Socialità new-age, il caso della sindrome di Alexandria

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La cultura new-age ormai si confonde con la nostra quotidianità. A volte è il fascino di ciò che non possiamo spiegare, a volte è il fascino di credere a ciò che non si può neanche provare.

La sindrome di Alexandria è un caso interessante in cui il confine tra storia e rigore scientifico sembra non essere definito e, per quanto si stia diffondendo ultimamente, vale la pena di essere raccontato. È sufficiente una ricerca online per trovare contenuti sul social network di informazione pubblica Quora, articoli su siti come yestherapyhelps.com, thpanorama.com, suoggi.com, centrumdlamamy.com, maxlifestyle.it, wikihow.it, 3-sg.blogspot.com, a testimonianza del fenomeno.

Per sindrome di Alexandria si intende una presunta condizione umana risultato di una mutazione genetica. Anzi, secondo le fonti, i sostenitori della teoria sono convinti che essa possa essere considerata come il gradino successivo dell’evoluzione umana. I tratti visibili del fenomeno sarebbero la pigmentazione degli occhi di colore viola, la pelle estremamente chiara e i capelli dal colore marrone.

Il sintomo più evidente, forse l’unico in realtà per qualcuno, sarebbe il tono violaceo degli occhi. Le persone nate con questa sindrome inizialmente avrebbero gli occhi azzurri. Tuttavia, a circa sei mesi di vita, a causa della malattia, il colore muterebbe fino al viola. La pelle di queste persone sarebbe estremamente chiara: secondo letteratura, però, questo sarebbe associato contro-intuitivamente ad un’estrema resistenza alla luce del sole. Il terzo sintomo direttamente osservabile sarebbe la totale mancanza di peluria su tutto il corpo ad eccezione della presenza di capelli, secondo le fonti citate, estremamente forti e di colore marrone scuro.

Una fertilità prodigiosa

Le informazioni sul fenomeno non si fermano qua. Quasi tutte le persone affette dalla sindrome di Alexandria sarebbero donne: infatti, la prima qualità cui si fa riferimento è l’estrema fertilità nonostante l’assenza di mestruazioni. Qui inizia il vero dibattito, in quanto – benché questo sia considerato biologicamente impossibile – i sostenitori di questa alterazione genetica asseriscono che questo è già accaduto in alcune occasioni. La prima donna con questa sindrome (da cui il nome), Alexandria Agustin, avrebbe avuto quattro figlie, nonostante non avesse mai avuto alcuna mestruazione durante la sua vita.

Un altro tratto peculiare sarebbe l’estrema longevità di queste persone: negli articoli divulgativi si riferisce che la stessa Alexandria Agustin visse fino all’età di 150 anni. Inoltre, si racconta che tali individui smetterebbero di invecchiare intorno ai 50 anni di età e persino asseriscono che il ciclo di invecchiamento riprenderebbe intorno ai 100 anni.

L’ultimo sintomo eclatante sarebbe la perfetta forma fisica e l’ottimo stato di salute di cui gli affetti dalla sindrome godrebbero, senza la necessità di un costante esercizio motorio e senza l’adozione di una dieta sana.

Fonti storiche

C’è da dire che le fonti forniscono anche un sostegno storico di questo fenomeno. Le origini risalirebbero al 29 aprile del 1329, quando alle porte di Alessandria d’Egitto sarebbe nata una bambina. I suoi genitori avevano avuto una serie di sciagure ed erano stati costretti a lasciare tutto ciò che avevano per accamparsi alle porte della città, dove per loro fortuna vennero accolti da alcuni anziani che donarono loro una casa in cui vivere. Per quel motivo alla neonata diedero il nome Alexandria.

La bambina sarebbe sembrata perfettamente normale, se non per gli occhi che nei giorni seguenti alla nascita avrebbero assunto un colore viola intenso. I genitori si sarebbero spaventati a morte davanti ad un cambiamento del genere, pensando che la loro figlia fosse in realtà il frutto di una maledizione sulla loro famiglia. Per liberare la neonata da quella stregoneria sarebbero andati dai saggi della città, che al contrario avrebbero accolto la bambina quasi fosse una dea.

Negli scritti dell’antico Egitto si parla di una figura leggendaria dagli occhi viola che apparve in Egitto al tempo del faraone Khufu (che noi conosciamo come Cheope e visse circa 4.570 anni fa) successivamente ad una scia che illuminò il cielo. L’essere celestiale, dalla forma umana molto pallida e occhi viola, si soffermò qualche tempo alla presenza del faraone e lo istruì sulla volta celeste, le costellazioni e sulla presenza degli Dei nei pressi della costellazione della Cintura di Orione. Secondo la leggenda, dopo aver rivelato al grande faraone tutto il necessario, questo essere spirituale si mise in viaggio verso nord e di lui si persero completamente le tracce.

Questa narrazione fece sì che Alexandria crescesse con tutti gli agi, la stima e l’ammirazione da parte di tutti e che si fosse sposata con uno degli uomini più ricchi della città. Avrebbe avuto 4 figli, tutti con la mutazione genetica della madre.

Come si può si immaginare, le varie fonti asseriscono anche l’esistenza di alcuni casi reali. Alcuni per esempio sosterrebbero che negli anni ’80 in Texas venne esaminato un ragazzo di 23 anni che aveva probabilmente la sindrome degli occhi viola e si scoprì che dopo la pubertà il suo metabolismo e il suo processo di invecchiamento era diminuito drasticamente: a 23 anni aveva l’aspetto di un sedicenne e non aveva nessun accenno di barba sul viso. Stando agli studi effettuati si stabilì un’aspettativa di vita dai 130 ai 170 anni. La vicenda, tuttavia, si concluse in modo da rendere impossibile una qualsiasi analisi: l’uomo morì a 26 anni in un incidente stradale.

