Siamo davvero tutti spiati?

Roberta Bruzzone

Nell’epoca in cui la tecnologia è parte integrante delle nostre vite, il prezzo da pagare è molto alto: è dalla tecnologia che arrivano gli strumenti utilizzati per monitorare ogni nostro spostamento, ogni nostro gusto o ogni nostro pensiero.

Siamo davvero tutti spiati? Stando agli ultimi dati noti, la risposta è SI. Spyfiles, un recente studio di Wikileaks svolto in collaborazione con il Bureau of Investigative Journalism e Privacy International, ha reso noti alcuni aspetti significativi di questo fenomeno. Sono state individuate ben 130 aziende in 25 Stati diversi: una vera e propria industria internazionale in grado di fornire a chi paga i mezzi per sorvegliare le popolazioni. Si parla di un giro d’affari di 5 miliardi di dollari. Un semplice telefono cellulare o un computer, ad esempio, sono in grado di fornire miriadi di informazioni all’insaputa della persona che li utilizza. In che modo? Sono stati creati dei virus Trojans i quali, oltre a localizzare il luogo in cui l’apparecchio viene utilizzato, diventano una specie di microspia in grado di registrare le immagini e le conversazioni che avvengono nel luogo in cui l’ignaro utente si trova. Non solo. Questi virus sono in grado, a loro volta, di inviare mail, sms e files dagli apparecchi infetti. Si tratta, ovviamente, di azioni illegali. Ma l’estrema difficoltà nello scoprirle ne garantisce l’impunità. Per assurdo, esistono anche fiere ed eventi dedicati allo sviluppo di questi sistemi. La gente comune e gli organi di stampa non possono, però, parteciparvi. Anche in Italia è stata individuata una di queste società di sorveglianza: si chiama Hacking Team, ha sede a Milano ed è stata fondata nel 2003 da David Vincenzetti e Valeriano Bedeschi. Nel sito internet dell’azienda è possibile visionare alcuni video che spiegano il funzionamento dei Remote Control System, sistemi, per l’appunto, in grado di spiare un individuo che si trova dall’altra parte del mondo. Si tratta di strumenti efficacissimi per combattere il crimine. Ma se finiscono nelle mani sbagliate, possono provocare danni catastrofici.

SPIATI DALLA TECNOLOGIA

Nell’epoca in cui la tecnologia è parte integrante delle nostre vite, il prezzo da pagare è molto alto: è proprio dalla tecnologia, infatti, che arrivano gli strumenti utilizzati per monitorare ogni nostro spostamento, ogni nostro gusto o ogni nostro pensiero. Attualmente, sono 3 i principali progetti utilizzati dagli Stati Uniti a questo scopo. Il primo è il TIA, il Terrorism Information Awareness, uno strumento messo a punto dopo l’11 settembre. Il TIA permette di interconnettere i dati sensibili provenienti da diverse fonti, come passaporti, carte di credito, biglietti aerei ed acquisti di prodotti, al fine di localizzare possibili terroristi e cercare di anticipare le loro mosse. Il 12 agosto scorso, il Senato Americano ha negato la concessione di ulteriori finanziamenti a questo progetto.
Un altro sistema, entrato anch’esso in funzione dopo l’attentato alle Torri Gemelle, è il Carnivore, detto anche Digital Collection System. Si tratta di un dispositivo hardware e software gestito direttamente dall’FBI, in grado di filtrare i pacchetti di dati che transitano tra l’utente ed il provider e di ricostruire i messaggi scambiati: mail, pagine internet visitate, chat, telefonate, invio e ricezione di file.
Infine, c’è il CAPPS II, il Computer Assisted Passenger Prescreening System II, che si occupa del controllo dei passeggeri di aeromobili. Tutte le persone che salgono a bordo vengono schedate; in base alle informazioni a disposizione, vengono assegnati loro 3 colori: rosso, se si tratta di individui pericolosi, giallo, nel caso di sospetti e verde per gli inoffensivi.
Come si evince, tutti questi strumenti di controllo vengono adoperati dai governi con l’obiettivo della sicurezza del cittadino, il più nobile degli intenti. Ma cosa succederebbe se, ad esempio, salisse al potere un governo dittatoriale? Che uso potrebbe fare di tutti questi strumenti di indiscusso controllo sociale?

