Oggi anniversario della nascita di Francesco Petrarca

di Tiziana Mazzaglia  @TMazzaglia 

Francesco Petrarca nato il 20 luglio  1304, ha segnato la storia della letteratura italiana. Tra i suoi temi vi è la sofferenza legata all’amore e l’accidia, ovvero la depressione, male esistente e frequente ancora oggi.

Immagine di una selva, fonte google.it

Immagine di una selva, fonte google.it

Nel giorno dell’anniversario del compleanno del grande maestro della letteratura, Francesco Petrarca, lo ricordiamo con alcuni suoi versi, sempre attuali. Il Canzoniere inizia con: “I voi ch’ascoltate in rime sparse il suono”. Questo è l’incipit del testo proemiale, sonetto, particolare per una serie di ragioni: è il primo in ordine di lettura, ma l’ultimo per composizione. La datazione dell’intera opera risulta difficile per il critico che analizza il tutto. Di certo si sa che è antecedente alla morte di Laura (1348), quindi la datazione più realistica è il 1349-1350. Eppure, i versi proiettano un’età senile. Si ha la figura di un uomo anziano che riflette su tutta la sua vita valutandola. Si ha una sorta di piano biografico che nell’insieme vuole dare l’idea di essere composto da Petrarca nel momento in cui decide di scrivere un testo con un prologo e un epilogo, cioè una presentazione del testo e un riassunto della sua vita. Nell’insieme ci sono 366 testi. Vi è un testo per giorno o anno bisestile, quindi sfortunato. Si ha un piano profondo interiore e un piano superiore umano.

Vi sono riferimenti al Secretum, scritto in latino, in forma dialogica e composto in tre libri. I due personaggi che dialogano sono: Francesco Petrarca e Sant’Agostino. Si ha una sorta di confessione in cui vengono elencati i peccati uno per uno. Si parla di peccati capitali e di confessione religiosa, in quanto ha risalto un’analisi di frammentazione dell’identità umana e vi è un aspetto particolare. Petrarca è perdente ed è sempre peccatore in qualcosa, soprattutto in due aspetti: Lussuria (Laura è diversa dalla Beatrice di Dante che rappresentava la teologia, la donna angelo); l’Accidia, ovvero la depressione. I peccati capitali originariamente nascono per i monaci, ma poi la società cambia e vengono visti in relazione ai laici. L’accidia è il peccato che viene posto in risalto rispetto tutti gli altri e coincide con la noia e con l’inerzia, l’insofferenza, l’indolenza che inizialmente era descritta come quella del monaco. É la depressione, l’insoddisfazione, l’incapacità di impegnarsi, l’inquietudine. L’accidia è l’incapacità di dare un senso di sé ed è il peccato più grave di Petrarca. Agostino, infatti, rimprovera Petrarca di perdere tempo dietro i sogni di gloria poetica. Le enormi differenze di Petrarca sono in un percorso orientato a dire “si hai ragione” (riferito ad Agostino), ma rinvia a dopo il percorso della salvezza, dice: “sarò presente a me stesso, quando potrò e raccoglierò gli sparsi frammenti dell’anima”. Espressione giudicata mielosa dai critici, ma vera e realistica. I frammenti di anima raccolti sono 366 e si ha una compattezza nel loro complesso. Il racconto è lineare. Si presuppone una linearità ed un arricchimento, non c’è unità, ma l’unità scaturisce dalla ciclicità dell’anno, giorno per giorno e ogni anno si ricomincia. Vi è una concezione di umanità profonda. Al v. 5 si ha il “vario stile”, una sorta di faccia stilistica della frammentazione dell’anima. In realtà si ha una memoria poetica volgare e una memoria biblica. “O voi che passate per via fate attenzione e guardate”: guardano la distruzione di Gerusalemme. Si vedrà una vita di peccato, di fragilità e poi si ha il passaggio a Dante. Il “Voi” è il lettore generico, un vocativo che riguarda un singolo testo. I soggetti specifici che hanno determinato la conoscenza. Ad esempio “Donne che avete l’intelletto d’amore” riguarda tutti, c’è il linguaggio universale ed universalità della poesia. In primo luogo si ha un anacoluto “voi” senza mai un imperativo. Spezza la sintassi ed è nel verbo “spero” che si pone l’accento. C’è la volontà di creare “io sono il mio suono”. Le poesie sono il suono dei sospiri. L’interiorità ha una sua musicalità attraverso le rime: cuore/errore; suono/suono. “Cuore/errore” in rima indica subito l’amore visto come erroneo non è certo una donna che passando per strada dando il suo saluto eleva l’uomo, ma lo spinge, anzi, nell’errore. Vi è ancora, il tema del passare del tempo, la fuga del tempo e il fatto che l’uomo non si limita ad invecchiare, ma cambia. Si parla di “giovanile errore”, pieno pensiero di Agostino. Petrarca costituisce il proprio pensiero sulla via di sant’Agostino. Si costruisce come tormentato dal dubbio e sempre alla ricerca. Il giovanile errore è la caduta della speranza . Si ha l’idea del tempo che cancella e distrugge. Nella cultura Medievale il tempo porta al giudizio universale. Il passare del tempo è un avvicinarsi collettivo. In Petrarca è visto in dimensione umana distruttiva. Agostino diceva: “su che cosa di certo conservassi”, fa riferimento ad una promessa di cose certe credute per errore puerile, ma che poi non ci sono.

Ancora, nel sonetto 35 abbiamo la celebre poesia “Solo e pensoso”, dedicato alla melanconia. E all’accidia. Anche qui bisogna tornare al libro terzo del Secretum per trovare i riferimenti: “ti nutri di lacrime e di sospiri…potendo dirsi che tu passi le notti insonni e il disprezzo di tutte le cose e il desiderio di morte e la fuga degli uomini, così che di te si potrebbe dire quanto si è detto”. Emerge un odio della vita e il desiderio di morte. La triste solitudine è vista con amore, perché permette la fuga dagli uomini, tema ripreso in Solo e pensoso, dalla figura dell’uomo che cerca sentieri in cui non vede orme di altri uomini. Sentieri che sono aspri, come in Dante lo era la Selva oscura, simbolo di sofferenza dell’animo. La natura viene letta in una proiezione psicologia umana. Le vie però, non sono così aspre e così selvagge, perché l’amore arriva a ragionare “con meco ed io con lui”. L’amore arriva, sotto forma di pensiero e ricordo, a fare compagnia ed è immagine ossessiva, per quanto la si possa voler allontanare. Il parlare con amore è fonte di diletto e diventa dolce, costringe al pensare. L’uomo che si isola dagli uomini può abbandonare tutto tranne che i pensieri. L’amore è lo specchio con cui si vede la propria esistenza.

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