Siria: crimini di guerra, fame e morte a Yarmuk

di Michela Arnò

Un rapporto diffuso oggi da Amnesty International documenta crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nei confronti dei civili palestinesi e siriani residenti a Yarmuk, il campo alla periferia della capitale Damasco sotto assedio da parte delle forze governative.

Campo profughi di Yarmuk ©‎ unrwa.org

Campo profughi di Yarmuk ©‎ unrwa.org

Il report “Vite schiacciate: crimini di guerra contro i civili sotto assedio” pubblicato da Amnesty Itnernational nel giorno che rappresenta la vigilia del terzo anniversario dell’inizio della crisi siriana, denuncia gli agghiaccianti crimini di guerra nei confronti della popolazione a Yarmuk, Siria.

Le forze governative hanno ripetutamente commesso attacchi, bombardamenti e raid aerei contro edifici civili, scuole, ospedali e una moschea – luoghi alcuni adattati a rifugi per i profughi provenienti da altre zone siriane, facendo registrare da luglio 2013 – cioè da quando l’assedio si è fatto più stringente ed è stato tagliato l’accesso a cibo e medicinali fondamentali – la morte di quasi 200 persone: 128 vittime della fame, 18 tra bambini e neonati e anche anziani e donne morte in gravidanza.

A Yarmuk restano dalle 17.000 alle 20.000 persone e il 60 per cento soffre la malnutrizione e con i prezzi alle stelle un chilo di riso può arrivare a costare anche più di 70 euro. Tra le complicazioni riferite, quelle dovute all’ingerimento di cibo non commestibile, di piante velenose e di carne di cane.

A rendere ancora più drammatica la situazione, si aggiungono la mancanza di energia elettrica dall’aprile 2013, gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite inadeguati, la mancanza di medicinali e la chiusura di numerosi ospedali. E proprio gli operatori sanitari sono stati presi di mira dai gruppi armati di opposizione: almeno 12 di essi sono stati arrestati durante l’assedio, nella maggior parte dei casi ai posti di blocco. Sei risultano “scomparsi” dopo essere stati fermati dalle forze governative. Si ritiene che almeno un medico sia morto sotto tortura.

Colpire zone densamente popolate da civili, dalle quali la popolazione non ha alcun modo di fuggire, e assediarla fino alla fame, è un crimine di guerra.

Amnesty International continua a chiedere che chiunque sia sospettato di aver commesso od ordinato crimini di guerra o crimini contro l’umanità sia sottoposto alla giustizia, anche attraverso il deferimento della situazione in Siria al procuratore della Corte penale internazionale. Secondo lo statuto di Roma della Corte, determinati atti – tra cui l’omicidio, la tortura e la sparizione forzata – costituiscono un crimine contro l’umanità se condotti contro la popolazione civile come parte di un attacco sistematico e su larga scala.

Rapporto Amnesty Internationals: www.amnesty.org/en/library/info/MDE24/008/2014/en

Al tema Siria è dedicato l’intero numero di SocialNews di settembre 2013: www.socialnews.it/wp-content/uploads/2013/SocialNews_Settembre2013-.pdf

@uxilia dedica progetti di aiuti umanitari e attività di sostegno alla popolazione siriana con interventi mirati a ridare una certa stabilità alla popolazione. Ciò è avvenuto portando beni di prima necessità, ricreando un ambiente educativo con la scuola che possa impegnare i bambini, cercando di reintegrare gli insegnanti che prima del conflitto lavoravano nel campo dell’istruzione riportandoli ad insegnare nella scuola, offrendo un punto di assistenza medica di riferimento al quale fare appello nel caso di necessità senza affrontare lunghi viaggi e dando alle donne la possibilità di provvedere economicamente alle necessità della famiglia facendo un’attività di micro imprenditoria. L’intervento nella zona di Idlib e Atm ha ridato sicurezza alla popolazione, riducendo anche il senso di abbandono dato dalla continuità e tempistica delle iniziative. Per saperne di più: www.auxiliaitalia.it

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