La corsa all’oro liquido

Essere è stendersi, espandersi, diventare liquido, tornare all’acqua primitiva, all’oceano materno. Octavio Paz (scrittore messicano). La lotta per il controllo delle risorse strategiche, in particolare l’acqua potabile, è già iniziata e nel prossimo decennio l’America Latina sarà protagonista nel commercio di questo bene, prezioso e insostituibile

Ogni vent’anni raddoppia la domanda del liquido prezioso in tutto il pianeta. Nel lontano 1950 la disponibilità pro capite di questa risorsa ammontava a più di 17.000 metri cubi, a fine degli anni novanta era soltanto di 7.000. Oggi tantissimi Stati (più di trenta al mondo) hanno carenza di acqua, la quale, a differenza dell’oro nero, non può essere sostituita da altre risorse. Alcuni studiosi segnalano che chi ne possederà il controllo avrà l’egemonia sull’economia universale e la vita del nostro pianeta. Sotto la superficie di Brasile, Paraguay, Uruguay e Argentina si trova la famosa falda acquifera di Guaranì, la terza riserva di acqua potabile del mondo. E che dire del bacino del Rio delle Amazzoni, che attraversa Venezuela, Brasile, Perù, Ecuador e Colombia, Paese quest’ultimo in cui in alcune zone rurali ancora si subisce l’assenza di acqua potabile almeno 1 giorno alla settimana.

In America Latina e nei Caraibi, la cui popolazione sfiora i 500 milioni, il 5,2% degli abitanti che risiedono nelle zone urbane non gode del servizio di acqua potabile. Nelle stesse condizioni si trova l’11,5% della popolazione che risiede nelle zone rurali, situazione paradossale data la vicinanza e la ricchezza di fonti idrografiche che per millenni hanno condizionato la vita di tantissime e variegate culture. La situazione sembra oggi essere meno critica se consideriamo che nel 1960 il 67% dell’intera popolazione latinoamericana non disponeva del servizio di acqua potabile né di rete fognaria. Attualmente il panorama acquifero di parte del Sud e Centro America rappresenta un’importante opportunità per tanti Governi. Questi da un lato cercano di privatizzare le aziende che distribuiscono l’acqua alla popolazione urbana e rurale e da un altro versante corrono il rischio di invasione da parte di colossi del Nord America, che soffrirà seri problemi di disponibilità nei prossimi vent’anni. Il primo punto di vista risulta ampiamente evidenziato in Paesi come la Colombia, specificamente su alcune città e anche piccoli paesi situati lungo la Costa Nord Ovest che da molti anni subiscono lo sfruttamento dell’acqua, nelle mani di società private europee.

Nell’ultimo decennio, i lavori di smaltimento delle acque reflue così come la distribuzione hanno significato investimenti per centinaia di migliaia di dollari a carico dello Stato, dando come risultato lavori che hanno sì riqualificato la vita di piccoli municipi ma non sono in grado di garantirne la sicurezza. I governi provinciali affermano che gli interventi garantiranno una corretta ed efficiente gestione della risorsa, ma a quale prezzo? Un prezzo molto caro da pagare se consideriamo che questa regione, bagnata dall’Oceano Atlantico lungo un tratto di 1600 km, è una delle principali zone acquifere della Colombia, attraversata da tantissimi fiumi che ogni anno durante la stagione delle piogge provocano gravissime inondazioni che causano malattie tropicali all’apparato gastrointestinale. I colombiani del Nord continuano a domandarsi dove vada a finire tutto quel liquido prezioso e perché finora non siano stati costruiti degli efficaci sistemi di bonifica e risanamento ambientale per fronteggiare i fenomeni di madre natura. Ogni anno cresce la percentuale di latinoamericani che possono usufruire del servizio di acqua potabile ma senza programmi a lungo termine che garantiscano una vera ottimizzazione della risorsa.

Il CASO DELLA FALDA ACQUIFERA GUARANì
Il secondo aspetto riguarda la lotta diretta per il controllo delle zone acquifere da una prospettiva di tipo interventista. Un esempio molto chiaro riguarda il caso della regione al confine fra Brasile, Paraguay, Uruguay e Argentina, che ospita i bacini dei fiumi Paranà, Uruguay e Paraguay. Quest’area si estende lungo una superficie di 1.194.000 km quadrati, di cui 839.000 appartengono al Brasile, 226.000 all’Argentina, 71.000 al Paraguay e 59.000 all’Uruguay. Questo fondamentale territorio oggi risulta invaso da presenza militare nord americana, una presenza giustificata dal fattore “sicurezza”. Lì sarebbero state avvistate dal Governo statunitense delle cellule terroristiche internazionali che giustificherebbero la presenza di una base militare nella Provincia di Misiones (Argentina), che il Governo argentino rifiuta ferocemente. La situazione degli Stati Uniti a livello di risorse idrografiche risulta critica. Il 40% dei fiumi e dei laghi sono contaminati, così come le falde acquifere e la metà della popolazione dipende dell’acqua sotterranea. Oggi gli Stati Uniti hanno un deficit di 13.600 metri cubi annuali. Dal caso “Guarani” possiamo intuire che la lotta per il controllo delle risorse strategiche, in particolare l’acqua potabile, è già iniziata e che nel prossimo decennio l’America Latina sarà protagonista nel commercio di questo bene, prezioso e insostituibile.
Lina Scarpati

Università degli Studi di Bologna
Cittadina Colombiana laureata in Scienza della Comunicazione e Giornalismo con master in Analisi e Ricerca di Mercato

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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