La mia esperienza di carità

Claudia Koll

L’incontro con in fratelli d’Africa, avvenuto molti anni fa, è stato un passo fondamentale per la mia vita. Nelle loro storie e nella loro povertà è cresciuta la mia sensibilità, ma anche il mio “offrirmi” a loro, attraverso il fattivo aiuto e l’impegno personale e di quanti, con me, condividono questa missione. Ciò non significa che solo in Africa ci sia la sofferenza: la povertà, materiale o spirituale, è in ogni angolo, per questo ho imparato a rivolgere l’attenzione all’uomo che è espressione di vita, e come tale ha una dignità da custodire, difendere e, se tolta, restituire.

La vita non solo ha valori, ma è il valore in assoluto. Sicuramente, però, i fratelli d’Africa sono quelli che oggi, più di tutti, portano la croce. Da ogni mio viaggio in Africa porto con me tante immagini: in Burundi sono stata accanto ad un bambino disabile in condizioni umane difficili; in  Etiopia ho visto bambini con i volti segnati dalla mancanza di cibo; persone diversamente abili legate con una catena al collo perché non esistono strutture per curarli e proteggerli. Ad ogni immagine, però, dedico la preghiera e progetti da portare avanti con l’associazione Onlus “Le Opere del Padre” di cui sono fondatrice e presidente. È vero anche che molte persone, presenti sul territorio, lavorano ogni giorno, nei limiti del possibile: le suore di Madre Teresa, ad esempio, si impegnano in un’eccezionale opera a favore degli ultimi prestando una prima assistenza sanitaria alle persone bisognose di cure. E’ fondamentale permettere ai poveri la possibilità, anzi il diritto, di potersi curare ed accedere alle operazioni chirurgiche. In Africa, una delle principali cause di disabilità può essere una semplice frattura: se questa, infatti, non viene curata e consolidata con un gesso, l’arto si può deformare e perdere funzionalità. Quest’ultimo aspetto mi è stato illustrato da una dottoressa di Verona, conosciuta in uno dei miei viaggi, che si occupa di rimettere a posto gli arti consolidatisi male.

Ciò che per noi è qualcosa di facilmente risolvibile, lì si amplifica causando altre complicazioni. Proprio in un dispensario gestito dalle suore di madre Teresa ho incontrato un disabile sulla carrozzina, a testa in giù, ripiegato su sé stesso perché non poteva muoversi. Quando l’ho rialzato e gli ho dato da mangiare, mi ha guardato negli occhi con la profonda tristezza del suo sguardo. Dopo questo incontro, nel quale, da cristiana, ho riconosciuto la presenza di Cristo sofferente, ho deciso di costruire il centro per persone diversamente abili in Burundi “La Piccola Lourdes”, dove potranno essere lenite le loro sofferenze con una piscina d’acqua calda e fisioterapia adeguata. Il Burundi è reduce da una lunga e terribile guerra e ci sono, quindi, tantissimi giovani resi disabili dalle mine. Con l’Associazione “Le Opere del Padre” stiamo portando avanti il progetto de “La Piccola Lourdes” con grande impegno e volontà, come anche tutti gli altri progetti in Congo, Myanmar, ex Birmania, Madagascar. Per quanti volessero conoscere meglio il cammino e le opere dell’Associazione possono visitare il sito  www.leoperedelpadre.it e, chi lo desidera, può partecipare attivamente al volontariato: organizziamo annualmente, infatti, un viaggio in Burundi ad Agosto. Per partecipare basta essere profondamente motivati: non occorre nemmeno la conoscenza della lingua e si può aiutare anche con piccole azioni. I volontari vengono impegnati, ad esempio, presso le strutture delle suore di Madre Teresa a Bujumbura, dove si occupano di orfani di età fino ai quattro anni. Nel loro centro  le molteplici stanze sono piene di bambini, molti dei quali ancora nelle culle. Bisogna tenerli in braccio, dar loro da mangiare, cambiarli, giocarci.

La povertà è anche affettiva e spirituale non solo materiale. Chi vive l’esperienza di volontariato rimane conquistato e ne esce profondamente cambiato. Come è successo a me. L’Africa mi ha insegnato che lo sviluppo va di pari passo con l’attenzione verso gli ultimi, i poveri. Perché un Paese possa svilupparsi, ci deve essere rispetto nei confronti dell’uomo ed attenzione verso le fasce più deboli. Molti Paesi, poi, hanno bisogno di trovare la pace senza la quale non ci può essere alcun tipo di sviluppo. Ho imparato anche che bisogna anche saper convivere con le diverse etnie e con le diverse religioni. Un altro aspetto di ‘sostegno’ importante che l’Associazione promuove è legato allo studio. Permettere ai ragazzi e ai giovani di studiare: vado a trovarli due volte l’anno, li vedo crescere ed ho imparato a capire le loro aspettative, le loro delusioni, la loro paura del futuro. E’ sorprendente parlare con loro perché, pur appartenendo a religioni diverse, ascoltano, rispondono, evidenziano e condividono alla luce di valori universali importanti, comuni a tutti. La libertà religiosa è importante affinché non si sviluppi il terrorismo e non prenda piede il fanatismo. Consiglio l’esperienza di missione a tutti. Io ho vissuto l’Africa in un momento particolare, quello della conversione. Vedere l’estrema povertà, la perdita di dignità, la perdita di quelli che dovrebbero essere i diritti fondamentali, mi ha spinta a fare qualcosa di più anche nel mio percorso personale. Ad affidarmi a quella che i cristiani chiamano carità: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli – dice Gesù – l’avete fatto a me”. E questa carità mi è maestra ogni giorno. Vi racconto un aneddoto: in estate, abbiamo donato ai bambini che sosteniamo a distanza un contributo economico  per acquistare una divisa per la scuola.

Quando siamo andati a trovarli, in febbraio, li abbiamo ritrovati con le divise lise, sporche. Mi sono allora chiesta che cosa fosse successo e se, per caso, per qualche motivo non le avessero acquistate. La verità era un’altra: la divisa è il loro unico vestito, quindi la indossano anche la domenica per andare a messa, oppure quando vanno a dormire, se fa freddo. Quando si entra in contatto con realtà di questo tipo, ci si sente investiti a livello personale, non si può più tornare in Italia e comprarsi dieci vestiti nuovi. Si capisce che c’è qualcosa che non va, se dall’altra parte del mondo ci sono persone che vivono in queste condizioni e noi non siamo mai soddisfatti, ci lamentiamo sempre, critichiamo tutto e non siamo felici per quello che abbiamo. Al contrario loro hanno una forza ed un entusiasmo unici: se c’é una ricchezza che ci possono trasmettere é proprio quella della speranza e della fiducia nella vita, nonostante ci si possa trovare ai limiti della sopravvivenza. Basta poco per donare loro gioia. Dovremmo provare a ricordare sempre la gioia di un bambino che può mangiare, più significativa e più soddisfacente di un qualsiasi, nuovo ed inutile, acquisto materiale e pensarci più e più volte quando sprechiamo ciò che per noi è superfluo e che per atlri potrebbe essere ‘vitale’.

Claudia Koll
Attrice italiana, presidente della Onlus “Le opere del Padre”

Rispondi