Mattia Vettorello, in Nepal per dar voce ai terremotati

Mattia Vettorello – Fonte: www.frostscape.com

Mattia Vettorello è un ragazzo di 26 anni di Treviso. Ha preso in mano la sua vita per sconvolgerla. Ha lasciato il lavoro e iniziato a camminare nei sentieri del mondo, là dove lo porta il cuore. Primo viaggio In Islanda e poi Nepal per dar voce alla popolazione investita dalla tragedia del terremoto. Questo progetto ha un nome e degli obiettivi, si chiama Frostscape e si può seguire l’evolversi sul sito internet www.frostscape.com oltre che sui social network. E’ a coronamento del primo viaggio e in seno a questo progetto che Mattia scrive e pubblica il volume “Materia Instabile” stampato in edizione limitata di 806 copie, tante quanti i chilometri percorsi nel suo primo viaggio da esploratore nella terra dei ghiacci: l’Islanda.

 

Ciao Mattia, grazie di aver dato la tua disponibilità a questa intervista. Parto subito con le domande. Da dove nasce la tua passione per il viaggio? “Perdersi. Questo e non altro desidero quando mi ritrovo in un luogo che non conosco”. Puoi descrivere cosa intendi con queste parole, ma soprattutto le sensazioni che provi quando ti perdi?

Ciao, allora il desiderio e la voglia di viaggiare nasce dalla voglia di confrontarsi e conoscere anche con nuovi spazi e con cose non conosciute fino al momento che le fai tue. E’ tutto legato al concetto di esplorare. Il mio perdersi non è un perdersi negativo, ma un perdersi di curiosità. Le emozioni che mi animano in un posto che non conosco sono indescrivibili, ho sempre avuto in me la voglia di scoprire. Il viaggio lo vedo come una voglia di imparare. Il desiderio di visitare il mondo c’è e trovo anche difficile vivere in un posto fisso. Krakauer diceva che gli unici uomini per lui sono quelli pazzi, quelli desiderosi di vivere ogni momento e ogni istante.

E tu l’hai fatto, lasciando il lavoro per viaggiare giusto?
Si diciamo che l’ho fatto chiudendo la collaborazione che avevo nel mondo del design, per fare un cambio radicale dove le scelte dipendessero da me e non più da altri. Essere indipendente e fare progetti innovativi; in particolare mi piacerebbe fare il viaggiatore a livello professionistico e non solo occasionalmente. La passione per la progettazione non è passata, ora però non più rivolta verso l’oggetto ma più verso il viaggio.

 

Nepal 2016 – Fonte: www.frostscape.com

Ci hai provato fin da subito con un viaggio, l’Islanda. Un viaggio importante di 800 km in una terra anche difficile.
Si ho iniziato subito con un viaggio, un viaggio che mi ha da subito lasciato la sensazione di solitudine in mezzo alla natura. Ho iniziato con l’Islanda perché avevo un biglietto già prenotato grazie al lavoro che facevo precedentemente e quindi ho pensato di sfruttare la cosa cercando comunque di costruire un esperienza di significato. L’Islanda è un terra piena di colori, di climi e terreni diversi.

Invece il 24 aprile scorso sei partito per un viaggio forse più impegnativo e non solo per la distanza… ci vuoi raccontare questa scelta e cosa ti ha spinto in Nepal?

La motivazione della scelta è stata quella di poter raccontare al mondo lo stato del Nepal a un anno di distanza dal terremoto, allo stesso tempo volevo dar voce alle persone che hanno vissuto questa brutta esperienza.

Due mesi passano veloci ma possono anche non passare mai, ci puoi descrivere il tuo rapporto con la popolazione e raccontarci le tue opinioni su una terra che si è trovata distrutta dal terremoto?

Il Nepal è stato un po’ diverso dall’Islanda, sono rimasto molto deluso dalle persone. Forse avevo delle aspettative troppo alte. Ho trovato le persone un po’ veniali, molto legate ai soldi. Non facendo il semplice turista ho potuto capire che tendono a trattare sia il turista, lo straniero lavorante o il viaggiatore come una banca viaggiante.

Mi è capitato di aiutare dei ragazzi, due nepalesi e un indiano, che si erano persi nella nebbia. Siamo riusciti a raggiungere una guest house e la receptionist non ci ha permesso di condividere la stanza tutti assieme in quanto io essendo per lei un turista “godevo” di tariffazioni diverse, infatti ho deciso di uscire e piantare la tenda fuori. Purtroppo, salvo un amico, in Nepal non ho conosciuto persone che hanno voglia di affrontare la vita e puntare sui contenuti per migliorare la situazione. La gente invece aspetta che cada qualcosa dal cielo e in particolare attende, quasi fosse la scusa ad ogni cosa, gli aiuti che il governo ha promesso loro. Una cosa che mi ha lasciato perplesso è che ci sono persone apparentemente povere ovunque ma tutti hanno comunque in mano uno smartphone. E’ stata un’esperienza negativa ma comunque ho imparato qualcosa.

 

Mattia durante il suo cammino in Nepal

Mattia durante il suo cammino in Nepal – Fonte:www.frostscape.com

Dal viaggio in Islanda nel 2015 è nato un libro “Materia instabile” ci possiamo aspettare un’altro volume frutto dell’esperienza in Nepal? Ci puoi anticipare qualcosa?

Adesso mi prendo un periodo per pensarci su, anche perché il viaggio in Nepal è stato stancante soprattutto dal punto mentale e sinceramente avrei voglia di scriverlo, ma ci sono anche dei costi da sostenere. Il primo libro infatti è stato studiato e realizzato in tiratura limitata (806 copie come i km percorsi) su un supporto cartaceo particolare. Magari il nuovo libro lo realizzeremo attraverso crowdfunding, non prometto nulla ma… la vita è un po’ come un viaggio: puoi decidere la meta ma non puoi programmare tutto il resto.

Michel Mucci
Collaboratore di Social News

Michel Mucci

Nato nel 1985 a Gorizia contesto questo pluri culturale e linguistico. Laureato nella facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università di Udine in relazioni pubbliche. Da 10 anni attivo nel mondo del volontariato locale e impegnato socialmente e politicamente. Passato da ufficio stampa per eventi e in diversi enti pubblici, ora opera all’interno di una company come responsabile recluting e gestione risorse umane. 

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