5G. Opportunità, pericoli: un nuovo mondo?

Alle soglie della commercializzazione della nuova tecnologia di comunicazione superveloce, si moltiplicano preoccupazioni sanitarie e tensioni geopolitiche per ciò che appare essere la nuova cyber-corsa all’oro o l’incipit di un thriller futuristico. Ma c’è chi dissente.


Il termine “5G” indica un particolare tipo di nuova tecnologia di telecomunicazione – la cosiddetta quinta generazione, successiva a quella convenzionalmente chiamata “4G Long Term Evolution” – che dovrebbe approdare sul mercato mondiale entro la fine del 2020. Le peculiarità di questa innovativa modalità di trasmissione dei dati si sostanziano nell’utilizzo di frequenze elettromagnetiche fino ad oggi non sfruttate, ottenendo una velocità di connessione vertiginosamente più alta, l’eliminazione del rallentamento da sovraccarico delle antenne – che oggi si verifica nei luoghi affollati – e contemporaneamente la riduzione di consumi e costi. Ma a che prezzo per la salute e la privacy?

Come funziona
Chiamiamo onde radio tutte le onde elettromagnetiche con frequenze che vanno dai 3 kilohertz (kHz) ai 300 gigahertz (GHz). Le tecnologie attualmente in uso – 4G (LTE-A, WiMax), 3G (UMTS, LTE) e 2G (GSM) – sfruttano, come è naturale, solo una parte di tale spettro radio, ed in particolare una modesta parte della così detta “zona permeabile”, ossia quella composta da frequenze meglio in grado di attraversare ostacoli solidi. La tecnologia 5G aggiunge, alle frequenze solitamente sfruttate, alcune così dette ultra-low frequencies, in particolare quelle tra i 300 MHz e i 3 GHz, e soprattutto alcune extremely high frequencies, nello specifico quelle tra i 30 GHz e i 300 GHz. Nulla di completamente inedito: le prime sono quotidianamente usate nei sistemi GPS e Bluetooth, le seconde trovano già da anni applicazione in campo radioastronomico e per radar bellici.

Un po’ di scienza
Le onde radio, come detto, sono onde elettromagnetiche. Quest’ultime sono le stesse che, a frequenze diverse, compongono la luce, e tutte – comprese quindi le radio – sono accomunate dal viaggiare alla stessa velocità della luce. Non tutte, però, interagiscono con l’ambiente circostante allo stesso modo: le extremely high frequencies possono trasportare, a parità di velocità, un numero maggiore di informazioni, ma arrivano “integre” meno lontano e passano con maggiore difficoltà attraverso ostacoli come muri, persone o le gocce d’acqua che compongono l’umidità nell’aria. Questo significa che, a fronte di una connessione molto più veloce e meno satura, sarà necessaria l’installazione, in tutte le zone che si vorrà coprire con rete 5G, di una infinità di mini-antenne direzionali, che si aggiungeranno all’”ombrello” già esistente della rete 4G, e che copriranno ciascuna una porzione di spazio molto più limitata, “bombardandola” da vicino con onde ad alta frequenza. Può, questa nuova modalità di irradiazione, avere conseguenze per l’uomo?

Rischi per la salute La versione ufficiale del governo statunitense – estrapolabile da siti governativi come quello del CDC (Centro per il controllo e la prevenzione delle patologie) e dell’EPA (Agenzia per la protezione ambientale) – è che la tecnologia 5G sia perfettamente sicura. Nonostante ciò, 240 scienziati e medici, tutti con alle spalle ricerche nel settore, hanno pubblicamente fatto appello alle Nazioni Unite affinché queste prendano concreti provvedimenti per ridurre la crescente esposizione umana alle radiazioni elettromagnetiche. Gli stessi scienziati, in un documento indirizzato alla Commissione federale per le comunicazioni, hanno anche esplicitamente chiesto la non commercializzazione del 5G, sulla base di seri rischi per la salute e per l’ambiente che questa tecnologia comporterebbe.

D’altra parte, la stessa Associazione Italiana Ricerca Cancro afferma che “non ci sono attualmente prove scientifiche sufficienti a sostenere un rapporto diretto di causa ed effetto tra l’esposizione a campi elettromagnetici e il cancro, ma la comunità scientifica concorda sul fatto che sono necessari ulteriori studi”. Ed, in effetti, le onde elettromagnetiche sono scientificamente definite “non-ionizzanti”, ossia non dotate di energia sufficiente da rimuovere completamente un elettrone da un atomo o molecola che attraversano; non possono dunque essere accomunate alle radiazioni ionizzanti, che tipicamente possono portare a mutazioni, malattia acuta da radiazione, cancro e morte. Tuttavia, diversi effetti biologici sono comunque stati osservati in relazione all’esposizione anche a radiazioni non-ionizzanti.

