MAURO MILANI

Specchi rivelatori: le opere polisemantiche. Ma, naturalmente, la funzione dell’arte non si limita solamente a queste analisi. Vi è un aspetto che va molto oltre: quello psicologico di colui che l’ha concepita e realizzata, specie nell’epoca moderna, dopo le rivoluzionarie teorie della psicanalisi, da Freud alla psicologia analitica di Jung fino allo strutturalismo di Lacan, che hanno aperto la letteratura critica a nuove interpretazioni molto più complesse ed articolate, prima assolutamente impensabili. E, a questo proposito, sull’onda della cultura figurativa novecentesca che ha spalancato porte e portoni sia all’Irrazionalismo simbolista che alla disgregazione dei linguaggi convenzionali attraverso le avanguardie storiche, ci piace considerare l’indagine attuale di Mauro Milani estremamente connessa proprio al mondo psichico, e, in generale, al confronto dell’uomo con il Mistero della propria esistenza. I suoi lavori elaborati e polisemantici – ovvero pregni di simboli plurimi e tracciati ancestrali – sono simili a degli specchi riflettenti e rivelatori. Specchi dipinti che ‘parlano’, insomma. Dal punto di vista simbolico, lo specchio (dall’etimo latino speculum, da cui specere, ovvero osservare) riveste un duplice significato. Se nel mito di Narciso esso è simbolo di mera e tragica vanità, un’altra lettura ne restituisce l’interpretazione opposta, connessa all’osservazione dell’Oltre. Lo specchio della Maddalena, ad esempio, è la presa di Coscienza, così come lo specchio magico tanto citato nelle favole è il percorso iniziatico della Conoscenza ‘riflessiva’. E’ pur vero che i canoni privilegiati, le predilezioni di stile per alcuni dettagli sono elementi preziosi che comunicano attraverso un linguaggio silenzioso non meno eloquente. Giovanni Morelli, nelle sue famose ‘cifre morelliane’ indicava un metodo per certificare con buona validità l’attribuzione di un’opera all’autore. Queste ‘cifre’ sono i dettagli anatomici o naturalistici che, nella metodica coazione a ripetere delle esecuzioni, rivelano la firma ed i segreti esclusivi dell’autore. La forma di un orecchio, ad esempio, o il modo di rappresentare le dita di una mano. E questa era l’utile disamina volta a risolvere i dubbi sulla firma di un’opera, secondo il Morelli. Ma, risolto il problema dell’attribuzione, stabilita la paternità del dipinto che abbiamo davanti agli occhi, saranno proprio quegli indizi a consentirci di andare verso quell’Oltre che rivelerà le infinite ragioni non espressamente dichiarate. Perché l’interpretazione esaustiva di un’opera è sempre la risultante di ciò che si vede e ciò che non si vede ma che, tuttavia, si percepisce per altre vie.

Se nel celebre inciso iniziale Seneca allude alla metafora dell’introspezione attraverso la vera immagine riflessa in uno specchio ideale che consente di guardarci dentro, è pur vero che i dipinti sono autentiche radiografie dell’Anima di colui che le ha concepite, ancor di più quando il riferimento realistico viene a mancare. E sembra proprio questo il punto di partenza del nuovo ciclo di pitture di Milani che pare sporgersi audacemente verso i limiti del suo mondo interiore disseminando indizi (alcuni tipici della sua cifra stilistica, altri più criptici ed enigmatici) e assegnandoci il compito di risolverli in una soluzione quanto più possibile veritiera. E’ sempre lui, il Milani interrogativo che conosciamo, certo, ma con alcuni elementi, in precedenza solo accennati, che ora si delineano fondanti e necessari. Un’attenta analisi ci restituisce l’idea di un artista che si è accostato alle opere quasi con riguardo, per non dire pudicizia, attraverso un sottile intreccio di rarefazioni, preziosità e accenni di un’umanità discreta e fuggevole, quasi incerta e provvisoria. La sagoma di quello che appare l’uomo contemporaneo si confronta con un senza-tempo che lo proietta in una dimensione di vuoto apparente, dove prevale il concetto di ‘sottrarre’ piuttosto che ‘aggiungere’. Sui fondi astratti ed informali si stagliano i contorni dell’umano che pare affacciarsi verso le praterie dell’infinito, in un’assoluta moltitudine cromatica che ricorda le colorazioni immaginarie dell’Aura vitale. Un’Aura che muta di volta in volta per effetto degli stati di Coscienza e dell’evoluzione dei suoi ‘campi’ energetici di luce. Ed appaiono talvolta fragili, queste composizioni, così come lo è pur sempre l’essere umano. In alcune deliziose sbiaditure ad effetto venato le sovrapposizioni cartacee si presentano progressivamente consunte, lacerate. L’identità figurazionale è ancora riconoscibile ma… è forse destinata a perdersi? Cosa rimarrà di quelle sagome, dei corpi ‘vuoti’, solo l’afflato dell’Anima? Ma, il Vuoto è comunque una dimensione fondamentale. Nella filosofia del Tao esso è preludio di Conoscenza perché è spazio libero che accoglierà i contenuti che verranno. Guai a non percepirne la presenza! E, in questa evocazione ricercata dell’Irrazionale (da cui, come insegnava Jung, non si può prescindere per comprendere la totalità dell’esistenza) Milani si immerge con ferma coerenza, quasi fosse un suggerimento interiore ineluttabile. I contorni della sua umanità non hanno connotazioni somatiche riconoscibili, e forse questo non è neppure importante. Potrebbe essere l’artista stesso replicato in ogni composizione, così come chiunque di noi. L’avventura umana è la medesima per tutti, il confronto con la Verità della Vita è compito comune e, in ultima analisi, fine ultimo. Nessuno può eludere le leggi dell’Universo né tanto meno sottrarsi ad un cammino interiore verso l’Assoluto.

Giancarlo Bonomo

Curatore e critico dell'Arte italiano. Fondatore del Movimento Arte Intuitiva, ha partecipato quale curatore a due edizioni della Biennale di Venezia, nel 2009 e 2013. Ha condotto numerose trasmissioni di divulgazione artistica in onda sulla piattaforma Sky ed è intervenuto a diverse puntate live di 'Voyager' con Roberto Giacobbo, apportando contributi di ricerca iconologica in particolar modo su Leonardo da Vinci. In ambito teatrale ha portato in scena gli spettacoli multimediali dedicati a Raffaello, Giorgione, Tiepolo, Michelangelo, Piero della Francesca. Autore di numerose pubblicazioni tematiche e cataloghi di arte contemporanea, ha conseguito, nel 2015, il Premio Enzo Biagi per la comunicazione televisiva di qualità. Ha curato gli eventi multimediali 'Van Gogh Alive – The Experience' nelle città di Verona, Genova e Bari, e 'Impressionisti francesi – da Monet a Cézanne’ presso il Palazzo degli Esami in Roma. 

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