Via col vento

Alessandro Cecchi Paone

l’Italia è rimasto l’unico Paese di civiltà occidentale e liberaldemocratica a non riconoscere ai gay e alle lesbiche alcuna tutela giuridica antidiscriminatoria, e alle coppie omo alcuna sistemazione legale in fatto di diritti e di doveri.

cecchi paoneMen with the italian taste: così gli anglosassoni chiamavano gli omosessuali ai tempi del Grand Tour. Quando gentiluomini, artisti e letterati del Nord calavano in quello che all’epoca era il “giardino d’Europa”, alla ricerca delle meraviglie della natura, dei lasciti della storia e dei bei ragazzi da amare. Quegli uomini “dal gusto italiano” (ma non mancavano anche audaci amazzoni che fondavano cenacoli saffici a Capri e altrove) resterebbero oggi di sasso scoprendo che l’Italia è rimasto l’unico Paese di civiltà occidentale e liberaldemocratica a non riconoscere ai gay e alle lesbiche alcuna tutela giuridica antidiscriminatoria, e alle coppie omo alcuna sistemazione legale in fatto di diritti e di doveri. Il libro di Annamaria Bernardini de Pace esce infatti al termine di una breve ma intensa stagione di mobilitazione per l’estensione dei diritti civili alle persone omosessuali e ai loro rapporti di convivenza, che si è conclusa con una clamorosa sconfitta su tutta la linea. E con il crollo della rappresentanza parlamentare del mondo GLBT, ridotta a una sola deputata lesbica dichiarata, fortunosamente emersa dalle liste del PD. Nonostante un diluvio di manifestazioni e contromanifestazioni, articoli e pubblicazioni, coming-out più o meno celebri, dibattiti politici e iniziative governative e parlamentari, l’Italia dei matrimoni civili in crescita, delle separazioni e dei divorzi dilaganti, della crescita demografica azzerata ha deciso di fingere di rappresentarsi cattolica integralista, familista, natalista e omofobica. E di non fare più nulla. A quale scopo? Con quali vantaggi? In che cosa ci guadagna il nostro Paese a rinunciare a essere una società aperta, pragmatica, realista, dinamica e soprattutto più giusta? Perché la patria di Leonardo e Michelangelo, e di una lista interminabile di omosessuali illustri, vuole ignorare l’esistenza di quella percentuale consistente di italiani anonimi e normali che per tutta o parte della vita si accompagnano a un partner dello stesso sesso?

Sarebbe lecito attendersi risposte dagli organizzatori del Family Day e dalle attuali gerarchie vaticane, che hanno vinto la battaglia. Ci dimostrino infine che era vero che umiliando la popolazione gay la società italiana sarebbe diventata più sana delle altre, che i matrimoni eterosessuali sarebbero aumentati e che si sarebbero fatti più figli. Invece il loro soddisfatto silenzio è assordante, perché non è successo nulla di simile e non succederà. Che fare allora, in un Paese dove una lunga schiera di stilisti quasi tutti gay manda in giro ragazzini e ragazzine inconsapevoli col sedere di fuori, tappezza le città di manifesti di maschi mozzafiato in mutande, ma non usa quasi per niente il suo enorme potere economico, mediatico ed editoriale per mobilitare l’opinione pubblica? Sul piano politico e istituzionale, non c’è dubbio, bisogna prepararsi a una lunga grigia stagione di ipocrisia e immobilismo che costringerà chi può a valicare le Alpi all’occorrenza. Più volte nel libro l’autrice auspica una soluzione legislativa bipartisan, spiegando come si tratti non di una battaglia di sinistra o di destra, ma di civiltà e di buon senso. E ha pienamente ragione. Peccato che a sinistra, dopo il pasticcio dei DICO, sia piombato un imbarazzato silenzio. Mentre a destra il coraggio e la libertà intellettuale dei ministri Brunetta e Rotondi, intenzionati a proporre una loro soluzione, ha già scatenato barricate e anatemi.

