Il valore delle passioni

Furio Honsell

Bisogna dare agli studenti gli strumenti per compiere una scelta consona alle loro vocazioni. Da qui le azioni di orientamento rivolte ai ragazzi che ancora devono entrare all’università. Non si tratta affatto di fare propaganda per questa o quella facoltà o per un ateneo o l’altro, ma piuttosto di aiutare i giovani a comprendere meglio le proprie potenzialità

La popolazione degli studenti universitari italiani è cresciuta considerevolmente negli ultimi decenni e soprattutto in seguito alla riforma del cosiddetto 3+2, all’inizio degli anni Duemila. Ammonta ad oggi a quasi 1,9 milioni. La percentuale dei giovani in Italia che si iscrivono alla laurea supera il 40%. “Siamo ancora lontani dai parametri di Lisbona” diranno i paladini degli indicatori di innovazione. Ma non vi è dubbio che l’università italiana sia investita di problematiche assolutamente nuove: non è più una questione di élite, ma siamo ormai di fronte ad un fenomeno di massa. Un Ateneo di medie dimensioni, durante un qualsiasi giorno di lezione, ricorda sempre più la stazione ferroviaria di una grande città piuttosto che l’antica accademia! Se da un lato è innegabile che viviamo un’epoca di grandi possibilità, di crescente benessere materiale e rapido progresso tecnologico, non credo che sul piano psicologico, emotivo, insomma spirituale, la nostra società contemporanea sia tenera nei confronti dei propri giovani. Credo non sia facile essere giovani oggi. Il sovraccarico di informazioni alla fine conduce al disorientamento. L’era che viviamo è sì l’era della conoscenza e del miglioramento continuo, ma è anche l’era della globalizzazione permanente, della competitività, ovvero della competizione estrema.

La percezione del futuro globale è poi poco incoraggiante. Gli squilibri economico sociali e ambientali attuali sono sempre più inquietanti. Il futuro sarà comunque all’insegna di cambiamenti e mobilità che troppo spesso vengono dipinti come drammatici.La percezione del proprio futuro individuale da parte dei nostri giovani, poi, è quella di anni di precariato e incertezze. La preoccupazione tra i giovani di riuscire a trovare un lavoro, seppur precario, è palpabile. Le motivazioni che possono dare luogo a situazioni di disagio giovanile sono dunque innumerevoli. Cosa fa e cosa può fare l’Università come sistema, per aiutare i giovani ad essere spiritualmente più forti e positivi, in un’epoca che si può definire in molti modi, anche entusiasmanti, ma certamente non, purtroppo, come un nuovo Umanesimo? I principi in base ai quali operare sono a mio avviso chiarissimi. Ma le risorse di cui dispone l’università per raggiungere tali obiettivi non sono sempre adeguate, come forse non lo è nemmeno l’attenzione. Non vi è dubbio che ci sia moltissimo ancora da fare, da potenziare, comunque da perfezionare. L’università del terzo millennio non deve solo trasmettere conoscenza in un contesto di lezione cattedratica. Deve soprattutto offrire esperienze interattive che portino all’apprendimento in una logica di incremento dei servizi, e non solo di incremento delle informazioni e dell’offerta didattica e di ricerca. Questi servizi devono poi essere sempre più individualizzati, soprattutto in quest’epoca dove i numeri porterebbero invece alla massificazione e all’omologazione. Ogni studente è una storia a sé e per l’università, proprio come nella parabola della pecorella smarrita, deve essere considerato altrettanto importante dell’intero gregge.

Quali sono le azioni più importanti dunque per ridurre il cosiddetto disagio giovanile? Quelle conseguenti alla rivoluzione copernicana del 3+2, che pongono al centro lo studente e non la disciplina, o, peggio ancora, il docente. Descriverò adesso come abbiamo operato all’Università di Udine. Vi sono in primo luogo tutte le azioni atte a prevenire il disagio. In primo luogo bisogna dare agli studenti gli strumenti per compiere una scelta universitaria consona alle loro aspettative e vocazioni. Qui rientrano tutte le azioni di orientamento in collaborazione, anche con le scuole secondarie, rivolte agli studenti che ancora devono entrare all’università. E sono soprattutto quelli del penultimo e ultimo anno. Non si tratta affatto di fare propaganda per questa o quella facoltà o università, ma piuttosto di aiutare ogni giovane a comprendere meglio le proprie passioni e le proprie potenzialità. L’università di Udine punta soprattutto sul problem solving per l’orientamento. Ovvero proponendo problematiche e problemi specifici ai giovani aiuta loro a mettere a fuoco i principi, cosiddetti epistemici, di ogni disciplina facendo loro toccare con mano le sfide che ogni scelta disciplinare comporterebbe. È evidente che quanto più consapevolmente lo studente sceglie il proprio percorso universitario, quanto più questo è coerente con le sue vocazioni, tanto più facilmente e creativamente compirà il suo percorso universitario. Nei tempi previsti e senza incertezze. Vengono così ridotti al minimo quei momenti anche drammatici dove gli studenti abbandonano un determinato percorso universitario oppure incominciano a rallentare il ritmo dei propri studi e allungano i loro tempi.

