USA – Corea del Nord: tre decenni di negoziati falliti

La Corea del Nord diede inizio al proprio programma di sviluppo nucleare già negli anni Cinquanta del secolo scorso, in piena guerra fredda, grazie all’aiuto dell’alleato sovietico. Se inizialmente accettò di aderire al Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) e all’Agenzia per l’Energia atomica, enti internazionali preposti al controllo degli arsenali e degli utilizzi del nucleare da parte degli Stati firmatari, nel 1993 Pyongyang chiuse le porte alle ispezioni e si ritirò da entrambi gli organismi. Da allora, gli Stati Uniti, con l’appoggio delle Nazioni Unite e dei Paesi confinanti con la Corea del Nord, hanno cercato di prendere in mano le redini della situazione, nel tentativo di convincere i leader coreani a collaborare e a bloccare un progetto di sviluppo del nucleare che potrebbe avere conseguenze catastrofiche sull’intero pianeta, trascinando l’umanità in una terribile, e oggi sempre più vicina, terza guerra mondiale.

corea del nord missile

25 anni di negoziati e provocazioni: l’analisi del CSIS

Recentemente il CSIS (Center for Strategic and International Studies) ha presentato un dettagliato studio sui negoziati tra Stati Uniti e Corea del Nord che si sono susseguiti negli ultimi venticinque anni e sulle provocazioni che Pyongyang ha messo in atto in risposta ad essi. Pubblicato sul sito Beyond Parallel, che si occupa di fare chiarezza sull’ipotesi di una riunificazione delle due Coree, il rapporto, si legge, “esamina la storia delle trattative tra Corea e USA e cerca di determinare se ci siano tendenze che possano chiarire quanto la diplomazia sia efficace nell’influenzare il comportamento della Corea”. I risultati mostrano come sembri effettivamente esistere una relazione diretta tra i periodi di negoziati e la diminuzione delle provocazioni (intendendo con ciò azioni intimidatorie di tipo militare) da parte del regime dei Kim.

kim jong un statua corea del nord

Gli anni Novanta sono stati caratterizzati da un’alta frequenza dei negoziati, portati avanti inizialmente da George HW Bush e, in seguito, da Bill Clinton. All’ordine del giorno vi era l’intenzione dell’allora leader Kim Il Sung di uscire dal TNP e il suo rifiuto di garantire agli ispettori internazionali l’accesso ai propri siti nucleari. I diversi round di trattative portarono alla firma del 1994 Agreed Framework, con cui Pyongyang accettò di smantellare i propri reattori in cambio dell’aiuto statunitense nell’approvvigionamento di energia alternativa. Il compromesso parve reggere diversi anni, fino a quando, all’inizio del nuovo secolo, venne alla luce il programma nucleare che il nuovo dittatore coreano Kim Jong Il stava perseguendo clandestinamente.

Dal 2001 e per il decennio successivo, si tennero numerosi incontri tra le maggiori potenze, nella forma dei “six-party talks”, a cui presero parte gli Stati Uniti, le due Coree, Russia, Giappone e Cina, e che portarono a un accordo di denuclearizzazione, datato 19 settembre 2005. Kim Jong Il accolse le richieste delle altre nazioni e si impegnò a porre fine alla progettazione e allo sviluppo di armi nucleari e a rientrare nel Trattato di Non Proliferazione. Gli studi dimostrano come il picco delle provocazioni, in questi primi dieci anni del ventunesimo secolo, corrisponda con l’interruzione dei negoziati avvenuta poco dopo la firma dell’accordo, nella prima metà del 2006. Da lì in avanti, il numero degli atti intimidatori inizierà a salire, portando innanzitutto al fallimento del nuovo patto a sei. Con l’elezione di Barack Obama alla presidenza statunitense, i contatti e gli incontri ufficiali diminuiranno drasticamente (solo cinque dal 2009 a oggi, nessuno dei quali durante l’amministrazione Trump).

corea del nord bandiere esercito

In questi ultimi otto anni, il programma nucleare nordcoreano ha subito un’evidente accelerazione. I lanci di missili balistici si sono moltiplicati e i test nucleari portati a termine sono stati ben cinque – alcuni con gravi conseguenze, come il terremoto di magnitudo 6.3 provocato dal più recente. La politica perseguita da Obama durante i suoi due mandati è stata quella della cosiddetta “pazienza strategica”, in base alla quale gli Stati Uniti si sono dichiarati non disponibili a riprendere i negoziati fino al momento in cui la Corea non dimostrerà di voler seriamente procedere alla denuclearizzazione. Una strategia che, con tutta evidenza, non ha portato ad alcuno dei risultati sperati.

L’ombra della terza guerra mondiale: cosa aspettarsi da Kim Jong Un?

Tre decenni di negoziati non hanno portato alla neutralizzazione della minaccia costituita dal regime dittatoriale dei Kim e, anzi, i toni sono oggi quanto più infuocati e bellicosi. Il più recente tentativo di costringere la Corea del Nord ad abbassare, letteralmente, le armi, è costituito da una nuova serie di sanzioni internazionali adottate all’unanimità dai membri dell’ONU. Descritte da Nikki Haley, rappresentante permanente statunitense alle Nazioni Unite, come le più severe mai applicate dall’inizio del millennio, esse hanno lo scopo principale di mettere Pyongyang in ginocchio, bandendo i principali prodotti provenienti dalla sua economia. Sono in molti, tuttavia, a ritenere che, sebbene il peso di tali contromisure si farà sicuramente sentire, queste non avranno rilevanti conseguenze sulla vita del regime. La Corea del Nord è stata per decenni sottoposta a ogni tipo di sanzione e ha sempre trovato il modo di sopravvivere e di autoalimentarsi. Lo stesso Kim Jong Un ha recentemente dichiarato che intende portare a compimento il programma nucleare in breve tempo, a prescindere dalle misure imposte dalla comunità internazionale.

corea del nord parata vittoria

La minaccia proveniente dalla Corea del Nord è oggi sempre più grave e ha raggiunto livelli “critici e inediti”, nelle parole del ministro della difesa giapponese. Niente pare poter scalfire o rallentare le ambizioni e i progetti dell’imperterrito dittatore. Ma, senza un effettivo ed efficace miglioramento del dialogo diplomatico tra Pyongyang e la comunità internazionale, lo spettro di una terza, e ancor più spaventosa, guerra mondiale continuerà ad aleggiare sulla la penisola coreana.

Alessia Biondi

Nata a Parma nel 1994 e residente a Vicenza, attualmente studio Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani all’Università di Padova e collaboro con SocialNews come parte di un progetto inerente al mio programma di studi. Da sempre appassionata di scrittura, lingue e viaggi ho tenuto per diversi anni un mio blog personale su questi temi. Mi interesso di diritti umani, storia e attualità e coltivo una grande passione per l’Estremo Oriente e le sue culture. 

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