Nel superiore interesse dei più giovani

Aiutarli nel momento della fragilità massima significa costruire con loro il senso di cittadinanza, uscire dalla logica della spesa per far fronte al bisogno immediato e investire, invece, su un progetto di paese

Sandra Zampa

www.fainotizia.it

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Era necessaria una nuova legge di riordino del sistema nazionale di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati? Qual è il superiore interesse di questi minori che non sia già previsto nella Convenzione di New York sui diritti del fanciullo? La Convenzione indica nel perseguimento del superiore interesse del minore il principio ispiratore di ogni decisione istituzionale e politica.
Impone a quanti entrano in relazione con i minori “protezione e cura“ necessarie “al loro benessere”. In Italia i minori stranieri non accompagnati sono titolari dei diritti garantiti dalla Convenzione di New York. La risposta alla domanda sta nella consapevolezza che i diritti sanciti nella Convenzione, se non tradotti in norme, non sono esigibili. Se, dunque, si è reso necessario, sul piano legislativo, un intervento che rendesse i minori stranieri non accompagnati soggetti attivi nell’esercizio dei diritti universali dell’infanzia, è la situazione reale che ne fornisce il carattere di urgenza.

La storia dei diritti dell’infanzia prende avvio al termine del primo conflitto mondiale.
Nel 1923, dinanzi alle terribili condizioni di vita dei bambini orfani, ammalati, abbandonati, Eglantyne Jebb redasse la prima Carta dei Diritti del Bambino. Si tratta di pochi articoli, cinque in tutto, scritti con semplicità e dettati dal carattere di urgenza perché qualcosa doveva cambiare, e subito, per tutti i bambini, a cominciare dalle vittime di quella guerra, tra le più sanguinose della Storia, che produsse milioni di morti in Europa.
Oggi ci troviamo di fronte ad un fenomeno migratorio di minori in stabile incremento.
Questi bambini e adolescenti fuggono da guerra, fame, malattie e dall’orrore della violenza inaudita del terrorismo.
Uccisi, torturati, violentati, in alcuni casi sepolti vivi, decapitati e crocifissi: mai come oggi siamo costretti a confrontarci con la violenza del fenomeno terroristico che colpisce soprattutto i più giovani e che si aggiunge alle ragioni per le quali le famiglie tentano di mettere in salvo i propri figli. Avvertiamo l’urgenza di provvedere all’accoglienza di questi minori sostituendo il carattere emergenziale dei nostri interventi con azioni che mettano a sistema, sul piano nazionale, ogni iniziativa in questo campo. Nella vita di questi ragazzi, “emergenziale” ha significato trovare ostacoli sul cammino verso quel futuro migliore che andavano cercando con tanta determinazione da abbandonare la propria terra. Ostacoli talvolta insuperabili e, dunque, fatali: ragazzi scomparsi, arruolati da organizzazioni criminali, ragazze e ragazzi vittime di tratta in balia dei carnefici, costrette o costretti alla prostituzione, al lavoro nero nei mercati delle nostre città dove, sotto gli occhi di tutti, si consuma la quotidiana violazione dei loro diritti fondamentali.

Per i Comuni, tenuti a prendersi carico e cura dei minori stranieri non accompagnati presenti nel territorio di riferimento, emergenziale ha significato l’impossibilità di far fronte ai costi dell’accoglienza, l’inadeguatezza o l’incapacità di esercitare il ruolo di “tutore”, non poter contare su reti di accoglienza o comunità specializzate o di avviare affidi. Per gli operatori sociali e per le comunità di accoglienza ha significato problemi finanziari e contenziosi chiusisi solo di recente. Per le organizzazioni internazionali chiamate a concorrere alla gestione del fenomeno, responsabilità frustrate. Per lo Stato, cioè per la collettività, ha significato spesso un dispendio di risorse non ben finalizzato e, soprattutto, lo smarrimento del senso della propria azione: aiutare queste ragazze e questi ragazzi a costruirsi un futuro sarebbe assai più semplice rispetto ad altre categorie di immigrati in ragione della loro giovane età, della capacità di apprendimento, della determinazione a costruirsi una vita migliore.
Aiutarli nel momento della fragilità massima significa costruire con loro il senso di cittadinanza, uscire dalla logica della spesa per far fronte al bisogno immediato e investire, invece, su un progetto di paese.

La prima parte della proposta di legge interviene sulle falle più pericolose del sistema: la prima accoglienza e i tempi necessari all’identificazione, operazione indispensabile alla messa in sicurezza dei minori.
Chiede agli enti locali di promuovere la sensibilizzazione e la formazione di affidatari per favorire l’affidamento familiare dei minori stranieri non accompagnati, in via prioritaria rispetto al ricovero in una struttura di accoglienza. Prevede la costituzione di un sistema informativo nazionale dei minori stranieri non accompagnati con la creazione della cartella sociale con elementi utili alla determinazione della soluzione di lungo periodo migliore nel superiore interesse del minore. Stabilisce l’istituzione, presso ogni Tribunale per i Minorenni, di un elenco dei tutori volontari. Ma il vero cuore della legge è rappresentato dall’ingresso dei minori stranieri non accompagnati nel Sistema di protezione per richiedenti asilo che estenderà, appunto, la sua denominazione a questa nuova categoria.

La legge fornisce indicazioni importanti: nella scelta del posto, tra quelli disponibili, in cui collocare il minore, si deve tener conto delle esigenze e delle caratteristiche dello stesso risultanti da specifici colloqui con personale formato ed esperto, valutando, quindi, la tipologia dei servizi offerti dalla struttura di accoglienza; istituisce un sistema di monitoraggio sulle strutture di accoglienza; prevede misure di accompagnamento verso la maggiore età e misure di integrazione di lungo periodo; contempla il diritto all’istruzione; stabilisce un concreto ed effettivo diritto all’ascolto dei minori nei procedimenti: presso ogni Commissione territoriale è istituita una sezione specializzata nell’ascolto dei minori stranieri non accompagnati richiedenti protezione internazionale; prevede che in tutti i procedimenti amministrativi e giurisdizionali riguardanti i minori sia preso in considerazione con carattere di priorità il loro superiore interesse.

Un articolo è destinato al problema della tratta: particolare tutela deve essere garantita nei confronti dei minori stranieri non accompagnati con programmi specifici di assistenza finalizzati ad assicurare adeguate condizioni di accoglienza e di assistenza psico-sociale, sanitaria e legale, prevedendo soluzioni di lungo periodo, anche oltre il compimento della maggiore età.

Pur essendo ancora in via di approvazione, questa legge ha tuttavia cominciato a realizzarsi in alcune delle sue parti grazie all’approvazione del decreto legislativo 142/2015. Recependo due direttive europee, la norma ridisegna il sistema di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, in particolare quella delle persone vulnerabili, primi tra tutti i minori, specie se non accompagnati. La concreta anticipazione della legge rappresenta la dimostrazione della sua necessità e praticabilità, ma è anche il risultato di un lavoro svolto insieme a tutti i soggetti coinvolti, in testa a tutti Save the Children e Anci. L’approvazione di questa legge darà al nostro Paese un primato di cui andare orgogliosi e mai epoca è stata così bisognosa che ciò avvenga.

Sandra Zampa, Vice Presidente Commissione Bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza

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