Più di 100 persone sepolte dal fango in Sierra Leone: di chi è la colpa?

Lo scorso 14 agosto, alle ore 6 di mattina (ora locale), la Sierra Leone è stata vittima di una catastrofe naturale che ha provocato tantissime vittime, tra cui diversi bambini. In seguito a tre giorni di pioggia torrenziale ininterrotta, un fiume di fango è venuto giù dalla collina di Sugar Loaf e ha spazzato via, nel cuore della notte, decine e decine di case e baracche, inghiottito e trascinato tutto quello che ha incontrato, distruggendo intere comunità. Il fango ha anche intrappolato alcune famiglie all’interno delle loro case. Il presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma, ha subito lanciato un appello per ricevere aiuti urgenti. Si è parlato di mille morti, ma restano tantissimi i dispersi, per cui il numero certo di vittime non si saprà mai. Il quartiere più colpito è stato quello di Regent, periferia della capitale Freetown, in cui è stato installato un centro di emergenza.

In poche ore gli aiuti sul campo

Immediati i soccorsi, Israele in testa, con l’organizzazione umanitaria IsrAID, che ha fornito medicinali e supportato le ricerche insieme alla Croce Rossa e alla popolazione locale già a pochissime ore dal disastro. Anche l’Italia ha fatto la sua parte, donando un cospicuo finanziamento alla Croce Rossa per garantire la prima assistenza alle popolazioni colpite. L’Onu si è subito mosso per allestire centri di aiuto per famiglie, donne in gravidanza o con neonati, giovani ragazze, con l’obiettivo di fornire assistenza immediata a questa fascia della popolazione e di fronteggiare i possibili abusi sessuali che potrebbero avere luogo nel caos generale e in situazioni di emergenza come questa. L’Unicef ha subito risposto all’emergenza distribuendo acqua potabile, tende, guanti, medicinali. La preoccupazione principale riguarda anche la possibilità della diffusione di malattie come il colera, il tifo o la diarrea con conseguenti epidemie, per via dei morti nelle sorgenti idriche. Massima priorità, quindi, al seppellimento dei cadaveri ritrovati. “Una corsa contro il tempo”, secondo la Croce Rossa.

sierra leone morti frana

È il Governo della Sierra Leone responsabile?

La Sierra Leone è un Paese sempre pronto alla rinascita. Due anni fa aveva sconfitto con successo l’ebola, che da quel momento non è più tornata. Ma sarebbe stato possibile evitare questa tragedia, oppure almeno limitare i danni? E, soprattutto, si tratta di una catastrofe del tutto naturale oppure è stata in qualche modo causata, o non sufficientemente prevista? Secondo Amnesty International il governo avrebbe potuto, con i mezzi a sua disposizione, arginare l’entità dei danni. Pare infatti che sia stato il fallimento della messa in atto di adeguate norme sulla costruzione edilizia e sull’ambiente a far lievitare il bilancio delle vittime. Secondo Amnesty, il governo avrebbe dovuto imparare dalle lezioni precedenti e mettere in atto soluzioni in grado di proteggere la popolazione da simili disastri.

In quella zona le piogge sono normali nel periodo tra maggio e novembre, ma le abitazioni situate in terreni pericolosi e vulnerabili potevano senz’altro essere evitate con una corretta regolamentazione e minimi standard di costruzione, supportati da  adeguate leggi ambientali. Il violento disboscamento effettuato per far posto alle case, ha reso impossibile il trattenimento dell’acqua piovana per via della fragilità del terreno. Questo ha chiaramente acuito l’entità del danno che la quantità di pioggia poteva fare, trasformandola in tragedia costata la vita a più di mille persone.

sierra leone dramma

 

Si costruisce sulle colline, dove non si può, dove non ci sono nemmeno sistemi di fognatura e di drenaggio adeguati. Il governo tende a non agire su questo fronte. Nulla è stato fatto per contrastare la costruzione illegale di abitazioni e baracche in punti molto fragili. Inoltre, il dipartimento meteorologico della Sierra Leone non ha dato l’allerta tra l’11 e il 14 agosto per effettuare l’evacuazione nelle zone considerate a rischio. Ovviamente si sarebbero potute evitare tantissime vittime se solo non si fossero trovate lì, ignare del fango che stava venendo giù. La responsabilità del governo, pertanto, è davvero grande. Avrebbe potuto evitare questa tragedia, o almeno arginarla, imparando dagli insegnamenti dal passato? Con giuste regole edilizie e ambientali, e un adeguato controllo e tutela della sicurezza della popolazione avrebbe forse potuto salvare tutte quelle persone sommerse dal fango? La risposta, in tutta onestà, non può che essere sì.

 

Luana Targia

Luana Targia nasce a Palermo nel 1993. Studia lingue, e nel 2016 si laurea in Scienze della comunicazione per i media e le istituzioni all'Università degli studi di Palermo. L'incertezza per il futuro la porta a Londra per due mesi, dove lavora come ragazza alla pari e vive la Brexit in diretta. Torna a casa consapevole che non ci rimarrà per molto, e infatti pochi mesi dopo si trasferisce a Bologna per intraprendere il percorso di laurea magistrale in Comunicazione pubblica e d'impresa. Ama leggere e scrivere, è appassionata alle cause perse, ai diritti umani, alla lotta alla mafia. Probabilmente scrivere è l'unica arma che possiede. 

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