La fine di Trump è la fine del trumpismo?

america

Prima delle elezioni presidenziali USA 2020 si pensava che la famosa ”blue wave” dei Democratici avrebbe travolto l’America di Trump.

Come se i quattro anni appena trascorsi fossero stati soltanto una deplorevole e oscurantista fase transitoria, e quindi diventasse necessario riportare in luce i valori della democrazia per tornare ad una situazione di ”normalità”. 

In realtà, dopo la vittoria di Biden, ciò che innanzitutto salta all’occhio è che tali elezioni hanno avuto un afflusso notevole, messo in evidenza non solo attraverso un importante sostegno per il candidato dei Democratici (circa 7 milioni di voti in più rispetto a Obama), ma anche mediante un aumento dei voti per il Tycoon ( 6 milioni in più rispetto alle elezioni del 2016) che ha nuovamente frammentato il Paese tra i grandi centri e le periferie, tra le aree rurali impoverite e le coste, e che ha fatto presumere il fatto che il trumpismo non sia stato una parentesi trascurabile della storia americana. 

Secondo il parere di molti questo modello di fare politica non verrà spazzato via ma è destinato a permanere per un certo lasso di tempo. I numeri delle urne suggeriscono come circa la metà dei cittadini americani ritenga che Trump sia stato un buon Presidente, nonostante le minacce di azioni legali e l’invocazione di brogli lungo tutta la fase elettorale, la qual cosa nelle ultime ora sta portando a far emergere certi dubbi sul Tycoon persino tra i Repubblicani stessi. 

Ciò di cui bisogna essere certi è che tale modello si sia radicato in alcuni Paesi europei, alimentato anche dalla questione piuttosto complicata del Covid-19: vi è da parte dei leader dei principali partiti la necessità di fornire al contempo speranza nonché realismo ai propri elettori. 

Bisogna considerare che in molte questioni affrontate Donald Trump ha dimostrato di saper ottenere risultati molto importanti.

Nel caso della Cina l’ormai ex Presidente ha sottolineato come il Dragone sia il soggetto geopolitico più importante del pianeta ma non per questo il più potente, mentre in Europa ha spinto per l’uscita del Regno Unito da Bruxelles, ferendo l’unità politica del Vecchio Continente. 

Trump ha concretizzato un’idea di capitalismo globale che mantiene in vita i pilastri della visione americana: il ritorno alle produzioni nazionali, il principio secondo cui senza industria non c’è economia, l’imposizione di un pagamento di dazi in particolare per le importazioni di prodotti cinesi e messicani. 

Infine, riguardo le questioni sociali, ricordiamo la sua posizione a favore della pena di morte e del waterboarding, oltre al suo impegno nella nomina di giudici al fine di cercare di rovesciare il verdetto della sentenza di Roe vs Wade, storico precedente della Corte Suprema che ha stabilito essere l’aborto un vero e proprio diritto a scegliere liberamente ciò che attiene alla sfera più intima dell’individuo. 

Tali posizioni, dunque, non sembrano essere del tutto lontane dall’orientamento di alcuni Paesi europei, come la Polonia e l’Ungheria. Mettono in evidenza che se da un lato Trump esce definitivamente sconfitto dallo scontro con Biden, dall’altro il trumpismo è destinato ad attraversare una fase più ampia della nostra storia, con ripercussioni sulle nuove generazioni di elettori.

Simone Cartarasa

Simone Cartarasa è studente dell'Università ''Alma Mater Studiorum'' di Bologna, dove frequenta Giurisprudenza. Nasce a Caltanissetta l'11 Giugno 1999, ha vissuto sino all'età di 8 anni a Nuoro, dove coltiva la sua passione per il calcio, per poi fare ritorno alla sua città natale con la sua famiglia. Si forma presso il Liceo Scientifico ''A. Volta'' e, successivamente, si trasferisce a Bologna per gli studi giuridici. Nel 2017 viene selezionato tra i candidati per una visita formativa al Parlamento Europeo di Bruxelles guidata dall'On. Ignazio Corrao, membro della Commissione per lo Sviluppo e dell'Agricoltura. Nel 2019 viene altresì selezionato per partecipare all'udienza pubblica della Corte Costituzionale del 23 Ottobre relativa al Caso Cappato. 

Tags:

  1 comment for “La fine di Trump è la fine del trumpismo?

Rispondi