La brutale realtà delle ragazze nigeriane: la tratta per lo sfruttamento sessuale

La tratta di esseri umani ha origini antichissime, risale già a millenni prima dell’Impero Romano. Sebbene sia da considerarsi una pratica totalmente inumana ai nostri giorni, persiste ancora, e si è intensificata soprattutto nel settore della prostituzione. Secondo il Financial Times, nel 2015, questa tratta ha riguardato 21 milioni di persone nel mondo, di cui, 4,5 sono state destinate allo sfruttamento sessuale. La maggior parte delle vittime sono donne nigeriane che per svariati motivi fuggono dal proprio paese alla ricerca utopica della ‘’vita europea’’, promessa loro dai trafficanti. Una volta arrivate però, quel sogno tanto ambito si tramuta in una vita da schiave costrette a prostituirsi per saldare il debito contratto precedentemente per arrivare in Europa.

Sebbene il problema sussista già da qualche decennio e abbia respiro internazionale, la situazione si sta aggravando soprattutto in Italia, poiché, grazie a una combinazione trasversale di fattori, sono proprio le nostre coste il punto di approdo principale di questo traffico di schiave sessuali. Nel 2016 sono arrivate in Italia ben 11 mila donne nigeriane, di cui l’80% è finito direttamente sui marciapiedi. Vista l’attuale difficoltà nel gestire il problema dei flussi migratori e il coinvolgimento delle organizzazioni criminali nei traffici, lo sfruttamento di queste ‘’vittime vulnerabili’’, che non sono una priorità paragonate all’ingente numero di immigrati che sbarcano quotidianamente in Italia, rimane praticamente invisibile alle autorità.

 

nigeriane tratta

Chi sono le nigeriane vittime di tratta?

Queste donne abbandonano la propria terra con la speranza di un futuro e una vita migliore, a volte anche per guadagnare dei soldi da inviare alle proprie famiglie. Il contesto economico e sociale in Nigeria, infatti, è critico. Dopo la guerra del Biafra (1967-1970), la povertà e la disoccupazione sono aumentate, unite a un mix di analfabetismo e di trattamento sempre peggiore della donna. Ci sono molte testimonianze di ragazze che hanno alle spalle stupri quotidiani (anche da parte dei propri famigliari) e di gruppo, approdate in Italia per sfuggire a questo terribile destino. Di conseguenza, alcune donne si mettono in contatto di propria iniziativa con i trafficanti, in alcuni casi sapendo anche che andranno a lavorare come prostitute, senza però rendersi conto delle inumane condizioni in cui avverrà. La maggior parte viene ingannata e manipolata tramite promesse che poi si riveleranno false. Una volta arrivate in Italia, vittime di queste menzogne, entrano in un circolo di prostituzione che le risucchierà per anni.

Quasi tutte queste ragazze sono analfabete o non hanno ricevuto un’istruzione adeguata, prede facili per i trafficanti che le approcciano come se fossero dei gentiluomini, capitati ‘’al momento giusto per salvarle’’. Secondo Simona Moscarelli, avvocato dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni a Roma, si sta assistendo a un forte aumento di minorenni vittime di tratta (attorno ai 13-15 anni), proprio perché le adolescenti sono più manipolabili.

Il reclutamento, infatti, non avviene più solo in grandi città quali Benin City come qualche anno fa, ma anche nelle zone più rurali, dove trovare delle potenziali vittime è più semplice a causa dell’estrema povertà. Negli ultimi anni, questa tratta si è intensificata notevolmente anche in seguito alla complicata situazione libica, che ha aperto nuove strade all’illegalità, soprattutto via mare, a costi molto bassi, senza la necessità di procurarsi passaporti falsi per far arrivare le donne in Italia, come avveniva precedentemente.

nigeriane in nigeria

 

Come funziona la tratta in Nigeria?

La tratta delle nigeriane a fini sessuali coinvolge organizzazioni criminali che variano notevolmente tra di loro, le quali riescono ad operare in maniera così efficace perché in contatto con la criminalità locale. Questi gruppi, la cui struttura organizzativa sta diventando sempre più simile alla mafia italiana, sono composti da una molteplicità di attori. In primis, ci sono i cosiddetti ‘’specialisti’’, implicati nella gestione della maggior parte delle fasi del trasporto, molti dei quali sono uomini d’affari che viaggiano in Nigeria o persone espulse dall’Italia che sfruttano le precedenti esperienze di viaggio a favore della tratta. Gli specialisti si occupano anche del reclutamento, agendo con tecniche manipolatrici diverse. Alcune nigeriane li incontrano infatti nel proprio ambiente famigliare, tramite parenti o conoscenti; ad altre capita di imbattersi in un perfetto sconosciuto che le aggancia per strada. Anche le loro famiglie, prese dalla disperazione della povertà totale, si lasciano abbindolare dai reclutatori.

