Chi sono i nuovi schiavi in Europa?

Se appare evidente come la schiavitù sia oggi un fenomeno drasticamente poco presente nei paesi occidentali, ciò non significa che sia stata debellata completamente.  Al contrario, secondo il global slavery index, nel 2016 il numero di schiavi al mondo era intorno ai 45 milioni di individui sparsi in 167 paesi, a cui bisogna aggiungere le molte informazioni mancanti: fare un vero e proprio censimento di attività dichiarate quasi ovunque illegali è molto complesso. .Di questi 45 milioni, comunque, almeno 10 milioni sono bambini.

La schiavitù di oggi è un fenomeno poliedrico dalle molte sfaccettature e per questo forse ancora più difficile da misurare. Rientra nella schiavitù la tratta di esseri umani per lavori o per vendita di organi, la prostituzione, i lavori forzati spesso di bambini nelle fabbriche e nelle miniere, i bambini soldato e i matrimoni forzati. L’international Labour Organization ha stimato che i soli lavori forzati generino un traffico d’affari di 150 miliardi di dollari l’anno, rendendoli la seconda fonte di introiti per le organizzazioni criminali dopo la droga.

Anche la civilizzata Europa non è estranea a questo problema, si conta infatti che in Europa ci siano quasi 1 milione e mezzo di schiavi. Queste persone dalle nazionalità più disparate sono sicuramente un grande giro d’affari per le organizzazioni criminali che possono trarre grandi benefici dal loro sfruttamento. Questo infatti permette alle organizzazioni criminali di avere “manodopera” gratuita in molti settori in cui queste organizzazioni lavorano, non a caso l’uso di persone ridotte in schiavitù è presente in alcuni dei giri d’affari più redditizi come la prostituzione o la produzione o coltivazione di droga. Non dobbiamo però illuderci e pensare che questo fenomeno riguardi solo organizzazioni i cui scopi sono appunto chiaramente di tipo criminale, lo sfruttamento infatti può essere riscontrato anche in campi molto più legali come la produzione manifatturiera e la semplice agricoltura. L’adescamento di schiavi è spesso favorito dalla nazionalità dei loro aguzzini che infatti il più delle volte è la stessa delle vittime o addirittura gli sfruttatori possono essere anche membri della loro famiglia.

Nel 2010 si contavano in Europa più di 9mila persone in stato di schiavitù e almeno il 15% erano bambini di solito di un’età compresa tra i 12 e i 17 anni ma non mancano anche età inferiori.

Anche Save the children nel 2015 in un rapporto denunciava l’allarmante presenza in Europa di bambini sfruttati e usati come schiavi. I bambini che giungono in Europa tramite la tratta di persone provengono principalmente da Africa, Asia ed Est Europa, e spesso in base alla loro provenienza cambia anche l’uso che ne viene fatto. Per le femmine il destino è quasi sempre lo stesso ed è la prostituzione mentre i maschi finiscono in ambiti tra i più disparati. Se arrivano dall’est Europa spesso vengono impiegati per compiere piccoli furti o scippi mentre se vengono dall’Africa hanno più possibilità di finire nel settore agricolo soprattutto per quanto riguarda la raccolta di frutta e verdura, mentre quelli provenienti dall’Asia spesso finiscono nel settore manifatturiero. Questo non vuol dire che anche i maschi non finiscano sempre più spesso anche nel giro della prostituzione (a volte come ulteriore sfruttamento nelle ore di non lavoro nei campi o nelle fabbriche) che appunto vede un incremento di maschi tra le sue fila.

