Ius soli, come si otterrà la cittadinanza italiana?

Da ormai tredici anni si discute in Parlamento della tanto attesa legge che darebbe la possibilità ad oltre un milione di minori, figli di genitori stranieri nati o cresciuti in Italia ed italiani di fatto, di acquisire la cittadinanza italiana. Solitamente la cittadinanza di uno stato si determina in due diverse modalità: per nascita sul territorio nazionale (il cosiddetto ius soli) oppure perché figli di genitori appartenenti a quello stato (lo ius sanguinis). In Italia, la legge sulla cittadinanza del 1992 prevede che venga applicato il criterio dello ius sanguinis secondo il quale il bambino eredita la cittadinanza dei suoi genitori.

 

Dal 1992 tante cose sono cambiate. Fenomeni come una sempre maggiore globalizzazione, dilatazione dei confini nazionali, fenomeni di estrema povertà e presenza di conflitti nei diversi paesi del mondo hanno fatto sì che le persone si mettano in viaggio portando con sé un elemento di estrema importanza: la cultura. Ciò ha comportato un cambiamento, benevolo, nella nostra società rendendola multiculturale e multietnica. È evidente che questo nuovo scenario modifichi anche il tradizionale concetto di cittadino e cittadinanza. Ed una modifica normativa è più che dovuta. Il disegno di legge presentato il 29 luglio 2015 alla Camera dalla deputata del PD Marilena Fabbri intende modificare la legge n. 91/1992 in materia di cittadinanza, soprattutto per i minori stranieri

 

Il disegno di legge del 2015 ha come origine la prima proposta di legge di iniziativa popolare datata al 2003-2004. Da allora il tema impegna le due Camere. Ma solo a ottobre del 2015, la Camera approva il testo che finirà in una sorta di limbo presso la commissione a Palazzo Madama. Quest’ultimo introdurrebbe nel nostro ordinamento la novità del cosiddetto “ius soli soft”. Due sono le modalità innovative attraverso cui si potrà diventare cittadini italiani: lo ius soli temperato e lo ius culturae.

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Mbayeb, la studentessa di Mirandola che ha accolto il presidente della Repubblica Mattarella in visita nel modenese. Fonte: La Gazzetta di Modena

Cittadinanza e Ius soli: le tappe del disegno di legge

La prima proposta di legge sullo Ius soli risale al 2004, quando la Comunità di Sant’Egidio, di cui è stato portavoce il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Mario Marazziti, ha promosso una legge con la campagna «Bambini d’Italia». Da questa iniziativa è nato un testo unificato trasformatosi in seguito in un disegno di legge approdato alla Camera il 16 maggio 2004. A questo seguì un periodo di interruzioni e richieste di approfondimenti che tennero ferma la discussione presso la Camera. A distanza di nove anni, il 27 giugno del 2013 si riprende l’esame ed a metà ottobre del 2015 viene approvato il testo. Il provvedimento è da allora in discussione in commissione Affari Costituzionali del Senato. E, secondo il calendario deciso dai capigruppo, dovrebbe approdare in Aula il 15 giugno.

Riforma e Ius Soli: cosa prevede il disegno di legge?

La riforma, che ha tratto impulso dalla proposta di legge di iniziativa popolare depositata dalla campagna “L’italia sono anch’io” del 2012, prevede il cosiddetto “ius soli soft”. In base alle nuove regole, i minori stranieri nati in Italia o residenti da anni nel Paese potranno ottenere la cittadinanza italiana, purché rispettino alcune condizioni come la frequenza scolastica o la residenza nel Paese da più anni da parte di uno dei genitori.

Le principali novità previste dal disegno di legge per acquisire la cittadinanza italiana sono lo ius soli temperato e lo ius culturae. In base al primo, i minori acquistano la cittadinanza a condizione che uno dei genitori sia in possesso di un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo o di un diritto di soggiorno permanente. Il secondo, del tutto innovativo, consente di ottenere la cittadinanza se si è arrivati nel Paese entro il dodicesimo anno di età dimostrando di aver frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, percorsi di istruzione sul territorio nazionale. Oltre a queste due categorie ci sono altre due gruppi di futuri cittadini che potrebbero appellarsi allo ius culturae ovvero coloro che hanno superato i 20 anni, limite massimo per presentare la domanda di cittadinanza, o i minori arrivati in Italia dopo il compimento del dodicesimo anno di età.

