“Ero straniero”, governare l’immigrazione con lucidità

Ha preso il via ufficialmente il 12 aprile, con una conferenza stampa al Senato condotta da Emma Bonino, e si è chiusa venerdì 20 ottobre la campagna a sostegno della proposta di legge d’iniziativa popolare “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, volta a ridefinire la legislazione esistente in materia di integrazione e accoglienza, superando la Bossi-Fini. Promossa dai Radicali Italiani con ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, CILD e Casa della Carità “Angelo Abriani” ha trovato ampio sostegno da parte di diversi personaggi pubblici (hanno firmato, tra gli altri, Sergio Chiamparino, Pierluigi Bersani, Giuseppe Civati, Susanna Camusso, Guliano Pisapia e Gino Strada), di numerose associazioni del terzo settore (tra le quali Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Comunità di Sant’Egidio) e, soprattutto, ha beneficiato dell’appoggio di 112 sindaci, oltre che dell’endorsement di Papa Francesco. Le 50.000 firme necessarie per sottoporre la proposta all’attenzione del Parlamento sono state raggiunte. A seguito del conteggio ufficiale, infatti, sono state certificate circa 85.000 sottoscrizioni, depositate venerdì 27 ottobre presso la Camera dei deputati.

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Cosa cambierebbe se la proposta “Ero straniero” diventasse legge?


L’intento della proposta di legge – intitolata “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari” – è quello di fornire alla politica nuovi strumenti legislativi per facilitare e rendere più efficace la governance dei processi migratori, in tema di accoglienza e di inclusione. In questo senso, le disposizioni principali riguardano la riformulazione delle regole per l’accesso al mercato del lavoro da parte dei cittadini stranieri – probabilmente l’unica via possibile per garantire un’effettiva integrazione – e definiscono nuove norme per la regolarizzazione del soggiorno e per una reale partecipazione alla vita democratica del paese. Più nel dettaglio, il testo della legge prevede:

-L’introduzione del permesso di soggiorno temporaneo di 12 mesi, sia per agevolare il lavoratore non comunitario nella ricerca di occupazione che per consentire l’attività di intermediazione che gli enti pubblici e privati (previsti dalla legge Biagi e dal Jobs Act) esercitano tra la sua offerta e la richiesta dei datori di lavoro italiani.
-La regolarizzazione su base individuale degli stranieri in condizione di soggiorno irregolare, vincolando il provvedimento all’esistenza di un’attività lavorativa, di comprovati legami familiari in Italia o comunque all’assenza di rapporti concreti con il paese di origine.
-L’abolizione del reato di clandestinità, considerato da più parti inefficace in termini di deterrenza, oltre che dannoso perché intasa le procure e ostacola le indagini sul traffico degli esseri umani.
-L’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative a favore degli stranieri titolari di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo.
-La reintroduzione del sistema a chiamata diretta per l’assunzione di lavoratori stranieri, privilegiando chi abbia avuto esperienze lavorative pregresse o chi abbia frequentato corsi di formazione professionale o di lingua italiana.
-L’ampliamento del sistema Sprar per promuovere un’accoglienza diffusa nel territorio, maggiormente sostenibile ed efficace, in grado di creare veri e propri percorsi di inclusione sociale attraverso tre azioni essenziali: insegnamento della lingua, formazione professionale e accesso al lavoro.
-Procedure di accertamento standardizzate per la verifica delle abilità e delle competenze individuali acquisite dal lavoratore straniero durante precedenti esperienze professionali.
Piena equiparazione dei diritti assistenziali degli stranieri comunitari a quelli dei non comunitari e facoltà di iscrizione al medico di medicina generale, garantendo così la continuità delle cure e l’uguaglianza nel riconoscimento dei diritti sanitari tra minori italiani e stranieri.
-L’uguaglianza nell’accesso a diversi servizi di sicurezza sociale (assegno di natalità, indennità di maternità di base, sostegno all’inclusione attiva, etc.) per tutti gli stranieri titolari di un permesso di almeno un anno.
-La garanzia di conservazione e godimento di tutti i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati dal lavoratore non comunitario, nel caso di rimpatrio definitivo, anche in deroga al requisito dell’anzianità contributiva minima di vent’anni.

Tre domande a Gianpiero Dalla Zuanna sulle ragioni della proposta e sulle prospettive future

Gianpiero Dalla Zuanna è senatore dell’attuale XVII legislatura della Repubblica Italiana nonché professore ordinario di Demografia presso il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova. Autore, con Stefano Allievi, del libro “Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione”, ha tenuto diverse conferenze sul tema delle migrazioni e sui loro effetti. L’8 settembre ha presentato “Ero straniero” al Centro Universitario Zabarella di Padova.

