Siccità: una sfida globale contro il tempo

Il fenomeno della siccità che sta colpendo la penisola italiana e le regioni dell’Africa è dovuto a due cause: l’arrivo de el Nino e le conseguenze dell’inquinamento atmosferico. Possibili soluzioni sono già in atto ma, per salvare il pianeta, l’impegno deve essere costante e da parte di tutti.

di Maria Grazia Sanna

Credits photo: repubblica.it

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Il 2015 si è concluso con le buone premesse della Conferenza sul clima di Parigi, in cui i paesi partecipanti hanno concordato sulla necessità di mantenere la temperatura globale entro i 2°C, e allo stesso tempo con un bilancio negativo sui livelli di pioggia, che hanno toccato non solo il nostro paese ma anche parte dei paesi sottosviluppati. Gran parte della siccità è dovuta all’inquinamento atmosferico, ma a questo nel 2015 si è aggiunto anche un nuovo ciclo de “El Nino”, fenomeno che provoca periodicamente un aumento della temperatura dell’acqua e influisce dunque anche sulle temperature globali e sui fenomeni correlati.

In particolare, El nino ha avuto ripercussioni nelle zone del centro e del sud Africa, dove si sono registrati alti livelli di deficit dell’acqua. La regione più colpita è sicuramente l’Etiopia area nella quale, secondo diversi fonti, si sta vivendo il periodo di siccità peggiore negli ultimi 50 anni. Seguono Zimbabwe, Malawi, Zambia, Sud Africa, Mozambico, Botwana e Madagascar, segnate dalla stagione più asciutta negli ultimi 35 anni. Non da meno sono Namibia e Sud Angola con alti livelli di deficit d’acqua cui l’arrivo di piogge continuate ora non basterebbe per rimediare all’assenza di perturbazioni durante tutto il periodo invernale.

In queste zone organizzazioni non governative, tra cui Save The Children, hanno cercato di intervenire per ridurre la malnutrizione, che acuisce in questi territori a causa dell’indisponibilità d’acqua per preparare i cibi, ma anche della scarsa igiene dovuta alla mancanza di riciclo. Inoltre, sono già aumentati i prezzi di riso, grano, caffè e altre culture, in sottoproduzione a causa di svariati fenomeni.

Stesse sorti sul fronte alimentare stanno toccando la nostra penisola: secondo quanto riportato da Confagricoltura, in Italia le temperature medie ruotano intorno ai 15 gradi, dando spazio alla fioritura anticipata di alberi da frutta mentre l’assenza di acqua mette a rischio le coltivazioni di riso, orzo e farro, e i contadini si allarmano già per barbabietole, soia e mais, indispensabili per l’alimentazione degli animali.

Un altro fenomeno che riguarda l’Italia è la mancanza di neve, che non può essere dovuta solo agli influssi di el Nino. Il riscaldamento globale è, infatti, come dimostra il dossier di Legambiente, conseguenza in gran parte dell’inquinamento atmosferico. Gennaio 2016, stando ai dati della Nasa, si è confermato come il più caldo dal 1880; ai primi di febbraio, invece, i valori di PM10 superavano i limiti stabiliti per legge nel 2015 di 25 microgrammi per metro cubo in ben 48 delle 90 città considerate nel dossier, pertanto Legambiente  ha puntualizzato la necessità di attuare misure continue antismog, come l’introduzione di maggiori servizi pubblici per i pendolari, la realizzazione di nuove corsie ciclabili e l’introduzione di multe per chi inquina eccessivamente durante la sosta.

Queste ultime invocate forme di intervento insieme agli aiuti umanitari in parte già in atto nelle regioni dell’Africa sono solo le prime di tante possibili soluzioni all’incubo della siccità.

Maria Grazia Sanna

Nata a Sassari il 14/08/1991, attualmente studio Comunicazione pubblica e d'impresa a Bologna e scrivo per Social News cercando di trovare connubio tra teoria e pratica. Appassionata di viaggi, cultura e politiche, ricerco sempre nuovi stimoli nelle esperienze quotidiane e in quelle all'estero. Ho vissuto in Francia come tirocinante, in Belgio come studentessa Erasmus e a Londra come ragazza alla pari ma questo è solo l'inizio. 

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