Moda, star system e bambine virtuali

Le Winx sono icone dell´iperfemminilità venerate da bambine dell´asilo che ne ammirano i capelli fluenti, le bocche carnose, la vita strettissima e i fianchi ampi da giovani dee della fecondità.

Le Winx non sono personaggi di una fiaba: sono un prodotto. Vivono, è vero, nei cartoni animati, su un sito (dove dispensano consigli su come si usa la cipria e si stende il fondotinta), su una rivista, al cinema e a teatro: ma la loro forza è altrove. Ovvero, nelle confezioni degli happy meals e degli ovetti di cioccolato da cui spuntano, le lunghe gambe al vento, in forma di action figures. E poi nei videogame, nelle scarpe, felpe, zaini, tostapane, sveglie, asciugacapelli. Persino – come si conviene alle celebrities – sui calendari. Le Winx sono una parola, e la parola è fashion. Non si chiama forse Fashion Book uno degli innumerevoli libri che insegnano alle piccole donne dai cinque ai dodici anni l´ecologia, l´inglese e il segreto per essere sempre alla moda? Non vengono definiti fashion i siti e i concorsi che si riferiscono alle fatine e gli articoli che si associano al marchio, inclusa la borsa rosa per il bowling che la bambina accorta deve chiedere a Babbo Natale? Dunque, se ogni eroina raccoglie lo spirito del tempo (e contribuisce a rafforzarlo), le Winx hanno svolto il proprio ruolo con energia maggiore delle compite e solidali sorelle March di Piccole donne, della candida Heidi di Johanna Spyri e persino della sventatissima Barbie che andava a tutte le feste, conosceva almeno dieci modi per annodare un foulard e gestiva meravigliosamente la propria casa. Alle Winx una casa non serve: basta il look. Perché lo straordinario successo di Bloom, Flora, Stella, Aisha, Tecna e Musa si deve, a dispetto di ogni dichiarazione, al loro aspetto. Quella che le sei creature magiche esportano, infatti, è una certa idea del femminile seduttivo e modaiolo che si assocerebbe all´Italia, terra di donne belle e sorridenti. Italian style con un vago accenno al Giappone, questa la formula: valida per il look, appunto, ma non per la scelta indiscriminata del pubblico, perché i target di manga e anime sono rigidamente differenziati. I bambini giapponesi intorno ai cinque anni guardano Hamtaro (incluso l´episodio dove si raccontava l´omosessualità fra criceti che in Italia è stato censurato) mentre le eroine maggiorate sono riservate ai fratelli e sorelle maggiori.

Le Winx sono invece icone dell´iperfemminilità venerate da bambine dell´asilo che ne ammirano i capelli fluenti, le bocche carnose, la vita strettissima e i fianchi ampi da giovani dee della fecondità. Su tutto, il soffio dello Zeitgeist: autoreggenti, french manicure, cellulare rosa, tutto quello che le rende amate per come sono, non per cosa fanno. Anche perché le loro avventure si limitano a rimescolare elementi preesistenti: la scuola di magia viene da Harry Potter, la sorellanza munita di superpoteri da Sailor Moon (e corre quanto meno parallela a quella delle disneyane Witch). Non è per raccontare una storia che le fatine sono state create, modellandole sulle dive del momento (Britney Spears, Cameron Diaz, Jennifer Lopez, Beyoncé, Pink). È per conquistare l´appetibilissimo mercato delle bambine, fornendo loro la stessa immagine del femminile della televisione adulta. C´è una frase che riassume bene la filosofia delle sexy-fatine. La pronuncia Stella nel film Il segreto del regno perduto: il credo di Spider-Man, «a un grande potere corrisponde una grande responsabilità», viene ribaltato sostituendo «responsabilità» con «popolarità». Il motto di Pippi Calzelunghe, per intenderci, era: «Chi è forte deve essere buono».

Per gentile concessione de La Repubblica

Loredana Lipperini
Scrittrice, giornalista, conduttrice radiofonica di Fahrenheit RadioRai3

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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