La sperimentazione clinica

Michele Mirabella

Gli incredibili risultati ottenuti dal genere umano sono dovuti anche al metodo sperimentale impostato da Galileo. Prima la scienza non era dotata di un adeguato metodo d’indagine. Oggi tutto quello che riguarda la vita è scienza e come tale va appassionatamente e accanitamente ricercato e sperimentato.

MirabellaNegli ultimi anni, lo sviluppo delle tecnologie ha portato ad un fiorire di sperimentazioni cliniche che hanno come oggetto preparazioni di cellule geneticamente modificate. Nelle malattie, soprattutto ereditarie, per le quali non si possiedono farmaci chimici in grado di guarirle o, comunque, di curarle, si prospetta un futuro in cui la terapia genica sembra in grado di correggere “a monte” il difetto genetico che causa la malattia. L’applicazione clinica di questi terapie innovative è estremamente promettente, ma la loro applicazione richiederà la definizione di standard di sicurezza e qualità adeguati. Alla necessità di sostenere la ricerca sulle terapie geniche si contrappone, quindi, il fatto che tali terapie siano ancora sperimentali. La cosiddetta ingegneria genetica, che consiste in qualsiasi trattamento che preveda la modificazione genetica delle cellule di un individuo, pone risvolti etici, in considerazione delle possibili conseguenze, sia sulla cellula somatica, ma, soprattutto, sulla cellula germinale. La materia, in realtà, è vastissima e complessa. Non penso si possa frenare lo sviluppo della ricerca, se non con accorgimenti pretestuosi. D’altro canto, nell’età moderna, siamo obbligati a confrontarci continuamente con questo tipo di problemi. Le scoperte scientifiche pongono con forza l’esigenza di ripensare radicalmente il rapporto tra scienza ed etica. Non possiamo permettere che venga perso il controllo dei principi etici sul primato della vita, dell’irripetibilità dell’atto creativo. E bisogna ammettere che anche la Chiesa si esprime in maniera estremamente equilibrata e saggia dicendo che certe scoperte, certe invenzioni, certe applicazioni, altro non sono se non la dimostrazione del genio umano e della sua capacità suprema di ricercare continuamente la verità.

Gli incredibili risultati ottenuti dal genere umano sono dovuti anche al metodo sperimentale impostato da Galileo. Prima, la scienza non era dotata di un adeguato metodo d’indagine. Oggi, tutto ciò che riguarda la vita è scienza e come tale va appassionatamente ed accanitamente ricercato e sperimentato. Ma stiamo attenti a non perdere di vista la reale spinta della vita, l’amore. Nella clonazione, il processo attraverso il quale è possibile ottenere un organismo identico nel suo corredo genico all’organismo di partenza, non è possibile intravedere nessun sentimento, nessuna spinta simile all’amore. Non per nulla, a livello legislativo, il divieto di clonazione umana è generalmente condiviso e previsto da Protocolli e Convenzioni internazionali. E non sembra che praticare la clonazione abbia mai portato a qualche risultato scientifico rilevante. Lo stesso si deve dire anche per la terapia genica: se deve aiutare la vita, ben venga, se deve servire soltanto a compiere degli esperimenti, lasciamola perdere. Queste terapie devono servire a trovare il modo per vivere meglio, ad aiutare i bambini sfortunati e le loro famiglie ed anche ad allungare la nostra aspettativa di vita. Devono servire a migliorare la qualità della vita dei singoli, ma anche della collettività. Guai, però, ad utilizzare la terapia genica per scopi diversi, ad esempio sfruttando queste nuove tecnologie come stimolo ad una nuova eugenetica.

Come già accadde in passato, si arriverebbe ad un meccanismo bio-politico di persecuzione e discriminazione finalizzato alla creazione di un essere superiore. Questa sì che mi sembra una cosa perversa e macabra. Ricordiamoci che se non serve a salvare una vita o a migliorarla, la scienza non serve a niente. Sarebbe al servizio soltanto della vanità sfrenata dei ricercatori. È il fine della ricerca quello che conta, non la ricerca in sé stessa! Ricordiamoci come furono derisi gli accaniti ricercatori della pietra filosofale: questa non aveva alcun significato, se non quello di arricchire. E chi dedicava il proprio tempo e le proprie energie a cercarla, è stato giustamente ridicolizzato e preso in giro. La ricerca fine a sé stessa sottrae, inoltre, soldi e risorse alla ricerca vera. A comunicare in modo semplice l’importanza della ricerca e la necessità di raccogliere finanziamenti destinati alla terapia genica, dovrebbero essere i media. Eppure, oggi come oggi, traspare chiaramente il loro apparente compito di mortificazione della nostra cultura, con le false promesse di bellezza e ricchezze. In un momento in cui la cultura viene mortificata dai tagli ai finanziamenti, a chi verrebbe in mente di sostenere un progetto di ricerca? In un periodo in cui si portano via i soldi alla scuola pubblica, dove si mettono in difficoltà le Università con rilevanti tagli economici, in uno Stato dove regna un drammatico clima politico, difficilmente la speranza potrà sopravvivere.

Michele Mirabella
Conduttore televisivo, regista teatrale,attore e docente universitario

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