Unione Europea e 5G

L’Unione, sempre più sensibile ai temi di sicurezza e nuove tecnologie, il 26 marzo 2019 ha illustrato a Strasburgo un pacchetto di raccomandazioni sul tema.
Per prima cosa, sul piano interno, ciascuno dei 28 Paesi deve, entro giugno 2019, elaborare un proprio “piano d’azione”, aggiornando i requisiti di sicurezza cui devono sottostare i fornitori, i quali – per inciso – sono quasi tutti società cinesi. Il pensiero va, infatti, alla querelle che, proprio all’inizio di quest’anno, ha posto la Cina al centro del riflettore geopolitico mondiale, dopo le accuse di cyber-spionaggio mossele da Washington, sfociate nell’arresto e nella richiesta di estradizione della dirigente del colosso telefonico Huawei Meng Wanzhou, richiesta accolta dal Canada. Probabilmente proprio per tali motivi, dunque, la Commissione ha sottolineato che i «Paesi membri hanno il diritto di escludere società dal loro mercato nazionale sulla base di motivi di sicurezza, se non vengono rispettati gli standard del Paese e il quadro giuridico».
A livello comunitario invece, i Paesi dell’Unione dovranno collaborare e condividere informazioni, anche grazie al supporto dell’ENISA (Agenzia europea di sicurezza cibernetica): questa, entro il 1° ottobre 2019, pubblicherà «una analisi coordinata dei rischi», chiamando i 28 a dotarsi di ulteriori controlli e certificati di sicurezza.

Italia e 5G

il Ministero dello Sviluppo Economico ha indetto, come per legge, la gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze nelle nuove bande: 694-790 mhz, 3600-3800 mhz e 26.5-27.5 ghz.
I risultati di tale gara sono stati pubblicati il 2 ottobre 2018, e “incoronano” vincitori ed assegnatari Iliad Italia S.p.A. (privilegiata in quanto nuovo operatore), Vodafone Italia S.p.A., Telecom Italia S.p.A., Wind Tre S.p.A. e Fastweb S.p.A. A tal riguardo, sul sito del MISE si legge che “l’ammontare totale delle offerte per le bande messe a gara ha raggiunto i 6.550.422.258,00 euro, superando di oltre 4 miliardi l’introito minimo fissato nella Legge di Bilancio”.

Applicazioni concrete: come cambia la nostra vita

Al di là dei, forse fondati, timori concernenti salute e sicurezza, cosa promette l’applicazione concreta della tecnologia 5G di così rivoluzionario da spingere i governi mondiali all’adozione di una tecnologia tanto divisiva? Molto, per la verità. Il flusso costante ed estremamente maggiore di informazioni permetterebbe immensi salti avanti nel campo delle self-driving cars, ad esempio: intere città si sposterebbero in auto senza guidatore, interconnesse e organizzate in modo da evitare la creazione di traffico, ingorghi, incidenti e in modo da ridurre nettamente le emissioni inquinanti. Ancora: un drastico aumento della capacità di connessione consentirebbe il raggiungimento delle piene potenzialità della tecnologia cloud, che già oggi permette di salvare i nostri file su server: ogni elemento potrebbe essere conservato in remoto e reperito con immediatezza, a prescindere dalla dimensione, come fosse salvato in locale; a ciò si aggiunge ovviamente un incremento della qualità di streaming e servizi di intrattenimento.
Fin qui, magari, si tratta ancora di trivialità, ma le possibilità in campo medico sono altrettanto sconfinate: un chirurgo potrebbe, dall’altra parte del mondo ed in tempo reale, eseguire operazioni delicatissime mediate macchine e telecamere ad altissima risoluzione controllabili a distanza, che lo “proiettino” in qualunque altra sala operatoria. Ed ancora un ultimo esempio macroscopico: l’avvento del cosiddetto IoT, Internet of Things: la possibilità di collegare, controllare a distanza, monitorare e raccogliere dati da qualunque oggetto, in modo da produrre una nuova generazione di smart houses, smart cities e tecniche di smart farming e smart factoring: case, città e impianti produttivi potranno essere robotizzati e iperconnessi, portando ad una gestione delle risorse nei campi dell’urbanistica, dell’edilizia, dell’agricoltura e dell’industria più ottimizzata ed ecosostenibile.

L disamina lascia, in definitiva, con molte preoccupazioni ed altrettante speranze, di fronte ad un mondo – scientificamente, politicamente – diviso e come sempre caratterizzato da un’unica, globale, ostinata, proiezione verso il divenire: tutto passa. Speriamo solo di non essere noi i prossimi.









Giuliano Carlo De Santis

Giuliano Carlo De Santis ha conseguito con lode la laurea magistrale in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari “A.Moro” e un Master in diplomazia presso la LUISS Guido Carli. Il suo lavoro di tesi, svolto presso l’U.N. Library di Ginevra e finanziato dall’Università degli Studi di Bari, si è incentrato sul principio di giurisdizione universale e la repressione dei crimini internazionali. Vive a Roma, dove, dopo l’esperienza in studi legali nazionali ed internazionali, lavora oggi come Management and Communication Assistant per Fondazione LabOasis, no-profit impegnata nel sostenere le comunità che abitano le Oasi sahariane e arabiche. 

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