sia non chiedersi se sia possibile fare qualcosa, piuttosto se sia giusto farlo. Le conseguenze cui assisteremo forniranno la risposta.

Rosario Pullano

Rosario Pullano è studente del Politecnico di Torino, dove frequenta il corso di laurea magistrale Physics of complex systems, percorso internazionale interateneo tra icpt, sissa e alcune università di Parigi. Nasce a Catanzaro l’8 febbraio 1997. All’età di 5 anni si trasferisce con la famiglia a Trieste. Si forma presso il Liceo Classico “Dante Alighieri” e, successivamente, studia all’università “La Sapienza” di Roma, dove consegue la laurea triennale in fisica. Si trasferisce a Bologna un anno, dove completa il corso di alta formazione in finanza matematica. Il 21 novembre 2016 è tra i vincitori nella categoria “Giovani Promesse” nella Sezione Poesia singola del “Concorso letterario internazionale Michelangelo Buonarroti”. Pubblica la raccolta di poesie “Memorie del futuro: sentimenti” nel 2019 con la casa editrice EuropaEdizioni. Ad oggi, continua a scrivere in ambito creativo e in ambito giornalistico e segue le sue ispirazioni imprenditoriali occupandosi di progetti di start up relativi al mondo dell'innovazione dei servizi digitali. 

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