L’immigrazione come valore

Superando la “sindrome dell’assedio”, poniamo l’attenzione sulla parte strutturale del fenomeno ovvero su quei circa 5 milioni di stranieri che si trovano da tempo in Italia e rappresentano un valore aggiunto per l’economia del Belpaese, ma non soltanto

Franco Codega

Franco CodegaIl tema dell’immigrazione rappresenta una delle questioni più “calde“ nel dibattito politico. I media ne fanno oggetto di quotidiane trasmissioni televisive e di reportage che cavalcano le situazioni di tensione registrate in diverse località. Finiscono col fornire una “narrazione“ del tutto distorta e fuorviante del fenomeno intero.
In questa sede non vorrei analizzare la questione dei profughi, che esprime logiche e peculiarità specifiche, comunque ben lontane da quella “sindrome d’assedio“ che alcuni desiderano far apparire.
Alla data del 2 novembre, infatti, le persone sbarcate dopo aver attraversato il Canale di Sicilia sono state 141.039, quasi il 10% in meno rispetto allo scorso anno. Così, per l’intero 2015 si prevede l’arrivo di un numero minore di profughi, sempre nei confronti dello scorso anno. Come è noto, infatti, il grosso del flusso ci passa a fianco, percorre la Croazia, la Slovenia e va diretto in Austria e in Germania.
È la Germania che assorbe l’intero flusso degli arrivi: un milione, alla fine dell’anno!
Qui intendo mettere a fuoco un’altra realtà, quella dell’immigrazione strutturale, quella dei circa 5 milioni di stranieri che da tanti o pochi anni si trovano nel nostro Paese e sono, di fatto, inseriti nel nostro contesto economico-sociale.

Abbiamo tre motivi significativi per ritenere che la loro presenza si traduca in un valore aggiunto.

Primo. I 2,3 milioni di stranieri che lavorano in Italia consumano, pagano le tasse e versano i loro contributi previdenziali. Ovviamente, anche costano allo Stato italiano per i servizi messi a loro disposizione, come la scuola, la sanità, la casa. La Fondazione Leone Moressa ha redatto un bilancio preciso delle entrate provenienti da queste persone e delle uscite sostenute per loro dallo Stato. L’anno di riferimento è stato il 2012, per il quale i dati erano totalmente assestati. Ebbene, il differenziale tra entrate ed uscite è stato di 3,9 miliardi di euro.
Lo Stato ha “guadagnato”, dalla loro presenza, 3,9 miliardi di euro. Si tratta di un differenziale che si ripete ogni anno, anzi, in crescita, considerando l’incidenza sempre in aumento della loro presenza nel Paese.
Si pensi che sono 16,5 i miliardi di euro corrisposti per i soli contributi previdenziali, dei quali ben pochi di loro usufruiranno in futuro, ma che, al momento, servono per pagare le pensioni agli Italiani di oggi.

Secondo. La popolazione residente nel nostro Paese ha raggiunto, al 1° gennaio 2015, 60.808.000 persone. Questa cifra comprende i quasi 5 milioni di stranieri presenti nel nostro Paese. I cittadini italiani continuano, però, a scendere, come ormai inevitabilmente da oltre dieci anni, e raggiungono i 55,7 milioni. Il tasso di incremento naturale è pari all’1,4 per mille. Per le donne straniere, invece, il tasso è dell’1,91 per mille ed a loro è ormai attribuito ben il 19% delle nascite. L’ISTAT stesso lancia l’allarme: il tasso di natalità degli autoctoni “è insufficiente a garantire il necessario ricambio generazionale“. Detta in parole brutali, siamo in fase di autoestinzione e solo la presenza degli immigrati salva il nostro Paese dal tracollo demografico.

Terzo. La maggior parte degli immigrati scappa da una situazione di miseria in cui erano costretti a vivere nel loro Paese. Il Rapporto UNDP 2014 stima che almeno 2,7 miliardi di persone nel mondo, di cui oltre mezzo miliardo in Africa, sopravvivono con un reddito posto al di sotto della soglia di povertà (2,5 dollari al giorno).
In quante occasioni è stato ribadito che questi popoli devono essere aiutati a casa loro, in modo che non siano costretti ad emigrare qui da noi? E siamo tutti d’accordo. Il problema è che, poi, tutto questo non lo facciamo seriamente, se è vero, come è vero, che tutti gli aiuti pubblici allo sviluppo del Nord del pianeta assommano costantemente attorno ai 180-200 miliardi di dollari all’anno. La voce, invece, più imponente di aiuto allo sviluppo di questi popoli restano le rimesse che gli stessi immigrati al Nord inviano a casa loro per sostenere le loro famiglie. Cito la Banca Mondiale: 521 miliardi nel 2012, 542 nel 2013, 581 nel 2014. Lo stesso avviene in Italia. I nostri aiuti pubblici si assestano attorno al miliardo di euro all’anno, le rimesse dei migranti sono state 7,3 miliardi nel 2011, 6,8 nel 2012, 5,5 nel 2013, 5-6 volte i fondi da noi messi a disposizione. Dunque, chi aiuta a casa loro gli immigrati sono gli immigrati stessi.

Questa è la verità. Questa è la “narrazione” corretta, non i blatericci di Salvini e dei suoi amici che “vendono“ la verità per un pugno di voti.

Franco Codega, Consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia per il Partito Democratico

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