Lucio Serpani

L’Architettura riveste un ruolo fondante nel contesto sociale. Essa rappresenta il primo approccio con l’espressione estetica di forme, linee, volumi che andranno poi a connotare il tessuto urbano di metropoli, città, paesi o villaggi.

Quando usciamo di casa al mattino sono le strade e gli edifici a colpire nell’immediato la nostra percezione che può in seguito tradursi con un atteggiamento di attrazione o, viceversa, repulsione. Il ruolo dell’architetto quale ideatore di soluzioni ottimali sia sotto il profilo funzionale che estetico si rivela dunque essenziale, come ben sapevano i grandi committenti del passato, papi o principi che fossero, che si connotavano così un’identità precisa attraverso il maestoso prestigio delle dimore e dei centri di aggregazione pubblica.

Ma, se un tempo il suddetto ruolo era confinato a precise esigenze celebrative del potere, è pur vero che, nella contemporaneità, tutto è cambiato. Oggi il ‘mestiere’ dell’architetto trova molteplici applicazioni in una frenetica società pregna di opportunità in svariati campi, non ultimo quello dell’Arte. E proprio nel connubio con l’Arte di qualità, Lucio Serpani ha trovato un’ideale collocazione per poter mettere a frutto idee innovative, invenzioni, costruzioni scenografiche. In altre parole, quella ‘manualità’ che diventa realizzazione originale, non replicabile nell’identico modo, così come vuole la vera Arte.

Del resto, per gli antichi Greci l’Arte era declinata con l’espressione téchne che rivela, nel suo significato etimologico, proprio l’operatività in presa diretta, con il lavoro delle mani. E sono davvero pregevoli le realizzazioni, talvolta anticonvenzionali al limite del paradosso, che scaturiscono dalle applicazioni estetiche di Serpani, che sovente si traducono in formidabili istallazioni di un simbolismo eloquente. Sedie gigantesche per ipotetici titani, costruzioni labirintiche, maschere prive di tratti somatici ma con incisi misteriosi percorsi ‘alieni’ di fori e fessurazioni.

Oppure elementi di scenografia per il teatro, come statue, basamenti, iper-colonne. L’importante è creare l’inedito, l’imprevisto, quel felice ‘incidente’ che scompagina l’aspettativa dello sguardo razionale. E forse è proprio questa la peculiarità fondamentale di Serpani: quella di coinvolgere lo spettatore coniugando il possibile con l’improbabile nella totale assenza di banalità. Un eclettismo o, meglio, un privilegio che i tempi d’oggi possono consentire all’architetto.

Grazie alla vetrina delle Biennali, ad esempio, o alle tante opportunità offerte dal design o l’arredo di spazi en plein air delle città (rotonde, parchi e giardini, strutture industriali). Ciò che conta è non tanto stupire ad ogni costo, ma comunicare un’idea esclusiva allo scopo di sollecitare riflessioni ed interrogativi su ciò che consideriamo ovvio, immutabile. Per Serpani tutto può essere messo in discussione nell’idea di una totale connessione fra diverse modalità espressive. E lo stupore dell’incredulità diviene così la sua firma caratteristica, il motivo che ci cattura nello sguardo e nel concetto che in lui agisce profondo.

Giancarlo Bonomo

Curatore e critico dell'Arte italiano. Fondatore del Movimento Arte Intuitiva, ha partecipato quale curatore a due edizioni della Biennale di Venezia, nel 2009 e 2013. Ha condotto numerose trasmissioni di divulgazione artistica in onda sulla piattaforma Sky ed è intervenuto a diverse puntate live di 'Voyager' con Roberto Giacobbo, apportando contributi di ricerca iconologica in particolar modo su Leonardo da Vinci. In ambito teatrale ha portato in scena gli spettacoli multimediali dedicati a Raffaello, Giorgione, Tiepolo, Michelangelo, Piero della Francesca. Autore di numerose pubblicazioni tematiche e cataloghi di arte contemporanea, ha conseguito, nel 2015, il Premio Enzo Biagi per la comunicazione televisiva di qualità. Ha curato gli eventi multimediali 'Van Gogh Alive – The Experience' nelle città di Verona, Genova e Bari, e 'Impressionisti francesi – da Monet a Cézanne’ presso il Palazzo degli Esami in Roma. 

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