A Udine offriamo saloni dello studente dove i giovani possono incontrare gli studenti anziani e numerosi eventi di divulgazione scientifica per presentare hands on le attività di ricerca. L’attività di orientamento però non deve essere limitata alla fase di ingresso, ma deve perdurare durante tutto il corso di studi ed essere particolarmente intensa in uscita. L’orientamento in itinere, il cosiddetto tutorato, aiuta e consiglia lo studente nelle numerose scelte che i diversi percorsi di studio presentano. È inevitabile che di fronte alla crescente specializzazione i momenti di scelta si moltiplichino lungo i percorsi. L’università di Udine offre materiali sempre più chiari e multimediali per prendere consapevolmente queste decisioni. Offre di nuovo l’assistenza di studenti anziani, oltre che dei docenti o tutor che agiscono come veri e propri mentori. La facoltà di Medicina è particolarmente attiva al riguardo. Ma l’esperienza universitaria di uno studente non deve assolutamente fermarsi ai momenti tradizionali di apprendimento accademico. L’università di Udine ha sempre promosso l’associazionismo studentesco negli ambiti più diversi e originali. Crediamo infatti, che il rapporto con i propri colleghi studenti sia molto formativo. E poi bisogna anche svolgere attività sportive, sia del corpo che della mente, assistere e partecipare a arti performative quali la musica e il teatro, affrontare insieme la responsabilità verso il resto dell’umanità attraverso iniziative di volontariato. Qui l’università di Udine e l’Ente per il Diritto allo studio hanno sempre stimolato e finanziato progetti proposti dai giovani.

Vi è infine l’orientamento in uscita o job placement, che si realizza soprattutto prevedendo attività di tirocinio presso enti o aziende già come parte del proprio curriculum accademico, ma anche offrendo nel post laurea un’ampia gamma di opportunità di stage sia in Italia che all’estero. Non si deve, anche in questo caso, abbandonare gli studenti laureati a se stessi e alle aziende, ma bisogna condividere progetti formativi con i tutor aziendali. Non ultime, vanno promosse associazioni di laureati che aiutino nelle attività di life-long learning e a condividere esperienze lavorative. Ma se, malgrado tutto, il disagio sopravviene? Il cambiamento e la solitudine, soprattutto per chi non vive in famiglia, possono portare allo sconforto o all’imitazione di comportamenti perdenti. Numerose sono le insidie. Queste sono troppo spesso sottovalutate e non riconosciute, e quindi non combattute. Vi è la depressione, l’abuso di alcol che può portare all’alcolismo, il tabagismo, l’uso di droghe. L’università di Udine ha a disposizione un presidio psicologico e un sistema di assistenza medica, ma ancora di più credo si debba fare in questo senso. Come ho detto, è forte il rischio di sottovalutare questo rischio.
Speciale attenzione meritano gli studenti lavoratori. Sono molto più numerosi di quanto si creda. Hanno problematiche e rischi tutte proprie. E meritano pertanto di attenzione speciale.

Vorrei concludere con una considerazione che poi altro non è che un appello.
L’università del XXI secolo, e tra queste pongo con convinzione l’università di Udine, ha predisposto numerosissime iniziative e strumenti per prevenire e per curare il disagio studentesco. Iniziative attente e rispettose dell’individualità di ogni singolo studente, mirate ad assisterlo in ogni fase della sua vita universitaria. Ma come spingere gli studenti spesso pendolari, spesso lavoratori part-time, spesso semplicemente in difficoltà a farne uso? Come raggiungerli? Forse molto si può ancora fare in questo senso da parte nostra. Ma molto, moltissimo possono fare gli studenti stessi se comprendono che l’università pubblica non è più una torre di avorio, ma vuole essere un servizio a loro disposizione non solo per il loro futuro, ma anche per il loro presente.

Fatevi avanti dunque!

Furio Honsell
Professore ordinario
Magnifico Rettore Università di Udine

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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