Quali sono, secondo lei, i punti di forza della proposta? Crede che questa legge migliorerebbe la capacità di governance del fenomeno migratorio da parte della politica?
Il principale punto di forza è quello di stabilire delle diverse regole di ingresso e di riaccompagnamento nel paese di origine, superando il sistema delle quote e introducendo il sistema del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro. Poi ce ne sono altri, secondari ma importanti, come il discorso dell’elettorato attivo nelle elezioni amministrative che allineerebbe l’Italia a quanto già accade nella maggior parte dei paesi. In particolare perché darebbe rilevanza politica agli stranieri. Quando puoi votare diventi importante anche per chi i voti li cerca, quindi è necessario diventare agenti politici, specialmente attivi. Abbiamo visto cosa è accaduto con i rumeni: adesso tutti i comunitari votano e di fatto sono diventati molto più rilevanti nell’arena della politica locale.

Il Papa ha detto che quella dei Radicali è una risposta più adatta al “contesto attuale”. Guardando anche al “contesto futuro”, è d’accordo con le parole del Pontefice?
Sì, perché sarebbe un modo di gestire l’immigrazione molto liberale che dovrebbe portare ingressi e uscite effettivamente connessi alla domanda e all’offerta di lavoro. Cioè quello che si prefiggevano di fare sia la Bossi-Fini che la Turco-Napolitano ma senza riuscirci, tanto è vero che hanno dato luogo a continue sanatorie. Questa proposta dovrebbe superare il sistema dello “stop and go” e delle sanatorie, nello stesso tempo rispettando l’equilibrio migratorio connesso al mercato del lavoro. Non è un problema di aprire in modo indiscriminato all’immigrazione. Perché quella è una cosa che non funziona, porta tensione e crea situazioni negative per gli stessi migranti. Bisogna mettere dei meccanismi di selezione realistici, connessi alle effettive possibilità di trovare lavoro e quindi di soddisfare le aspettative di mobilità sociale che queste persone hanno. Questo è quello che dovrebbero cercare di fare le leggi migratorie. Perché dal punto di vista dello squilibrio del reddito è chiaro che a un migrante, in teoria, convenga sempre venire qua, ma poi bisogna sempre verificare che ci siano possibilità di crescita, di inserimento e di rapida integrazione, da un punto di vista pratico. Siccome questo non è sempre vero bisogna mettere delle regole. La posizione del Papa da questo punto di vista è molto realistica: non ha mai detto “apriamo tutto in modo indiscriminato”, ha detto che “siamo tutti fratelli”.

Esiste, in Italia, quello che Riccardo Magi ha definito un “racconto pubblico fasullo sull’immigrazione che soffia sul fuoco della paura e dell’insicurezza”? E, se ritiene di sì, crede che la ricerca di soluzioni concrete da parte della politica ne risenta?
Per forza. Lo abbiamo visto anche con il caso austriaco. Si può dire quello che si vuole ma in Austria nei prossimi 20 anni ci sarà il 50% di persone in meno ad affacciarsi sul mercato del lavoro rispetto a quelle che andranno in pensione. Per di più, a uscire saranno per la maggior parte operai mentre quelli che si affacceranno avranno un’istruzione di alto livello. Questo è il dato di fatto che porterà inevitabilmente a una pressione di tipo migratorio verso l’Austria, una serie di “pull factors” che si realizzeranno. Questa è la vera storia. L’Italia ha una situazione demografica simile ma una disoccupazione molto più elevata, sacche di sottoccupazione molto più alte. Quindi le circostanze sono ancora diverse. Se riduci tutto il discorso pubblico sull’immigrazione a “gli uomini neri ci rubano il lavoro e il welfare”. Insomma. La politica su questi temi, purtroppo, fa molta fatica perché deve fare dei ragionamenti a fronte di slogan. E in un paese e in un mondo dove gli slogan tendono a imporsi è molto difficile riuscire a fare dei ragionamenti. Anche l’azione di “catechismo” che sto portando avanti in giro per l’Italia ha l’obiettivo di far prevalere la riflessione sulla pancia, su discorsi che sembrano più semplici ma che, sostanzialmente, sono sbagliati.

 





Simone Delicati

Simone Delicati, nato a Sanremo il 2 settembre del 1996, maturità scientifica, attualmente studente al secondo anno del corso di laurea in ‘Scienze politiche, relazioni internazionali, diritti umani’ presso l’Università di Padova, trascorrerà il terzo anno in Erasmus a Reading. Aspirante giornalista, coltiva questa sua passione su Social News. Appassionato di cinema italiano, nutre un interesse particolare per il tema delle migrazioni (circa il quale sta scrivendo il lavoro di tesi). Ex judoka, gioca a calcio ogni volta che può. Crede nei diritti umani come gli unici strumenti possibili per garantire - a chiunque - una vita dignitosa. Spera nei diritti umani come seme per le pari-opportunità. 

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