Spostamento del fronte dopo gli usa

La ritirata degli Stati Uniti dal territorio Afghano non è stato che il preludio ad uno spostamento di fronte già ampiamente programmato. Dalla “prima linea” medio-orientale si sta entrando in una fase di intervento nell’area indo pacifica per contrastare l’espansionismo cinese. Questo cambio di fronte rinsalderà inevitabilmente l’asse Russia-Cina ma i risvolti coinvolgeranno più Paesi compresa l’Unione Europea. L’ingerenza americana nei mari asiatici non è cosa di questi giorni. Il Five Eye, già attivo dalla fine della seconda guerra mondiale, è un trattato di cooperazione congiunta di intelligence fra Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Il Quad (Quadrilateral Security Dialogue) è un’intesa tra Stati Uniti, Giappone, India e Australia creata nel 2007 e ripresa nel 2017. La nascita di Aukus, il 15 settembre scorso, acronimo dei tre Paesi firmatari, (Australia, UK e Usa) rafforza ulteriormente le intenzioni americane di stringere alleanze per fronteggiare il nuovo nemico cinese. Aukus prevede una stretta collaborazione in settori come la cybersicurezza e la condivisione di tecnologie di difesa navali con supporti di intelligenza artificiale. La novità più importante riguarda la fornitura all’Australia di sottomarini a propulsione nucleare. Un’arma di cui finora erano in possesso solo Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito, Cina e India, ma soprattutto una tecnologia militare di primo livello che gli USA non scambiavano con gli alleati da moltissimo tempo. L’ultimo esempio di un’operazione simile risale al 1958 con la Gran Bretagna. E’ però interessante notare che in tutte queste alleanze non facesse mai parte la Francia, che pure è da molto tempo una potenza militare nel Pacifico. Il problema “Francese” ha invece scatenato forti polemiche su quest’ultimo trattato. L’Aukus avrebbe infatti tolto a Parigi una commessa miliardaria: l’Australia assumendo i nuovi sottomarini nucleari ha disatteso gli accordi di acquisto per quelli francesi a propulsione diesel. Ma è evidente che la posta in gioco è ben più alta e non è prettamente commerciale ma politica. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in questo senso rompe il silenzio: “non è solo un affare franco-australiano ma una rottura della fiducia nelle alleanze, con i nostri alleati, e anche del posizionamento di ciascuno riguardo alla strategia indo-pacifica”. L’Europa si interroga inoltre sull’impatto che la nuova alleanza avrà sulla Nato sempre meno al centro degli interessi statunitensi, ma così rilevante per la polveriera nel nostro piccolo mare mediterraneo. Purtroppo siamo ancora ben lontani dalla nascita di una “difesa europea” così importante in caso di defezioni della vecchia Alleanza Atlantica. Ma chissà che questo disimpegno americano non stimoli proprio l’UE a promuovere la realizzazione di un esercito europeo. Per la prima volta è stato creato un fondo per la difesa all’interno del bilancio europeo, le forze di dieci paesi dell’Unione sono presenti al fianco della Francia nell’Africa subsahariana. Un vertice europeo si terrà a breve in Francia, a Tolosa, per definire gli interessi e gli obiettivi comuni per una difesa condivisa. Tutti buoni propositi. Ma per ora l’esercito europeo resta ancora un miraggio. Attualmente l’UE può contare solo su l’Eurocorps, un battaglione di 1500 uomini di cui, come nella Nato, fa parte anche la Turchia e che non è mai stato impiegato in combattimento se non in missioni di addestramento.

Tratto da “La Ragione”.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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