GROP CORÂL GJVIANO: MUSICA E TRADIZIONE

Il Grop Corâl Gjviano è un coro nato nel 1975 dall’idea di alcuni abitanti di Givigliana di Rigolato, residenti a Udine ma originari della piccola frazione carnica, di ritrovarsi assieme e raccogliere, diffondere e tramandare l’eredità culturale e musicale dei propri antenati attraverso lo studio del canto. Si trattava anche di un pretesto per incontrarsi e condividere le difficoltà della vita quotidiana, la nostalgia del proprio paese natale, dando però all’occasione un motivo serio e, al tempo stesso, ambizioso.

Dal 1978 il Grop Corâl Gjviano fa parte dell’Uoei (Unione Operaia Escursionisti Italiani). Il coro, dopo tanti anni, ha cambiato volto. Oggi i “gjvianots” sono rimasti in pochi, ma la passione di alcuni coristi friulani, che condividono appieno gli scopi del sodalizio, ha fatto sì che il coro sia rimasto vivo e vegeto. A mantenere l’entusiasmo dei coristi del Grop Corâl Gjviano è la passione per un repertorio unico e inconfondibile, fatto di canti tramandati ai posteri solo oralmente, senza l’ausilio di spartiti musicali. Quasi un miracolo che si ripete tacitamente, di generazione in generazione, un patrimonio da custodire gelosamente ma senza parsimonia, facendo anzi tutti partecipi di queste arcane armonie.

Il coro attualmente diretto dal maestro Massimo Persic presenta un repertorio che è unico nel suo genere. Molti dei canti sono simili ad altri della tradizione popolare carnica, ma non sono mai uguali.

La lingua usata è sempre la variante carnica del friulano, che da vallata a vallata può cambiare l’accento o la forma di alcune parole, soprattutto la desinenza finale delle parole di genere femminile: nell’alta Val di Gorto è in -o (es. casa; in friulano cjase; a Givigliana: cjaso). A cambiare possono essere anche alcune frasi di uno stesso canto (o villotta), ma le tematiche sono grosso modo le stesse. Questi antichi canti, tramandati oralmente dagli anziani, raccontano, a volte con allegria e a volte con malinconia, la dura vita di ogni giorno in montagna e sono perciò una piccola testimonianza di un mondo rurale che non c’è più.

Da sottofondo a storie molto semplici si possono immaginare inverni molto rigidi, la miseria, la scarsità di lavoro e la conseguente emigrazione degli uomini, il pesante lavoro nei campi e domestico delle donne, al quale hanno dovuto provvedere assieme ai bambini e agli anziani durante le guerre e l’emigrazione dei giovani uomini del paese.

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