Gli organi che colpisce il Coronavirus

Il #coronavirus non aggredisce solo i polmoni ma anche cuore, cervello, fegato e reni. Ma questo, ad eccezione dell'intestino che spesso è colpito, avviene nelle forme gravi, in bassa percentuale, quando il sistema immunitario disfunziona e la cascata infiammatoria è eccessiva.

Il virus utilizza i recettori ACE2 per penetrare nelle cellule e questi sono presenti sia nel cuore, polmone, intestino che nei reni ed anche nelle vie biliari. Ma la diffusione e l’aggravamento della malattia in tutto l’organismo sembra legata ad una cascata citochinica e infiammatoria. Nei casi gravi si scatena una reazione esagerata e fuori controllo del sistema immunitario con il risultato finale che porta a morte per una sindrome molto simile alla coagulazione intravasale disseminata.

POLMONE. L’organo principalmente colpito, come ho spiegato nei miei articoli precedenti, è il polmone. Questo si ammala per una polmonite di tipo interstiziale e per una cascata infiammatoria e microembolica mediata dalle citochine che coinvolge oltre gli alveoli anche i vasi del sangue. Di questo ne abbiamo già parlato, ma questi stessi aspetti patologici sembrano essere la causa principale del peggioramento della funzione degli altri organi.

CUORE. Da tempo si sa che le infezioni respiratorie aumentano il rischio di insorgenza di eventi cardiocircolatori come l’infarto miocardico e cerebrovascolari come l’ictus. Anche nella Sars-CoV-2 sono state registrate complicanze cardiovascolari nei pazienti contagiati. Come abbiamo detto e come è scritto nelle pubblicazioni scientifiche (Jama Cardiology) Covid-19 determina un aumento rapido della risposta infiammatoria, che coinvolge anche i vasi sanguigni. Questo aumenta il rischio di vasculiti (infiammazione dei vasi del sangue) e di miocarditi (infiammazione del cuore), nei casi più gravi responsabili di aritmie cardiache fatali. L’eccessiva risposta infiammatoria provoca anche una cascata ipercoagulativa con aumentato rischio di trombosi e quindi di infarto miocardico ed embolie polmonari.

CERVELLO. Diversi studi evidenziato le possibili ripercussioni di Covid-19 a livello del cervello e anche un’infezione diretta del virus nelle cellule del sistema nervoso. Partendo dall’anosmia (perdita dell’olfatto), sono state riscontrate altre condizioni neurologiche concomitanti all’infezione da Sars-CoV-2: dalla sindrome di Guillain Barrè alla nevralgia del trigemino, fino all’encefalopatia emorragica necrotizzante. La maggior parte dei quadri di COVID-19 con interessamento neurologico sembrano attribuibili alla disfunzione immunitaria e alla tempesta citochinica, cioè al meccanismo base di azione sopra descritto. Ma i casi di Ictus cerebrale provocati dal virus sono dovuti al solito meccanismo ipercoagulativo che porta all’infarto cerebrale come a quello cardiaco e anche renale.

RENI. Nelle autopsie finora condotte, si è visto che un terzo dei pazienti è deceduto a causa di un’insufficienza renale acuta e infarto renale, ed anche questo aspetto sembra relativo all’infiammazione e all’ipercoagulazione che deriva dalla infezione Covid-19.

INTESTINO. Studi condotti in passato sul virus della SARS (SARS-CoV) avevano segnalato l’individuazione di quest’altro coronavirus, stretto parente dell’attuale SARS-cov2, nelle biopsie dell’apparato digerente e nelle feci. Questi riscontri e il rilievo attuale del covid19 nelle feci forniscono la spiegazione dei sintomi gastrointestinali che presentano alcuni pazienti affetti oggi da COVID-19 (nausea e diarrea), come anche di un possibile trasmissione per via oro-fecale del virus. Questo viene eliminato nell’ambiente dai pazienti sintomatici ma anche dai soggetti contagiati ma asintomatici e di quelli con lievi sintomi gastrointestinali in fase precoce di malattia.

FEGATO. Meno chiare sono invece le conseguenze dell’infezione da Sars-CoV-2 a livello del fegato. Nei casi più gravi di Covid-19 è stata spesso rilevato un aumento degli enzimi epatici e della bilirubina. Fino al 60% dei pazienti colpiti da SARS mostrava segni di danno epatico. L’epato-tossicità associata a SARS-CoV-2 potrebbe rappresentare una vera e propria forma di epatite virale, a partenza dalle vie biliari dove il virus può inserirsi, ma anche un effetto secondario della terapia medica (indotto da anti-virali, antibiotici e steroidi) o essere frutto della reazione esagerata del sistema immunitario. In un’analisi pubblicata sulla rivista Liver International si evidenzia però come al momento non si sa se Sars-CoV-2 infetti direttamente il fegato né quali siano la frequenza e le caratteristiche del danno epatico che può colpire i pazienti affetti da Covid-19.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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