L’Europa è vicina alla gente?

L’Europa sembra avere un problema, non nella legittimità o nell’efficacia, ma in una vera leadership, in una classe politica europea capace di rispondere alle nuove e crescenti esigenze

Raul Radoi

Prima di tutto, con “istituzioni europee” si può intendere una quantità di sistemi europei, dalla politica all’architettura amministrativa, passando per il sistema legale ed economico. La risposta alla domanda dovrebbe, quindi, concentrarsi su ciò che “l’Europa” dovrebbe fare per essere efficace e rispondere alle aspettative dei cittadini in questi tempi difficili.
La costruzione europea è all’origine di un progetto di pace e prosperità. Dopo la Seconda guerra mondiale, l’interdipendenza economica e politica delle Nazioni europee, che sono state spesso in guerra le une contro le altre, e la creazione di organismi sovranazionali in campo economico e giuridico sono state viste come possibili soluzioni per una pace duratura. Come premessa per la ricostruzione, lo sviluppo economico e la prosperità. E gli ultimi sessant’anni di integrazione europea hanno pienamente dimostrato la verità di questo assunto, unico e audace, dei padri fondatori. A partire dagli anni ‘90, inoltre, l’Europa ha riunito persone e Paesi divisi nel dopo-guerra sotto gli stessi valori e gli stessi obiettivi. L’Europa si è rivelata un modello politico sognato da molte Nazioni nel mondo.
Nonostante la sua unicità e il suo successo, l’Europa sembra oggi essere in crisi.
Il fatto che sono stati raggiunti con successo i suoi obiettivi fondanti non sembra più essere sufficiente dal punto di vista dei Paesi o delle aspettative dei cittadini. Brexit, euroscetticismo e scarsa affluenza alle elezioni europee sono un dato di fatto. Ognuno tende ad incolpare le istituzioni europee, la loro efficienza, la “burocrazia” e una certa distanza dagli Europei.
Ma l’Europa non è solo delle istituzioni. Le decisioni non sono estranee ai Governi degli Stati membri. Questi si siedono e votano in Consiglio e determinano obiettivi futuri e politiche. Allo stesso modo, molti politici nazionali sono membri del Parlamento europeo e mantengono forti legami con i rispettivi partiti politici nazionali. Nulla accade a Bruxelles che non sia conosciuto o accettato, in un modo o nell’altro, a livello nazionale degli Stati membri.

Il fatto che sono stati raggiunti
con successo i suoi obiettivi
fondanti non sembra più essere
sufficiente dal punto di vista
dei Paesi o delle aspettative dei
cittadini.

Se qualcosa non funziona, i Governi danno troppo facilmente la colpa a Bruxelles; se qualcosa va bene, si prendono i meriti per essere rieletti.
Alcuni dicono che “troppa Europa sta uccidendo l’Europa”.
Altri, che l’Europa non sta facendo abbastanza. Alcuni sono alla ricerca di soluzioni del passato, giustificando nazionalismi autoritari e polverosi. Nel frattempo, le istituzioni di Bruxelles stanno lavorando. 60.000 dipendenti hanno a che fare quotidianamente con “l’Europa delle piccole cose”, inosservati, forse, ma che migliorano la vita di ognuno di noi. Aspetti sociali, tariffe di roaming, mobilità e sicurezza dei lavoratori, norme in materia di successioni, divorzio, responsabilità dei genitori in caso di rapporti giuridici transfrontalieri. Tutti questi problemi quotidiani della nostra vita sono migliorati grazie al lavoro e all’intervento delle istituzioni europee. Su altri aspetti si sta migliorando. Le stesse istituzioni europee hanno l’obbligo, e lo soddisfano sempre, di consultare le parti interessate, i beneficiari delle loro politiche e hanno l’obbligo di negoziare, adottare e mettere in pratica nuovi strumenti legislativi.

I cittadini, le organizzazioni professionali, i sindacati, i gruppi di interesse aziendale, tutti possono affermare le loro posizioni in modo da essere presi in considerazione. I Governi nazionali sono, naturalmente, nelle migliori posizioni e nelle condizioni di trarre le “linee rosse” attraverso i testi di legge che devono essere negoziati e si devono adattare alle realtà di 28 Paesi. Alla fine, si raggiunge un compromesso e le leggi europee possono essere applicate. Ma un compromesso significa vincere e rinunciare al tempo stesso. Non ci sono vinti e vincitori al 100% nel processo di integrazione europea. C’è sempre un compromesso in cui ogni Nazione ed ogni gruppo portatore di legittimo interesse sono in grado di trovare soddisfatte le proprie aspettative.
Ecco come funziona l’Europa nella pratica. Ed è abbastanza efficace se si prendono in considerazione i livelli di personale impiegato in confronto con le amministrazioni nazionali…
Tuttavia, l’Europa sembra avere un problema. A mio parere, non nella legittimità o nell’efficacia. Ma in una vera leadership, in una classe politica europea capace di rispondere alle nuove e crescenti esigenze. Il terrorismo, le minacce alla sicurezza, le preoccupazioni demografiche, la crisi economica, la contestazione delle Democrazie liberali verso regimi con tendenze autoritarie, l’alienazione dei cittadini dai valori e dall’identità europea politica… I leader europei sono tutti a conoscenza dei principi, dei valori, dei meccanismi e delle azioni che hanno funzionato durante gli ultimi sessant’anni, in tempo di pace e prosperità, sviluppati sulla base dei principi e degli obiettivi fondanti. Le ricette per affrontare le nuove
minacce non sono ancora a punto. I leader non sembrano ancora aver individuato le soluzioni adeguate per questi tempi e queste minacce non convenzionali.

I leader europei sono tutti a
conoscenza dei principi, dei
valori, dei meccanismi e delle
azioni che hanno funzionato
durante gli ultimi sessant’anni,
in tempo di pace e prosperità,
sviluppati sulla base dei principi
e degli obiettivi fondanti

L’Europa ha, pertanto, bisogno di una nuova motivazione, forse di una rinfrescata alla sua ragion d’essere. Di solito, le minacce sono in grado di unificare popoli, Nazioni, Stati. Questo è un fatto nella storia. Tuttavia, richiede tempo. Proprio ora siamo alla ricerca di una nuova e solida motivazione politica.
Ma dobbiamo farlo più velocemente del solito. E qui la dirigenza ha un ruolo importante, più importante dell’ordinaria amministrazione delle istituzioni per come l’abbiamo conosciuta finora.
Speriamo.

Raul Radoi, Segretario Generale del CNUE – Consiglio dei Notariati dell’Unione Europea

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