YEMEN, SUD SUDAN, NIGERIA, SOMALIA: DOVE SONO I FONDI UMANITARI?

PIÙ DI 20 MILIONI DI PERSONE RISCHIANO LA VITA OGNI GIORNO PER TERRIBILI CARESTIE. TERRE SOFFOCATE DA ANNI DI GUERRE CIVILI CHE UCCIDONO LA POPOLAZIONE CON LE BOMBE E LA FAME. NEL CASO DELLA SOMALIA, LA CARESTIA È DOVUTA AD UN INNALZAMENTO DELLA TEMPERATURA CHE HA CAUSATO SICCITÀ, NON DALL’AZIONE DELL’UOMO

Più di 20 milioni di persone rischiano la vita ogni giorno per le terribili carestie che affliggono Yemen, Sud Sudan, Nigeria e Somalia. Terre soffocate da anni di guerre.

civili che uccidono la popolazione con le bombe e con la fame. Nel caso della Somalia, la carestia è causata da un innalzamento della temperatura che ha causato siccità, non dall’azione dell’uomo. Nel caso di Yemen, Nigeria e Sud Sudan, invece, siamo nel mezzo di guerre civili devastanti che infliggono alla popolazione sofferenze inimmaginabili.

Ma andiamo con ordine. Nello Yemen la guerra ci- vile scoppia nel marzo del 2015. L’Arabia Saudita bombarda i ribelli sciiti, conosciuti come Houthi, alleati dell’Iran. Oggi, gli Houthi controllano la capitale Sana’a ed i territori nord-occidentali, mentre l’Arabia Saudita controlla le aree meridionali Lo Yemen è il Paese più povero del Medio Oriente e la guerra civile ha acuito una situazione già disastrosa. Le bombe e i combattimenti hanno distrut- to case, barche, raccolti, ospedali, strade, fattorie, scuole, lasciando le famiglie senza un posto in cui vivere e senza mezzi di sostentamento. Coloro i quali hanno ancora un lavoro, come i medici, non vengono pagati o ciò avviene solo parzialmente.

Non ci sono soldi per comprare cibo, le medicine necessarie per curare anche disturbi lievi, come la diarrea o la febbre, beni di prima necessità. Ilconflitto ha distrutto la già debole economia, ba- sata essenzialmente sulle coltivazioni di frutta, grano, caffè, vegetali e sulla pesca. Il porto princi- pale utilizzato per le importazioni di cibo, farmaci, benzina è stato colpito dalle bombe, rendendo le operazioni di scarico delle merci difficilissime, senon impossibili. Anche un bene importantissimo come l’acqua potabile è diventato un lusso, con la conseguente diffusione di malattie come il colera.

Il popolo yemenita vive sotto il rumore assordante delle bombe senza sapere mai a chi toccherà la morte. Il Paese si trova ad affrontare, quasi com- pletamente da solo, una grave crisi alimentare e umanitaria, in cui due terzi della popolazione ha urgente bisogno di aiuto. Sopravvivere è diventato difficilissimo e rappresenta un impegno quotidiano.

Nel Sud Sudan perdura, dal 2013, una guerra civile combattuta tra la fazione del presidente Salva Kiir e quella del vicepresidente Riek Machar. Come nel caso dello Yemen, il conflitto ha causato una terribile carestia, con conseguente crollo dell’e- conomia. Sono circa 7,5 milioni le persone che necessitano di aiuto immediato da parte delle or- ganizzazioni internazionali. Nel giugno del 2016, inoltre, la situazione già gravissima è precipitata ulteriormente per l’arrivo del colera, responsabi- le di tantissime vittime. Se non si muore sotto le bombe, insomma, si muore di fame o di colera.

Nella Nigeria nord-orientale, da sette anni l’esercito governativo è assediato dai miliziani jihadisti di Boko Haram. La guerra e la carestia hanno cau- sato circa 20.000 vittime. Le famiglie sono costrette a sfollare e a vedere i propri figli morire di fame.

La Somalia è l’unico Paese in cui la crisi umanita- ria non è causata dall’intervento dell’uomo, ma da una grave siccità. Milioni di persone muoiono di fame e hanno immediato bisogno di aiuto. Non si parla ancora di carestia, sconfitta già nel 2011, ma si è molto vicini allo stato di allarme. La Somalia è, inoltre, l’unico Paese in cui esistono le condizioni per evitare la catastrofe, a condizione che arrivino subito i fondi necessari.

Tutto questo accade nell’estrema indifferenza dei media occidentali, i quali si concentrano sulla fuga dei profughi dalla Siria e dalla Libia su barconi fatiscenti. Le guerre e le crisi sopra descritte non sono percepite come un problema vicino, non rappresentano una priorità. Si voltano le spalle a popolazioni intere che hanno perso tutto, a bambini senza un futuro.

Dove sono i fondi? Le organizzazioni internaziona- li sono pronte a fronteggiare le crisi umanitarie e alimentari che hanno messo in ginocchio Yemen, Sud Sudan e Nigeria, ma servono 4,4 miliardi di dollari, secondo Stephen O’Brien, Sottosegretario delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari. Oltrealla già enorme difficoltà economica, le organiz- zazioni umanitarie si trovano a dover affrontare anche le resistenze interne. Nello Yemen e in Sud Sudan, infatti, è quasi impossibile raggiungere le aree più bisognose. Nel primo caso, i Sauditi osta- colano l’accesso degli aiuti umanitari con blocchi aerei e navali, nonché restrizioni su cosa possa varcare il confine. I ritardi nella consegna di beni di prima necessità aggravano le condizioni della popolazione e rendono inutili gli sforzi dei coope- ranti. In Sud Sudan, invece, la violenza degli scontri ha reso impossibile continuare le attività umanitarie, determinandone la chiusura temporanea.

L’urgenza è, quindi, quella di mettere a disposizione i fondi per far fronte alle necessità primarie e di garantire l’accesso sicuro ai volontari delle organizzazioni umanitarie. Solo così sarà possibile soccorrere le persone che, a causa di guerre, sic- cità e carestie, hanno perso tutto. L’umanità non è morta in Siria. L’umanità muore ogni giorno.

Luana Targia

Luana Targia nasce a Palermo nel 1993. Studia lingue, e nel 2016 si laurea in Scienze della comunicazione per i media e le istituzioni all'Università degli studi di Palermo. L'incertezza per il futuro la porta a Londra per due mesi, dove lavora come ragazza alla pari e vive la Brexit in diretta. Torna a casa consapevole che non ci rimarrà per molto, e infatti pochi mesi dopo si trasferisce a Bologna per intraprendere il percorso di laurea magistrale in Comunicazione pubblica e d'impresa. Ama leggere e scrivere, è appassionata alle cause perse, ai diritti umani, alla lotta alla mafia. Probabilmente scrivere è l'unica arma che possiede. 

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