La verità è che, come destra e sinistra sono state colonizzate da forze clericali assolutamente sovrarappresentate rispetto al sentire comune di buona parte del Paese, così solo un’adeguata trasversalità laica potrà permetterci di sbloccare la situazione. Annamaria Bernardini de Pace lo dice così chiaramente e ripetutamente da costruire una sorta di spartiacque inedito fra chi vuole continuare a perdere le battaglie della modernità liberale e chi invece vuole avviare una vera nuova stagione di democrazia europea. Chi vuole restare o entrare nel solco della normalità internazionale deve escludere con nettezza confusioni fra morale religiosa, quale che sia, e autonomia dello stato nel regolare i fenomeni sociali e i cambiamenti del costume. È ovunque, nel mondo civile, patrimonio sia della destra che della sinistra l’applicazione integrale delle libertà fondamentali e dei diritti dell’individuo e del cittadino. Avete invece letto che in Italia non è così per chi ha un orientamento sessuale diverso dalla maggioranza. È ingiusto, è illegittimo, è umanamente feroce. Brutto segnale, anche per le altre minoranze e le altre questioni eticamente sensibili. L’uguaglianza o è per tutti o non è. Certo, col tempo si può sperare che ancora una volta ci salvi l’Europa, di cui per fortuna facciamo parte, e che dovrà prima o poi sanare anche giuridicamente l’anomalia italiana, sulla base dei tanti modi in cui si è risolto altrove il problema. Oppure, cinicamente, si può attendere che escano definitivamente di scena una classe dirigente e un elettorato ancora egemonizzati da chi è stato educato sotto il fascismo, negli oratori e nelle scuole cattoliche meno aperte. Ovunque, insomma, non sono stati letti e non vengono studiati libri di fisiologia, sessuologia, psicanalisi e antropologia culturale. E dunque gli omosessuali vengono condannati al pari delle persone sterili, di chi controlla le nascite, dei divorziati, dei risposati, delle donne costrette ad abortire, degli onanisti. Ma c’è chi ricorda che possono essere anche perdonati. Certo, solo però se si autoinfliggono la tragedia psicofisica della rinuncia alla ricerca del piacere e dell’amore!

Questo bel libro, però, non si limita alla denuncia di un’ingiustizia grave che fa soffrire milioni di persone. Ogni eterosessuale ha infatti amici o parenti o colleghi omosessuali, anche se non sempre lo sa. Non è solo una sferzata per impedirci di cadere in un lungo torpore fatto di rassegnazione e deresponsabilizzazione. Ci conferma che ottime ed equilibrate soluzioni sarebbero a portata di mano per tutti anche qui da noi. Lo si può pure considerare come un completissimo manuale di legittima difesa privata per chi, nonostante tutto, non rinuncia ad amarsi nel rispetto delle più elementari garanzie reciproche anche in Italia. Ci si può riuscire, come avete letto, con l’aiuto di un buon avvocato o di un buon notaio, spigolando fra codici e sentenze. Ma non senza limiti, controindicazioni ed effetti collaterali, di cui l’autrice, cui va tutto il mio affetto e il mio ringraziamento per quel che fa e come lo fa, è pienamente cosciente, tanto da essere la prima a indicarli. Si tratta infatti di rimedi che sistemano solo aspetti economici e patrimoniali. Dunque, aggiungo io, si tratta di rimedi classisti che ribadiscono un’antica ulteriore discriminazione a danno di chi non è ricco, famoso e potente. Ma soprattutto si tratta di un approccio che rischia, ma non vuole diventare un alibi a non legiferare per trovare, per tutti, soluzioni alla luce del sole. Le soluzioni privatistiche non devono mai essere, in democrazia, la scorciatoia per negare dignità sociale e riconoscimento pubblico a chi non ha nulla da togliere e molto da dare alla comunità. Omosessuali, donne, giovani sono le categorie sociali che hanno innervato di linfa vitale le nuove primavere di tanti paesi all’avanguardia, come la Spagna. Cioè proprio le stesse categorie tenute ai margini da un’Italia non a caso in declino. Non dimentichiamolo mai.

“Diritti diversi”, A.M. Bernardini de Pace, 2009 RCS Libri SpA / Bompiani

Alessandro Cecchi Paone
Giornalista, direttore del canale culturale Marcopolo

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