Filippine: Duterte e la guerra alla droga

Maggio 2016, Rodrigo Duterte è il nuovo presidente delle Filippine. Con il mandato, inizia anche una sua, quasi personale, spietata guerra alla droga che continua a causare la morte di migliaia di persone.

Chi è Rodrigo Duterte?

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L’uomo, soprannominato Il Punitore, era noto già negli anni ‘90, quando aveva iniziato a ricoprire la carica di sindaco della città di Davao, caratterizzata un alto tasso di criminalità. Nel corso dei propri mandati, Duterte ha sempre avuto particolare riguardo dell’ordine pubblico, anche se con metodi non sempre convenzionali. Davao ha, infatti, registrato un calo dei reati grazie all’operato del sindaco “punitore” che ha però ricevuto diverse critiche da parte della comunità internazionale. Gruppi di difesa dei diritti umani hanno contato, tra la fine degli anni ’90 ed oggi, almeno 1.400 omicidi da parte di gruppi paramilitari a Davao. Morti sulle quali la polizia si è ripetutamente rifiutata di indagare approfonditamente. Si ritiene che, per combattere i “ribelli”, Duterte abbia armato delle milizie civili che sono poi effettivamente divenute dei veri e propri squadroni della morte pronti ad uccidere qualsiasi persona considerata una minaccia all’ordine, che si tratti di tossicodipendenti, piccoli criminali oppure anche  bambini di strada. Esecuzioni che hanno ricevuto costantemente appoggio e giustificazione di colui è ora il nuovo presidente dell’intero Paese asiatico, che le ha definite omicidi legittimi. Alcune uccisioni sarebbero addirittura state effettuate su ordine di Duterte, il quale, potrebbe aver guidato in passato uno di questi squadroni della morte.

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Alla guida delle Filippine contro la droga

L’attenzione a combattere la criminalità ha aiutato in maniera molto cosistente Duterne nella scalata al potere. Lo scorso anno è stato eletto presidente delle Filippine. Una settimana dopo il voto, ha dichiarato di voler debellare il crimine entro sei mesi, promettendo l’inferno a tutti i delinquenti. Inoltre, ha mostrato pubblicamente il proprio appoggio al ripristino della pena di morte per reati riguardanti il traffico di stupefacenti, stupro, omicidio e furto, sostenendo l’impiccagione.

Così la sua guerra al crimine organizzato, cavallo di battaglia durante la campagna elettorale, è divenuta realtà. La polizia esegue gli omicidi, le indagini pilotate si chiudono velocemente, anche per la mancanza di testimoni, che non si fanno avanti per la paura di trasformarsi nelle prossime vittime. Ogni notte si conducono raid che possono portare alla morte, in un attimo, di decine e decine di persone accusate di presunti crimini legati alla droga. Lo scorso agosto, in un solo giorno sono state uccise 32 persone.

Non solo agenti ma anche sicari appositamente assoldati, nelle strade e nelle case dei sospettati, eseguono le loro stragi, inscenando, se necessario, delle prove. Interrogata, la polizia solleva sempre la motivazione della legittima difesa.

 

Una guerra contro i poveri

Ad essere presi di mira sono sempre le persone più povere del Paese, che vengono uccise per denaro in un’economia che Amnesty International definisce dell’assassinio, in quelle zone in cui il tasso di criminalità è più alto. Un’inchiesta condotta da Amnesty ha mostrato come la polizia, partendo da un elenco di probabili tossicodipendenti o spacciatori, faccia irruzione nelle case e uccida persone disarmate, disposte anche ad arrendersi.

 

Nel frattempo, si è arrivati a parlare di possibili crimini contro l’umanità. Tirana Hassan, direttrice del settore Crisis Response di Amnesty International, ha esortato di recente la comunità internazionale a rivolgersi al Procuratore della Corte Penale Internazionale, al cui Statuto le Filippine hanno aderito, perché svolga indagini su questi omicidi e sul coinvolgimento delle alte cariche dello stato che, anzi, declinano qualsiasi responsabilità. Una senatrice filippina a capo della Commissione sui diritti umani del Senato, che aveva iniziato un’indagine sulle uccisioni extragiudiziali, è stata rimossa dal suo incarico, mentre il Presidente che si paragona ad Hitler per il massacro di tre milioni di ebrei, continua a governare un Paese che conta dallo scorso anno migliaia di morti.

 





Alice Pagani

Alice Pagani, nata a Verona il 21/06/95. Attualmente studente di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali, Diritti Umani presso l'Università degli Studi di Padova. Da sempre lettrice accanita, amante di lingue, culture e nuovi posti da scoprire. SocialNews mi permette di coltivare la passione per la scrittura, applicando, allo stesso tempo, gli studi universitari. Cosa sono per me i diritti umani? Tutti quei diritti che spettano a ognuno in quanto essere umano presente sulla Terra, non sono ammesse discriminazioni. 

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