Siria e captagon

A seconda dei continenti la metanfetamina e i suoi derivati sintetici vengono chiamati in diversi modi: meth, speed, ice, crystal, yaba. In Sira e nei paesi arabi ha preso il nome di captagon che in forma molecolare si chiama fenetillina, la droga della jihad. I terroristi islamici sono solo le ultime di una lunga serie di milizie che hanno utilizzato queste sostanze per annullare la paura, resistere alla fatica e non sentire il dolore. Dai nazisti, passando per Vietnam, arrivando ai talebani e poi all’Isis, l’utilizzo dei derivati delle amfetamine e metanfetamine è stato frequente. Chi le assume può non mangiare o dormire per giorni, si sente onnipotente e invincibile.

Durante la guerra civile sono stato molte volte in Siria per organizzare aiuti sanitari ed umanitari, si parlava spesso del captagon e del suo utilizzo nei soldati dell’Isis. Ma anche l’esercito regolare siriano ne faceva utilizzo. I combattenti sciiti provenienti dall’Afghanistan e dal Libano portavano in Siria le metanfetamine grazie a traffici controllati dagli Hezbollah, il gruppo radicale sciita libanese vicino al presidente Assad.

Nel Paese ho conosciuto varie persone fra cui Mohammad Abu Salah che è stato uno dei referenti locali di Auxilia Foundation ad Aleppo, molto informato sui fatti:

“la guerra in Siria ha causato l’uccisione di centinaia di migliaia di persone, lo sfollamento di 9 milioni e la completa distruzione di città e paesi. Ma non solo – continua Mohammad – la guerra ha causato il crollo dell’economia a cui si sono aggiunte la crisi bancaria in Libano, le sanzioni internazionali e l’epidemia del Coronavirus. In questi contesti la criminalità e il traffico di droga hanno preso il sopravvento”.

La Siria non è estranea a questi commerci, già negli anni 90 la valle del Beqa’ era considerata il centro mondiale dell’hashish. Oggi la città di Aleppo e di Homs sono diventate il centro di produzione del captagon. “Da tempo – riprende Mohammad – si sono formate bande criminali e milizie di frontiera al confine fra Siria e Libano che smistano grandi quantità di metanfetamina e i suoi derivati. Oggi la Siria è diventato il Paese del captagon e i signori della guerra si sono trasformati in signori della droga”.

Anche secondo il New York Times funzionari e militari vicini al presidente Assad si sono arricchiti con il traffico di stupefacenti. Questi hanno prodotto un giro di affari di miliardi di dollari. Il centro per la ricerca e l’analisi operativa (Coar) con sede a Cipro, ritiene che nel 2020 siano state sequestrate nel mondo droghe siriane per un valore di circa 3,4 miliardi di dollari. In Italia nel luglio 2020 è avvenuto il più grande sequestro di amfetamine siriane: nel porto di Salerno sono state trovate 14 tonnellate di amfetamine nascoste in cilindri di carta e alluminio. A fine dicembre 2021 sono state sequestrate nel porto di Beirut 9 milioni di pastiglie di Captagon. Nel 2021 sono 250 i milioni di pastiglie di fenetillina intercettati dalle dogane di tutto il mondo.

La Siria oggi è il primo fornitore mondiale di metanfetamina e derivati. La droga lascia il Paese nel latte, nel sapone, dentro le arance e melograni, nei pneumatici. Il centro più importante per lo smistamento è la città portuale di Latakia, nella Siria occidentale. Questo commercio rende molto, molto meglio di tutti gli altri prodotti come petrolio, agricoltura e pastorizia che sono sottoposti a sanzioni restrittive dalla comunità internazionale e dall’unione europea. Ovviamente la criminalità è in prima linea nell’organizzazione di questo traffico ma di certo il fenomeno è ben conosciuto anche alle forze governative. Secondo quanto emerge dalle ricerche del New York Times infatti sembra che non siano solo persone vicine al dittatore a farne parte ma sia la stessa famiglia del presidente Bashar al Assad ad essere direttamente coinvolta.

Tratto da “La Ragione”.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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