Piazza Italia

“La statua è in marmo bianco; ma il tempo le ha dato una tinta grigia molto
piacevole a vedersi. Il sole autunnale, tiepido e senza amore, rischiarava la
statua e la facciata del tempio. Allora ebbi la strana impressione di vedere
tutto per la prima volta. E mi venne in mente la composizione del mio
quadro; e ogni volta che lo guardo rivedo questo momento: tuttavia per me il
momento è un enigma, perché è inspiegabile. E anche l’opera che ne risulta
mi piace definirla un enigma”
Giorgio de Chirico

Sotto un cielo sciropposo che dal verde giada declina verso lo smeraldo ed il giallo vaniglia, Giorgio de Chirico ripropone una tipica composizione del periodo neo-metafisico con i riferimenti del suo mondo interiore silente ed irraggiungibile. In questo

dipinto del 1952 – facente parte di una serie dedicata alle piazze italiane – la malinconica nostalgia di reminiscenze passate costituisce le fondamenta di quella metafisica che vuol superare l’apparenza delle cose manifeste per espandersi verso quell’Oltre che rappresenta il motivo primo di un’affilata ricerca filosofica sconfinante
verso l’ermetismo e la parapsicologia.


Scrive de Chirico: “credo che ogni cosa abbia due aspetti: uno corrente, quello che vediamo sempre e che vedono gli uomini in generale, e l’altro, lo spettrale o metafisico, che non possono vedere che rari individui in momenti di
chiaroveggenza. Con la chiaroveggenza costruiamo in pittura una nuova psicologia metafisica delle cose.”

In quest’opera, de Chirico pone al centro della scena una statua di Arianna dormiente,
distesa sopra un basamento che funge da provvidenziale giaciglio dove far riposare
un’inconsolabile solitudine. Arianna è avvolta da un silenzio che tuttavia fa risuonare
echi lontani di tragici labirinti della vita e brucianti amori perduti. La principessa di Creta,
simbolo proprio dell’abbandono e della fiducia tradita, peccato imperdonabile dell’Etica, è
qui pretesto atto ad evocare il percorso individuale dell’ente umano, il cammino di ascesi
– spesso tormentato – verso la presa di Coscienza di una Verità esistenziale. Ed è
altrettanto suggestiva e plausibile l’ipotesi che in quest’opera, come le altre dedicate al
medesimo tema, dietro la figura mitologica possa celarsi il fantasma di un amore
ferrarese, realmente vissuto e documentato dal maestro nel periodo di permanenza nella
città estense, che non ebbe purtroppo fortuna e si concluse appunto con un abbandono
forse doloroso.
In questa messa in scena drammaticamente silenziosa, la presenza umana è
assolutamente marginale, non necessaria. Relegate a mere figurine di comparsa, due
minuscole sagome paiono intrattenere un dialogo senza storia svaporato e perduto
nell’attimo, di cui mai conosceremo toni e contenuti. Sullo sfondo, la consueta ciminiera
di un opificio con intorno le piccole case degli operai e una rara vegetazione collinare
completano la scena mentre sopraggiunge l’ultimo treno sbuffante dell’ora crepuscolare,
motivi questi tipicamente dechirichiani. Le semplici architetture di gusto neoclassico dai
portici deserti, con le immancabili bandierine sulla sommità a segnalare la presenza di
un vento spettrale, completano la composizione conferendo alla stessa un’atmosfera da
inquietante teatro dell’assurdo. Colori improbabili, solitudini mute, ombre incombenti, luci
melanconiche di un giorno finito per sempre, treni senza meta. Forse qui finisce il mondo.

Giancarlo Bonomo

Curatore e critico dell'Arte italiano. Fondatore del Movimento Arte Intuitiva, ha partecipato quale curatore a due edizioni della Biennale di Venezia, nel 2009 e 2013. Ha condotto numerose trasmissioni di divulgazione artistica in onda sulla piattaforma Sky ed è intervenuto a diverse puntate live di 'Voyager' con Roberto Giacobbo, apportando contributi di ricerca iconologica in particolar modo su Leonardo da Vinci. In ambito teatrale ha portato in scena gli spettacoli multimediali dedicati a Raffaello, Giorgione, Tiepolo, Michelangelo, Piero della Francesca. Autore di numerose pubblicazioni tematiche e cataloghi di arte contemporanea, ha conseguito, nel 2015, il Premio Enzo Biagi per la comunicazione televisiva di qualità. Ha curato gli eventi multimediali 'Van Gogh Alive – The Experience' nelle città di Verona, Genova e Bari, e 'Impressionisti francesi – da Monet a Cézanne’ presso il Palazzo degli Esami in Roma. 

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