bambini schiavi cobalto congo

La schiavitù minorile oggi

La maggior parte dei cosiddetti “schiavi moderni” sono sotto coercizione psicologica e per questo difficilmente denunciano il loro aguzzino, viste anche le pesanti ripercussioni in cui possono incappare. Le persone che finiscono nella tratta di esseri umani provengono perlopiù da famiglie molto povere ed è per questo che tra di loro c’è un numero notevole di bambini. Le famiglie spesso si ritrovano con molti debiti da pagare o hanno bisogno di soldi per sopravvivere e, per questa ragione,vendono i loro figli ai trafficanti, coscienti o meno, della fine che poi i bambini faranno. Quest’ultimi sono costretti a intraprendere viaggi lunghi e pericolosi in cui spesso vengono anche sfruttati sessualmente, per poi arrivare nel paese di destinazione dove iniziano a lavorare  per pagare un debito che aumenta a dismisura di ora in ora. Il viaggio da solo infatti comporta di solito un debito tra i 4 e i 10 mila euro, in base alla destinazione e al giro che devono fare per arrivare, inoltre si vedono addebitare anche i soldi che servono per il loro mantenimento come alloggio e vitto che può arrivare a diverse centinaia di euro al mese. Il debito quindi diventa ben presto impagabile per le piccole vittime che non riuscirebbero a pagarlo neanche dopo un’intera vita in schiavitù. I bambini sono costretti a lavorare per paura di ripercussioni sulla loro famiglia oppure vengono addirittura effettuate cerimonie voodoo in cui i minori sono costretti a promettere il totale risarcimento del debito contratto per il viaggio e il loro sostentamento. In caso di mancata restituzione dei soldi la cerimonia voodoo dovrebbe causare al debitore delle conseguenze di origine divina o soprannaturale su di lui o sulla sua famiglia tra cui anche la morte.  

I bambini sono sicuramente i soggetti perfetti per questi traffici in quanto meno inclini alla ribellione, e spesso meno coscienti delle loro capacità o meno istruiti. Essi sono, inoltre, spesso impiegati in lavori adeguati alle loro particolarità fisiche come le miniere, in cui spazi ridotti necessitano di corpi piccoli. Un caso che ha destato molto scalpore negli Stati Uniti riguarda, invece, lo sfruttamento di minori nei frutteti: le loro piccole mani, infatti, erano considerate perfette per la raccolta dei mirtilli. In Europa, gli “schiavi bambini” sono impiegati nel settore della prostituzione e dell’agricoltura, in particolare alcuni report hanno denunciato l’impiego di minori nei campi di coltivazione di Marijuana in Gran Bretagna.

Esiste un caso italiano?

schiavi moderni bambini

Il rapporto di Save the children si sofferma anche sulla situazione italiana dove la tratta di bambini è cresciuta anche come effetto del maggior flusso migratorio verso le coste italiane.

Secondo il rapporto, le bambine sono quelle più soggette a finire nel giro della prostituzione, anche se il numero di bambini usati in questo settore è in aumento. Solo in Italia i minori costretti a prostituirsi corrispondono al 37% delle persone finite nel giro della prostituzione e il settore, che è sicuramente uno dei più prolifici per le organizzazioni criminali, vale solo in Italia un giro d’affari di 90 milioni di euro ogni mese.

Elevata, secondo stime di Save the children, è anche la presenza di minori eritree che vengono portate in Italia sotto coercizione proprio per arricchire le fila della prostituzione. L’età media è tra i 14 e i 17 anni ma questa si sta abbassando sempre di più. Sono stime difficili da reperire perchè spesso le ragazze sono costrette dai loro aguzzini a mentire alle autorità sulla loro età dichiarando quindi di essere maggiorenni. Arrivano quasi tutte da situazioni famigliari difficili e spesso di grande povertà e costrizione psicologica che le porta al mondo della strada, sono costrette a affrontare viaggi lunghi, costosi e pericolosi dal loro paese d’origine alle coste italiane in cui vengono spesso anche vendute ripetutamente. Il loro destino è quello di lavorare per pochi euro a rapporto sessuale per saldare un debito che raggiunge spesso valori spropositati e impossibili da ripagare, costringendole ad una vita di soprusi.

Diversa ma simile è la situazione dei bambini, spesso egiziani o afghani, che arrivano sempre in Italia sotto costrizione o con la promessa di mirabolanti guadagni nel mondo del lavoro italiano. Spesso, in realtà, dopo le difficoltà del viaggio che li porta fino alle nostre coste si ritrovano a lavorare negli ambiti più disparati come raccolta di frutta e verdura, mercati del pesce o ambiti simili per anche 12 ore al giorno con un salario di circa 2 euro l’ora. Come se non bastasse le condizioni di vita che sono costretti ad affrontare hanno dell’inaudito, quello che trovano è infatti baracche fatiscenti e quantità di cibo spesso appena sufficienti per il mantenimento in vita.

 

Le fotografie sono tratte da un reportage pubblicato su LifeGate.





Vanessa Crivellaro

Mi chiamo Vanessa ho 21 anni e abito in provincia di Padova, studio scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani all'università di Padova. Le mie più grandi passioni sono la lettura e i viaggi. Sono su social news perché trovo che gli argomenti trattati siano molto interessanti e spesso non molto conosciuti. Penso che i diritti umani siano di vitale importanza e mi piacerebbe vedere un maggior impegno nella loro protezione. 

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