Marine Le Pen per i cittadini francesi, ma contro i diritti umani?

È il grande giorno, i francesi si stanno recando alle urne per il ballottaggio che vede sfidarsi i due candidati alla presidenza francese, l’europeista Emmanuel Macron del nuovo partito En Marche! e Marine Le Pen, leader dello storico partito di estrema destra, Front National. Durante la campagna elettorale, i due candidati si sono impegnati a presentare i propri programmi politici e a spiegare le proprie visioni su diversi temi che vanno dal lavoro all’ambiente, dalla sicurezza al welfare. In particolare, il programma di Le Pen desta non poche preoccupazioni quando, in alcuni punti, tratta il tema degli immigrati “clandestini”, dei simpatizzanti della “jihad” e della sicurezza nazionale.

Il programma di Marine Le Pen: frontiere, sicurezza ed immigrazione

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Il programma di Marine Le Pen è composto da 144 punti, alcuni dei quali descritti in maniera molto dettagliata. La candidata spiega quale sarà l’impegno che prenderebbe, qualora vincesse al ballottaggio, per “Rimettere in ordine la Francia” nell’arco dei prossimi 5 anni. Al centro del discorso politico di Le Pen troviamo il ritorno del patriottismo, quindi l’importanza della nazione e del popolo francese al quale vorrebbe conferire più potere di influenzare e decidere sulle politiche che il governo formulerà ed implementerà. Basa la sua azione politica sulla “rivoluzione della vicinanza”, coniando termini quali “vicinanza democratica”, “vicinanza economica” e “vicinanza politica” che vedono come protagonisti soltanto i cittadini francesi, escludendo qualsiasi altra categoria di soggetti presenti nella società. Il programma critica in particolar modo la scelta “mondialista” incarnata dai suoi avversari definita come distruttiva degli equilibri sociali ed economici del paese e assume una posizione di chiusura verso l’Unione europea (la cosiddetta scelta “patriottica”) e verso il tema che maggiormente preoccupa l’Europa “unita”: la “crisi dei migranti”.

Tra le proposte di Le Pen ci sono: l’abbandono di Schengen per ristabilire le frontiere nazionali, l’adozione di una linea dura sull’immigrazione, un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine per garantire al meglio la sicurezza della nazione, una risposta efficace alla minaccia terroristica.

Per quanto riguarda l’immigrazione, è previsto l’espatrio dei “criminali” stranieri attraverso accordi bilaterali, la non naturalizzazione degli stranieri entrati illegalmente in Francia, l’eliminazione dello ius soli e riduzione dell’immigrazione legale a 10.000 stranieri all’anno. Non solo. Secondo LesEchos, Le Pen sosterrebbe anche un “periodo di attesa” di due anni durante il quale agli immigrati in attesa di un documento non verrebbero rimborsate alcune spese sanitarie. Ciò a causa della loro irregolarità che non gli permette di lavorare. Queste ultime proposte si scontrerebbero non solo con il principio di libertà di movimento dei cittadini europei sancito dai trattati istitutivi dell’Unione europea, ma anche con tante altre libertà e diritti garantiti dallo strumento fondante dei diritti umani, la Dichiarazione universale dei diritti umani, entrata in vigore nel 1948.

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Le idee di Le Pen sono contro la Dichiarazione universale dei diritti umani?

Il secondo articolo della Dichiarazione universale recita così:

Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Questo articolo mette in evidenza di come i diritti enunciati nella presente Dichiarazione spettino a tutti indifferentemente dall’origine nazionale o sociale, di nascita o di altra condizione. Invece la leader francese di destra si propone di violare questi diritti attraverso dei provvedimenti che vedono esclusi gli “immigrati irregolari” dall’accesso gratuito ai servizi sanitari e dall’istruzione.

A dicembre dello scorso anno, ha messo in chiaro il suo pensiero sui (non) diritti dei figli degli immigrati sans-papiers: “Considero che la solidarietà nazionale si debba esprimere verso i francesi. Non ho nulla contro gli stranieri ma dico: “Se venite nel nostro Paese, non vi aspettate di essere assistiti, curati o che i vostri figli vengano curati gratis. Ora la ricreazione è finita”.

Affermando ciò, la candidata alla presidenza va non solo contro la Dichiarazione universale dei diritti umani, in particolar modo contro i diritti enunciati negli articoli 13 (libertà di movimento) 22 (realizzazione dei diritti economici, sociali e culturali) e 26 (diritto all’istruzione) ma anche contro la Costituzione francese stessa. Nella prima parte di quest’ultima troviamo infatti il seguente enunciato:

La Nazione assicuri all’individuo e alla famiglia le condizioni necessarie al loro sviluppo e garantisce a tutti la protezione della salute, la sicurezza materiale, il riposo e le vacanze. La Nazione garantisce al fanciullo e all’adulto parità di accesso all’istruzione, nella formazione professionale e alla cultura. L’organizzazione dell’insegnamento pubblico, gratuito e laico in tutti i gradi, è un dovere dello Stato.  

Il rispetto dei diritti umani: un dovere per gli Stati

Non possiamo certo rimanere indifferenti di fronte a presenze partitiche di estrema destra dalle posizioni ambigue per quanto concerne i diritti umani proprio nel cuore dell’Unione Europea. Non si possono creare categorie di persone con più diritti, i cittadini francesi, e all’ opposto, altre con meno diritti e libertà, gli “immigrati irregolari” o qualsiasi forma di straniero. Sin dall’entrata in vigore della Dichiarazione universale dei diritti umani, si presupponeva che i diritti umani si moltiplicassero col tempo non, certo, che diminuissero oppure venissero garantiti solo per un ristretto gruppo di persone. Il ballottaggio francese ci dirà qual è la posizione del popolo d’Oltralpe sul tema tanto delicato dei diritti umani e delle libertà per le quali si è lottato tanto all’indomani della seconda guerra mondiale. Sarà la scelta “mondialista” ed europeista a prevalere oppure “il patriottismo” di Marine Le Pen? Bisogna dire che a pochi giorni di distanza dalla Festa dell’Europa del 9 maggio, questa scelta può farci vedere quanto la Francia sia vicina allo spirito europeo che, nel 1950, ha determinato la creazione dell’odierna Unione Europea,  risposta ai mali inferti dai regimi nazista e fascista della seconda guerra mondiale. La preoccupazione è che proprio ciò contro cui si lotta da anni rientri in Europa dalla porta principale, quella della scelta democratica dei cittadini. L’impegno, però, dovrebbe essere mirato a far prevalere i valori riconosciuti come giusti e rispettosi dell’essere umano.

 

Ala Jalba

Ala Jalba, nata a Balti, città nel nord della Moldavia, il 29.07.93. Attualmente studentessa di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani presso l'Università degli Studi di Padova. Lettrice instancabile con la passione per la storia ed il Sud-est Europa, colleziono lingue da imparare e posti da scoprire. Su SocialNews coltivo la passione per la scrittura e il giornalismo cogliendo l'occasione per mettere in rilievo ciò che mi sta più a cuore: combattere le discriminazioni e promuovere il rispetto della vita di ogni persona. Cosa sono per me i diritti umani? Mi piace paragonarli a dei corsi d'acqua in quanto elemento indispensabile per la vita di tutti noi. Come questi, essi dovrebbero innervare la nostra società, cultura ed esperienza politica e giuridica senza alcuna eccezione o proroga. Ma prima di tutto, dovrebbero essere il pilastro portante di tutti noi. 

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