Europa scomoda per Trump e Putin

Trump e Putin, Putin e Trump. La strana coppia in questi giorni, alla vigilia dell’insediamento di “The Donald” alla Casa Bianca, sta facendo parlare di se nei giornali di tutto il mondo. I temi: la Nato e l’Europa, il Medio Oriente ma anche la Cina e l’Asia. I loro discorsi sembrano quasi una spartizione del mondo stile Risico.

“La Brexit è stata una grande cosa e io farò un accordo con il Regno Unito”, ha infatti dichiarato il presidente americano neoeletto. “L’Unione europea rappresenta di base soltanto un mezzo per raggiungere gli obiettivi della Germania” ha continuato. E ancora “la NATO è un anacronismo”.

L’obiettivo è destabilizzare l’Europa politicamente, economicamente, militarmente. L’Unione Europa, da sola rappresenta il 16,5% dell’import/export globale. E’ la principale potenza economica, unisce 27 paesi, ed è governata in maniera unica al mondo. Troppo sia per Trump che per Putin.

trump e putin all'attacco dell'europa

L’intenzione è di dividerci per negoziare singolarmente con ognuno degli Stati dell’Unione nella speranza di stimolare una “Brexit” dopo l’altra. Un’Europa disunita fatta di deboli staterelli diventerebbe terreno di conquista per Mosca tanto quanto per la Washington in salsa trumpiana. Se tutto questo fosse confermato dimostrerebbe una strategia spregiudicata e vincente di Trump e Putin per il controllo del mondo occidentale.

Almeno questo è ciò che emerge dalle dichiarazioni di Trump a due importanti giornali europei, il tedesco Bild e il britannico Sunday Times. In entrambi i casi, traspare chiaramente la vicinanza con gli obiettivi della Russia“dobbiamo cominciare a fidarci di Vladimir Putin”. Anche se sono molte le evidenze poco progressiste del leader Russo, dal fatto che ha aggirato la legislazione russa per rimanere al vertice del potere da 20 anni, fino ad arrivare in questi giorni alla depenalizzazione ad illecito amministrativo della violenza domestica, perchè considerata “parte della cultura russa”.

I primi strali di Trump presidente sono per la NATO da smantellare perchè obsoleta e perchè fastidiosa a Putin. Ma non ha risparmiato critiche e frecciatine contro Angela Merkel, colpevole, secondo lui, di aver fatto un “errore catastrofico” con le politiche migratorie. Il tutto grazie alle armi che lo hanno portato alla vittoria negli USA, avvallando alcune delle bufale e false notizie che girano da tempo contro la cancelliera tedesca.

Siamo di fronte ad attacchi mirati da parte di siti internet di estrema destra contro la Merkel, disinformazione che assume ancor più valore in vista delle elezioni che si svolgeranno in Germania nel 2017. Lo schema utilizzato è simile a quello già visto nella diffusione delle bufale nei confronti di Hillary Clinton durante la campagna elettorale. Gli esperti di fact-checking (verifica dei fatti) hanno dimostrato che più di due terzi delle affermazioni di Trump nell’ultimo anno sono false, ma la sua credibilità non ne risente.

Fra i siti all’aiuto di Trump nella disinformazione sull’Europa e sulla Germania c’è Anonymousnews.ru, dove vengono pubblicati temi cari alla propaganda del governo russo e la cui pagina fu bloccata lo scorso maggio da Facebook. Sono solo i primi giorni dell’asse tra Trump e Putin, ma purtroppo la strategia vincente è quella di distorcere la realtà grazie al sitema oggi chiamato della post-verità.  La formula descrive la pericolosa tendenza delle democrazie occidentali a non credere più ai fatti nel dibattito politico, bensì alle menzogne pronunciate in tono sicuro.

L’Oxford Dictionary ha eletto parola dell’anno “post truth”. La gente è più influenzabile dalle emozioni che dalla realtà. Nel suo libro The post-truth era (L’era della postverità), Ralph Keyes definisce la menzogna “un’affermazione falsa, fatta in piena cognizione di causa con l’obiettivo d’ingannare”.

Purtroppo il mondo sta cambiando e sta dimenticando i risultati degli scorsi populismi del primo novecento. Oggi secondo il World Economic Forum solo il 25% dei nati negli Ottanta ritiene “essenziale” vivere in un sistema democratico. Ma i giovani sembrano anche incapaci di sviluppare un senso critico credendo ciecamente alle miriadi di voci false della rete. Il risultato sono la Brexit inglese, l’elezione di Trump, il referendum italiano.

Che strumenti abbiamo, dunque, per affrontare le sempre più evidenti infiltrazioni di disonestà nel discorso pubblico? Se la generale amnesia degli orrori dei regimi autoritari e non democratici è preoccupante, il vero problema è che la politica è sempre più percepita come un’attività per cacciatori di rendite di professione, interessati al mantenimento dello status quo e distanti dalla popolazione reale. Però, forse, è proprio l’arena politica lo spazio dove si possono cambiare le cose, anche dal basso dove l’indignazione ha un potere reale e dove le informazioni e quindi la realtà non deve essere “post” ma attentamente verificata.

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