Sebbene non esista un caso scientificamente documentato dell’esistenza di persone con questa sindrome, molti dei suoi difensori indicano l’attrice americana Elizabeth Taylor (Londra 1933, West Hollywood 2011) come possibile portatore di questa mutazione genetica. La ragione è che l’attrice può essere vista in molti dei suoi film con gli occhi viola/blu scuro.

È evidente che, anche se l’attrice avesse avuto occhi viola, questa non sarebbe stata una prova necessaria e sufficiente del fatto che lei avesse davvero la sindrome di Alessandria o dell’esistenza della stessa.

Il fenomeno ha creato una confusione tale da spingere riviste online come MedicalNewsToday e Healthline a produrre degli articoli, “Alexandria’s genesis: Is it real?” e “Alexandria’s Genesis: What Is It?”, per analizzare la sindrome e la sua possibile esistenza. In entrambi gli studi, si è giunti alla conclusione che si tratti di un semplice mito nato in seno ad internet, nonostante i numerosi sostenitori.

Il sintomo della pigmentazione degli occhi è tecnicamente possibile: si consideri che in alcuni casi di albinismo si può riscontrare un colore viola nelle iridi.

Negli altri casi c’è poco spazio ad interpretazioni. Di fatto, si afferma che queste persone non possono contrarre scottature, qualsiasi sia il tempo di esposizione. In questo caso, dare rigore scientifico è molto difficile: la melanina è la sostanza che previene dalle bruciature della pelle ed è poco presente in persone molto pallide, sicuramente non nelle quantità necessarie per avere gli effetti ipotizzati.

Per quanto riguarda la durata della vita, l’obiezione più semplice che si possa fare è sul fatto che la persona più longeva di cui esista documentazione, Jeanne Calment, sia vissuta 122 anni. C’è da aggiungere che, poiché esiste scientificamente una mutazione che provoca l’invecchiamento prematuro e una vita più breve, i sostenitori della sindrome di Alessandria sostengono che è del tutto ragionevole aspettarsi che ci sia una mutazione con gli effetti opposti.

Invero, però, il corpo umano si adatta continuamente agli stimoli che riceve, in negativo e in positivo. Per cui anche quest’ultima caratteristica è difficile da accettare come probabile nella realtà.

Un’origine letteraria?

A questo punto, molto probabilmente le origini del fenomeno sono da attribuire ad una storia di fantascienza scritta negli anni ’90 divenuta poi popolare.

Un’autrice americana di nome Cameron Aubernon ha scritto per diversi anni fan-fiction su una serie chiamata Daria.

In una dichiarazione su uno dei suoi libri, ha scritto quanto segue: “Se hai letto una delle mie storie, fan-fiction basato sulla serie Daria, avrai notato che tre dei protagonisti hanno gli occhi viola. Ciò è dovuto a una mutazione genetica chiamata sindrome di Alexandria”. Tuttavia, l’autrice stessa ha spiegato più avanti nel suo blog che la sindrome era totalmente immaginaria, creata solo per arricchire la storia della finzione.

Per qualche ragione, alcuni dei lettori delle sue storie hanno iniziato a parlare dell’emergenza della sindrome di Alessandria e sembrerebbe che la storia si sia diffusa così tanto da far parlare ovunque ai giorni nostri, acquistando anche un’aura di scientificità.

Un caso come questo, anche se rivelatosi soltanto mitologia, offre diversi spunti. L’essere umano è frutto di milioni di anni di mutazioni ed adattamenti, sia fisici che psicologici, che lo hanno cambiato per perfezionare la sua vita in un certo ambiente. Tutte queste mutazioni, sia positive che negative, sono ancora nascoste nei nostri geni e di tanto in tanto ci vengono riproposte. Pertanto, il discorso di un possibile stadio successivo dell’essere umano non è tanto assurdo se lo consideriamo dal punto di vista del potenziale evolutivo di una specie.

Ne consegue che non è incomprensibile la larga diffusione che ha subito il fenomeno negli ultimi anni.

Nell’uomo c’è sempre la tensione a migliorare continuamente, per cui un’ipotetica sindrome che si pone come il passo successivo della nostra evoluzione fa presa sul desiderio di crescita umana e sui lati più sognatori e ambiziosi della nostra personalità.

Rosario Pullano

Rosario Pullano è studente del Politecnico di Torino, dove frequenta il corso di laurea magistrale Physics of complex systems, percorso internazionale interateneo tra icpt, sissa e alcune università di Parigi. Nasce a Catanzaro l’8 febbraio 1997. All’età di 5 anni si trasferisce con la famiglia a Trieste. Si forma presso il Liceo Classico “Dante Alighieri” e, successivamente, studia all’università “La Sapienza” di Roma, dove consegue la laurea triennale in fisica. Si trasferisce a Bologna un anno, dove completa il corso di alta formazione in finanza matematica. Il 21 novembre 2016 è tra i vincitori nella categoria “Giovani Promesse” nella Sezione Poesia singola del “Concorso letterario internazionale Michelangelo Buonarroti”. Pubblica la raccolta di poesie “Memorie del futuro: sentimenti” nel 2019 con la casa editrice EuropaEdizioni. Ad oggi, continua a scrivere in ambito creativo e in ambito giornalistico e segue le sue ispirazioni imprenditoriali occupandosi di progetti di start up relativi al mondo dell'innovazione dei servizi digitali. 

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