Se non ora…

L’immagine della donna proposta da televisione e pubblicità costituisce da sempre un argomento ampiamente dibattuto. Dalle gambe “scandalosamente” mostrate dalla TV in bianco e nero si è passati alle generose curve del “Drive In” degli anni ’80, per finire all’attualità, con il lato B delle veline di “Striscia”. Oggi, però, il fenomeno è scivolato verso una deriva culturale. L’esagerata ostentazione del corpo femminile produce falsi miti devianti, a cui si ispirano migliaia di giovani e giovanissime. Se ne è reso conto addirittura il Financial Times, mentre il Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne dell’ONU ha denunciato che in Italia “…questi atteggiamenti sono la causa della posizione svantaggiata delle donne sul lavoro e nella politica…”. Le ragazze di oggi tendono a qualificarsi, anche nei propri curricula, più per le proprie doti fisiche che per i titoli professionali o culturali. Per adeguarsi al modello estetico proposto dai media, il 60% delle ragazzine delle scuole medie si dichiara disposto ad affrontare cure dimagranti, fino a spingersi all’eccesso del ricorso ad interventi di chirurgia estetica. Parametri che umiliano e subordinano la figura femminile, svalutando il talento in favore dell’esaltazione del corpo e della bellezza. Uno sfacelo culturale che si abbatte anche nell’ambito professionale, con l’effetto di riservare alle donne stipendi inferiori a parità di mansione esercitata e minori possibilità di carriera ed accesso alle posizioni di vertice. Ancora, il sistema incentiva abusi e violenze, sia nel pubblico, sia nel privato, giungendo a vere e proprie forme di mercificazione, anche illegali: è il fenomeno estremo della tratta e dello sfruttamento della prostituzione. A poco sembrano servire le discese in piazza di casalinghe, lavoratrici e pensionate, donne reali, ben diverse dall’avvilente ed indegna rappresentazione mediatica del genere femminile. Il Comitato “Se Non Ora Quando?” ha compiuto un grande passo nella protesta contro il sistema attuale in cui il sesso diviene moneta di scambio. Il fatto culturale grave è però che molte ragazze considerano oggi normale usare il proprio corpo e l’ammiccamento continuo come mezzo per “arrivare” (Bernardini de Pace). I recenti fatti di cronaca allarmano: adolescenti disposte ad offrire “prestazioni sessuali” in cambio di una ricarica telefonica, la promozione ad un esame universitario, l’assunzione in un’azienda, fino a diventare oggetto di scambio in una tangente o in una transazione “politica”. Offrire prestazioni sessuali a pagamento è sempre stata una pratica frequente, sia pure marginalizzata. Oggi, invece, la disposizione a mercificare il proprio corpo è diventata una modalità culturale diffusa ed universalmente accettata, favorita sia dall’offerta (la donna), sia dalla richiesta (l’uomo). “È tutta colpa della gnocca”, scriveva Il Giornale un anno fa. “Scusi, in che senso?” chiedeva Michela Marzano, La Repubblica, a Vittorio Feltri, nel corso di una puntata dell’Infedele. Un anno dopo, in Italia è ancora così. «Si fanno passare gli aguzzini per vittime, si colpevolizzano di nuovo le donne. Dopo aver rubato loro l’anima. Dopo averle ridotte a “corpi usa e getta”. È davvero giunto il momento di reagire. È giunto il momento di trasformare l’indignazione in azione». Se non ora… adesso, come scrive don Andrea Gallo nel suo ultimo libro: l’idea di donna è espressa nella sua essenzialità da Paolo, «Non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Lettera ai Galati 3,28).

Di Massimiliano Fanni Canelles

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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