SPIATI E SPIONI

Non più solo 007 o spie stile “Mata Hari”: nell’epoca in cui la tecnologia compie passi da gigante e diviene accessibile ad un numero sempre maggiore di persone, anche lo spionaggio diventa un fenomeno “fai da te”. Con una semplice ricerca, è facile imbattersi in svariati siti internet che vendono prodotti in grado di favorire il controllo: microspie e telecamere nascoste negli oggetti più impensabili come penne, occhiali, cravatte, zainetti, portachiavi, orologi. Ancora: gps, microregistratori, cellulari criptati… Davvero una miriade di oggetti che va ad aggiungersi ai più classici strumenti di investigazione, per un giro d’affari, evidentemente, proficuo. I costi di questi prodotti variano di molto, ma mediamente sono abbastanza elevati: una penna con videocamera incorporata oscilla da un minimo di 50 euro ad un massimo di 1.000. Accanto agli strumenti “per spiare”, poi, ci sono anche tutti quelli per il controspionaggio, ossia per scoprire se qualcuno ci sta spiando.
Ma chi sono i potenziali acquirenti? Sicuramente le forze dell’ordine, gli investigatori privati e le aziende. Il fenomeno più dilagante è, però, quello dei privati cittadini: partner che sospettano un’infedeltà o genitori che desiderano controllare i figli. Quando le più consuete tecniche di controllo, come leggere di nascosto gli sms o pedinare il presunto traditore, non bastano più, ecco la tentazione di ricorrere a metodi più sofisticati. Esistono, addirittura, dei “kit dell’infedeltà”: presentano un costo abbordabile e servono per identificare eventuali tracce di sperma lasciate negli abiti o nella biancheria intima del partner fedifrago.
Le cronache ci stanno ormai abituando a questo nuovo fenomeno. Nel 2007, l’inchiesta “Spy phones” ha coinvolto oltre 420 persone, le quali hanno dovuto rispondere a vario titolo di creazione, installazione, vendita ed utilizzo del software “Polifemo”: inserito in un cellulare, questo permetteva di monitorarne chiamate ed sms e fungeva anche da cimice ambientale. Nell’ambito dell’inchiesta, è emersa la storia di due coppie residenti in un condominio di Napoli: i coniugi delle due coppie avevano intrecciato tra loro delle relazioni all’insaputa dei rispettivi partner. Tutti e quattro erano però dotati di telefoni spia, così la tresca incrociata è stata scoperta. I quattro si sono quindi trovati nella duplice veste di indagati e parti offese.
Teniamo ben presente, infatti, che, se gli strumenti di spionaggio di per sé non hanno nulla di illegale, chi li utilizza per propri fini personali rischia, invece, di essere denunciato: violazione della privacy, stalking, interferenza illecita della vita privata. Le intercettazioni telefoniche, ad esempio, sono vietate per legge non solo tra privati, ma anche tra coniugi. Le sole intercettazioni consentite sono quelle stabilite dall’autorità giudiziaria.
I “detective improvvisati” devono quindi stare attenti perché rischiano di pagare a caro prezzo il loro vizietto. Meglio, forse, provare a fidarsi un po’ di più di chi ci sta accanto o, nei casi più gravi, affidarsi a persone esperte e qualificate.

COME PROTEGGERSI DAGLI SPIONI

Siamo tutti potenziali concorrenti di un Grande Fratello globale. Tanto più uno utilizza cellulare, computer, fa acquisti on-line e naviga su internet, tanto più rischia di essere monitorato in ogni sua attività. Come difendersi da tutto ciò? Certo, un buon metodo sarebbe quello di compiere un balzo indietro di vent’anni, rinunciare a tutte le tecnologie e tornare, ad esempio, a scrivere le lettere a mano… In questo senso, forse, alcuni dei nostri nonni sono le persone meno a rischio di essere spiate. Ma, al giorno d’oggi, rinunciare agli agi della tecnologia è tutt’altro che semplice e rischia di crearci handicap sul piano personale e professionale. Meglio, allora, conoscere il problema, adottare dei comportamenti corretti e, nei casi più sospetti, agire di conseguenza. Spesso, gli stessi siti internet che promuovono i sistemi di spionaggio forniscono anche i sistemi per difendersi: rivelatori di microspie e di telecamere, sistemi di bonifica ambientale ed apparecchi criptati in certe situazioni possono rivelarsi di grande aiuto. L’importante è non farsi prendere dal panico o dall’ossessione di essere spiati e ricorrere a queste misure solo se effettivamente necessario.

Roberta Bruzzone
Psicologa Forense e Criminologa, Evidence Collector Specialist
Presidente Accademia Internazionale delle Scienze Forensi (AISF) – www.robertabruzzone.com

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