Dopo l’approccio iniziale, propongono loro di viaggiare verso l’Europa, e, dato che al momento sono senza soldi, di ripagare il proprio debito lavorando nel nuovo continente come badanti, parrucchiere, donne di servizio, commesse e altre menzogne ancora. Vengono mostrate alle vittime da adescare anche audiocassette e lettere apparentemente scritte da persone già presenti nel posto, in cui viene elogiata la promettente vita italiana.

La donna entra poi in contatto con un’altra figura chiave, quella della madam o maman, una specie di protettrice che ‘’ordina’’ le ragazze dall’Italia e in alcuni casi le recluta in Nigeria. Alcune di esse sono vittime della tratta che, dopo aver terminato il proprio debito, hanno preferito entrare nell’organizzazione criminale come madam. Il loro compito è quello di organizzare il lavoro in strada e di riscuotere i guadagni, controllando assiduamente la vita – se così si può definire – delle prostitute.

Prima della partenza, le ragazze vengono sottoposte a un giuramento che segue le regole dello juju, il voodoo nigeriano fortemente radicato nella società, utilizzato come strumento di terrore psicologico nei loro confronti. Questo rituale suggella il patto tra le donne e i trafficanti, dato che le prime si impegnano ad obbedire, a non parlare della tratta e a ripagare il debito, mentre i secondi promettono di portarle sane e salve a destinazione e di liberarle una volta saldato. In caso di violazione del patto da parte delle vittime, gli spiriti maligni raggiungerebbero le ragazze e le punirebbero, seguendo la pista del loro sangue.

vittima prostituzione tratta

 

Il trasporto avverrà illegalmente tramite la rotta via mare Libia-Italia, attraversando prima la Nigeria e il Niger in bus o in auto, per poi intraprendere un viaggio pericoloso nel deserto del Sahara per arrivare a Tripoli. Nei paesi di transito, soprattutto la Libia, le donne vengono stuprate e si avviano già alla prostituzione per guadagnare qualche soldo, anche perché può capitare che debbano attendere mesi prima che venga organizzata una spedizione in Italia.

L’arrivo in Italia

Molte nigeriane, già stremate dall’esodo via mare, arrivano in Italia in condizioni pietose. Alcune sono piene di lesioni gravissime in seguito ai pestaggi e agli stupri, altre gravide e costrette ad abortire per lavorare poi come prostitute. Appena sbarcate, vengono recuperate dagli emissari di questo racket prima o subito dopo l’arrivo nei centri di accoglienza. La maggior parte delle ragazze scopre solamente in questo momento che la tanto desiderata vita europea non è altro che una menzogna, e che invece saranno obbligate a prostituirsi per ripagare il debito che hanno contratto, che di solito si aggira attorno ai 25.000-30.000 euro. Per saldarlo, essendo una somma particolarmente ingente, sono costrette a lavorare anche tra le otto e dieci ore al giorno, pagate con la ‘’modica’’ cifra di 10-15 euro a prestazione.

prostitute nigeriane tratta

 

Questo business, che oscillava tra i 152 e i 228 milioni di dollari l’anno nel 2009 in Europa, rimane invisibile perché le organizzazioni criminali nigeriane godono di una ‘’sorta di consenso’’ da parte di quelle locali. Infatti, sebbene la Mafia italiana non sia mai stata così propensa allo sfruttamento della prostituzione, non significa che non possa guadagnarci, consentendo ad altri di farlo. Una volta sbarcate in Italia, le nigeriane sono spesso avvicinate dagli operatori umanitari e agenti di polizia, dunque potrebbero denunciare i propri trafficanti. Preferiscono invece rimanere in silenzio, troppo impaurite dal ricatto psicologico derivante dal giuramento vodoo e dalle possibili ripercussioni sulla famiglia in Nigeria. Pochissime riescono ad uscire da questa situazione e a chiedere aiuto, appellandosi alla legge anti-tratta italiana, la quale prevede, in cambio della rivelazione dei nomi degli aguzzini, un particolare permesso di soggiorno, seguito dall’ospitalità in apposite comunità di accoglienza e un percorso di affrancamento psicologico. Solo una piccola parte delle donne che si liberano decidono rimpatriare, perché sanno che verranno ostracizzate dato che la prostituzione non è moralmente accettata. Quelle che rimangono in Italia, se sono fortunate trovano qualche piccolo lavoro, ma altre, a causa delle difficoltà che scaturiscono dall’integrazione nella società, si arrendono e tornano a prostituirsi. Altre ancora, come Isoke Aikpitanyi, non restano più impassibili di fronte a questo sfruttamento, e cercano di aiutare queste ragazze tramite associazioni umanitarie che lottano contro la tratta di esseri umani.

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