Diritti violati

Durante il periodo di detenzione di Stefano Cucchi sono stati calpestati molti diritti. Il primo dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione ad essere violato è stato quello alla difesa. In base alle informazioni che abbiamo, Stefano avrebbe richiesto di essere messo in contatto con il suo avvocato, e questo gli sarebbe stato negato. Il secondo diritto che non è stato rispettato è quello all’integrità fisica, alla salute. E, naturalmente, è stato violato anche il diritto alla vita. Esiste poi anche il diritto ad essere curato in modo adeguato in una struttura ospedaliera. Tutti diritti fondamentali dell’uomo, violati in modo drammatico. Secondo noi, questo è un caso emblematico, in quanto esprime la mancanza di considerazione e di rispetto per il cosiddetto “ultimo”. Stefano, questo è certo, aveva dei problemi di carattere personale. E riteniamo che per questo stesso motivo sia stato considerato come un uomo privo dei propri diritti. I doveri propri dello Stato, nei confronti di un cittadino che si trova a sua disposizione in quanto arrestato, ed anche in quanto malato, sono stati drammaticamente disattesi, direi in modo plateale. Quindi, al di là delle responsabilità dei singoli che avrebbero dovuto occuparsi di Stefano in quei drammatici sei giorni, come gli agenti di polizia penitenziaria o i medici, credo che si debba parlare anche della posizione dell’autorità statale. Gli ultimi sviluppi delle indagini, a quanto sembra, ci stanno dando ragione: su questo caso sono stati omessi troppi particolari, bisogna ancora fare chiarezza. Non conosciamo le carte del pubblico ministero, ma credo che, con l’incidente probatorio e con l’esame autoptico che è stato ripetuto in modo più preciso e puntuale, si sia fatto molto rispetto alle primissime ore ed ai primissimi giorni. Parliamo dell’autopsia. È stata rieseguita, perché la prima non era stata svolta in maniera adeguata. E i risultati lo confermano: oltre alle lesioni alla colonna vertebrale ed alle mani, sono state riscontrate anche delle lesioni al cranio e alla mandibola, non notate nella prima autopsia! Ecco, quindi, che i nostri dubbi non erano così infondati: lo ha capito bene il pubblico ministero, che ha accolto la seconda istanza che abbiamo presentato. La prima autopsia andava ripetuta: per quanto riguarda l’esame visivo, quelli che l’hanno fatto avrebbero poi probabilmente redatto un verbale più completo rispetto a quello sommario che avevamo noi. E poi, c’erano alcuni esami che andavano fatti assolutamente. È per tutti questi motivi che la sentenza sul caso di Stefano Cucchi avrà una valenza privata, rendendo giustizia alla famiglia del ragazzo, ma acquisterà anche un significato più ampio nei confronti di un sistema in cui, evidentemente, è ancora possibile morire di carcere. Il valore della sentenza sarà quello dell’affermazione dei diritti individuali e dell’uguaglianza di ogni cittadino di fronte alla legge e di fronte allo Stato, indipendentemente dalla sua situazione fisica, personale e culturale. Questo è un insieme di valori cardine per uno Stato di diritto come dovrebbe essere l’Italia. Sono valori che necessitano di una riaffermazione netta, che costituisca anche un monito preciso per chi si occupa delle persone che vengono a trovarsi in situazioni analoghe a quelle di Stefano.

Fabio Anselmo, Avvocato Fam. Cucchi
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