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L’elemento propulsore: giovani e associazione per il diritto alla cittadinanza

A portare avanti la campagna ci sono tanti giovani, nati da genitori stranieri in Italia, cresciuti e integrati nella società italiana che chiedono di ottenere un riconoscimento formale per poter esercitare i diritti di cittadinanza. La mobilitazione dei ragazzi, che hanno creato diversi gruppi su Facebook, e delle associazioni che se ne occupano della materia, come l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e quelle riunite nel comitato “L’Italia sono anch’io” sta muovendo non solo il tessuto sociale ma anche quello istituzionale. Su Facebook si possono trovare i gruppi #Italiani Senza Cittadinanza oppure “L’Italia sono anch’io. Campagna per i diritti di cittadinanza”, spazi virtuali dove si possono leggere le storie dei ragazzi che lottano per il diritto alla cittadinanza e insieme cercano di sensibilizzare la società e lo Stato Italiano.

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Tanti anche i deputati e i senatori che appoggiano questa iniziativa. Secondo l’ex ministra Cecile Kyenge, ogni giorno che passa e non vi è risposta per i giovani, è un giorno perso per il Paese. “Paula, Mohamed, Marwa – dice l’ex ministra – sono i nomi dei compagni di scuola e degli amici che ogni giorno giocano con i nostri figli, crescono con loro ma non hanno i loro stessi diritti. Sono un milione, sono italiani, ma non per la legge. Hanno il diritto di essere come noi, perché lo sono: italiani. Per questo deve diventare legge il più presto possibile. Ius soli subito”.  

Lo scorso febbraio, il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini ha sottolineato la necessità di approvare la legge sullo ius soli e che il governo ponga la fiducia sulla proposta di legge, riportando il tema al centro della polemica politica. Per quanto l’argomento della cittadinanza sia di immediata importanza. Dal canto suo, il presidente del Senato, Pietro Grasso ha specificato che “Purtroppo le Commissioni stabiliscono priorità che sfuggono a quelle che possono essere le percezioni e le esigenze dei cittadini”.

Verso il riconoscimento: lo ius soli “sportivo”

Mentre i gruppi di giovani, stranieri d’origine ma italiani di fatto, si impegnano ad influenzare l’esito di queste discussioni in Parlamento, vi sono alcuni piccoli ma significativi risultati. Uno di questi è il cosiddetto ius soli sportivo. Dal 20 gennaio 2016, infatti, esiste in Italia una legge che permette ai minori stranieri di essere tesserati presso le federazioni sportive italiane. Lo ius soli sportivo è rivolto a tutti i minori che risiedono regolarmente sul territorio “almeno dal compimento del decimo anno di età”. Per loro è prevista l’iscrizione alle federazioni “con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani”: anche se riconosciuti “a metà”, in quanto non è possibile loro essere inseriti nelle selezioni nazionali, possono almeno essere liberi di fare sport.

Un altro risultato significativo è costituito sicuramente dall’attenzione che i media, politici e società accordano a questa tematica. Anche se vi sono molti voci contrarie alla possibilità che il decreto di legge possa finalmente trasformarsi nella nuova legge sulla cittadinanza, l’evoluzione in positivo del discorso pubblico e politico fa sperare in una leggera brezza di cambiamento.  

 

Ala Jalba

Ala Jalba, nata a Balti, città nel nord della Moldavia, il 29.07.93. Attualmente studentessa di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani presso l'Università degli Studi di Padova. Lettrice instancabile con la passione per la storia ed il Sud-est Europa, colleziono lingue da imparare e posti da scoprire. Su SocialNews coltivo la passione per la scrittura e il giornalismo cogliendo l'occasione per mettere in rilievo ciò che mi sta più a cuore: combattere le discriminazioni e promuovere il rispetto della vita di ogni persona. Cosa sono per me i diritti umani? Mi piace paragonarli a dei corsi d'acqua in quanto elemento indispensabile per la vita di tutti noi. Come questi, essi dovrebbero innervare la nostra società, cultura ed esperienza politica e giuridica senza alcuna eccezione o proroga. Ma prima di tutto, dovrebbero essere il pilastro portante di tutti noi. 

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